«Spacciati a chi? Questo Chievo alla fine si salverà»
●Il tecnico: «Contro la Spal la prima vittoria da dedicare al presidente, che finisce la squalifica»
VOGLIO UNA SQUADRA CAMALEONTICA E AGGRESSIVA
Novembre 2008: Mimmo Di Carlo prende il Chievo ultimo a 6 punti, subentrando all’esonerato Iachini, e lo salva con 38. Novembre 2018: Di Carlo torna per la terza volta in gialloblù, trova il Chievo a 0 punti (con 3 di penalizzazione per le plusvalenze) e parte con 3 pari in 3 match, fermando Napoli e Lazio. «La classifica oggi è peggiore, però 10 anni fa la vedevo molto più nera – racconta -. Io adesso conosco bene l’ambiente e so che tasti toccare. La prima volta che sono stato qui c’era da lavorare anche su altri aspetti e ci volle molto tempo perché la squadra iniziasse a seguirmi, stavolta abbiamo ritrovato in fretta la giusta mentalità». Di Carlo parla con lo slancio e la persuasione di chi crede nei miracoli. «Sono straconvinto che ce la faremo. La salvezza è il mio unico pensiero. Ogni mattina mi sveglio carico e felice e mia moglie Anna Maria ha ricominciato a farmi i dolci: non ne poteva più di avermi sempre in casa...».
Che cosa le dà tanta sicurezza?
«Ho sempre pensato che i risultati non esprimessero il valore della rosa: questa squadra non merita di essere ultima in classifica. La chiamata di Campedelli per me è stata un’opportunità per tornare in Serie A e a casa mia. Il treno è ripassato e io non ho esitato un istante. Sono convinto di poter ricreare un’emozione qui, dove ne ho vissute tante: il Chievo deve tornare quello di una volta. A Campedelli ho detto: vi porto orgoglio, motivazione e passioni. Il presidente è al centro di tutto, con Pellissier incarna i valori del club. Qui si fa la Serie A da 17 anni, ma per poter allenare bisogna essere dentro al Chievo: una società unica per dinamiche».
PELLISSIER VECCHIO? HA VOGLIA DI RESTARE PROTAGONISTA
MIMMO DI CARLO TECNICO DEL CHIEVO
A proposito di Pellissier, gol alla Lazio e assist contro il Parma: ma non era da rottamare?
«Qui ci sono giocatori che hanno fatto storia, ma io non regalo niente a nessuno. A Pellissier e agli altri “vecchi”, Sorrentino e Cesar, ho detto: ‘Vi concederò un minuto, mezzora o una partita intera in base a ciò che mi farete vedere in allenamento’. Sergio ha giocato perché ha dimostrato di voler essere protagonista: da lui, come dagli altri, mi aspetto l’esempio. Il Chievo ha bisogno di uomini così: ha segnato 110 gol in A, si sta allenando benissimo, perché avrei dovuto rinunciarci?».
Tre punti in 12 partite e con due allenatori diversi, con lei tre in tre. Come ha fatto a incidere in così poco tempo?
«Il primo obiettivo era far uscire il Chievo dalla negatività, così mi sono concentrato sulla testa: i ragazzi dovevano ritrovare fiducia. Ora possiamo lavorare anche sul gioco. Ho trovato disponibilità e un gruppo straordinario, adesso c’è la consapevolezza che il Chievo c’è e lotta. Mi è piaciuto lo spirito di sofferenza a Parma quando siamo rimasti in dieci. Però se non siamo riusciti ancora a vincere significa che dobbiamo essere più convinti e più cattivi. Oggi finisce la squalifica di Campedelli: vorremmo fargli un regalo. Una vittoria ti dà consapevolezza, ma non deve essere un’ossessione. Tra l’altro la Spal gioca a memoria e ha un ottimo allenatore».
Dopo tre stagioni di assenza come ha ritrovato il campionato di Serie A?
«Si segna di più, c’è un calcio più europeo. Però se sei ultimo puoi pareggiare con il Napoli, come è successo a noi, perché la qualità media si è alzata».
In che cosa è diverso il suo Chievo?
«Ho cercato di mettere più peso in avanti con due punte più un trequartista, volevo far capire ai giocatori che abbiamo attaccanti forti, e nel frattempo ho provato a dare certezze in difesa. Dobbiamo avere la testa libera: se pensi un attimo di più prendi gol. Voglio una squadra più alta, aggressiva e camaleontica: non possiamo giocare solo in un unico modo, dobbiamo metterci la fantasia perché nella nostra situazione bisogna dare qualcosa in più. Si può sbagliare un gol, ma per un appoggio errato m’imbestialisco: noi non ci possiamo permettere nessuno al di sotto della sufficienza».