La Gazzetta dello Sport

VINCERE SULLA SASLONG: VI SPIEGO COME

Oggi la discesa in Val Gardena

- Di KRISTIAN GHEDINA ex discesista azzurro

Questa della Val Gardena per me è la pista di casa, mi sono sempre trovato bene. Ho capito subito come dovevo interpreta­rla e sapere che si gareggiava qui mi ha sempre dato una grande carica, sono sempre stato a mio agio in ogni momento. Ho vinto nel 1996, nel 1998, nel 1999 e nel 2001, quella che, purtroppo, è rimasta l’ultima volta per un italiano in discesa sulla Saslong.

Appena arrivato qui, nell’hotel che ospita gli azzurri, ho incrociato Dominik Paris, uno che secondo me avrebbe tutti i numeri per vincere. Mi ha chiesto: «Ghedo, tu che ci sei riuscito, mi spieghi un po’ come si fa a vincere qui?». E io gli ho dato l’unico consiglio fondamenta­le sulla Saslong: «Devi mollare gli sci dall’inizio alla fine, pensare soltanto a fare velocità. Il resto non importa». Lui mi ha sorriso e mi ha detto sempliceme­nte: «E’ vero».

Perché qui funziona davvero così, non ci sono curve secche dove puoi sperare che qualche avversario sbagli. E’ stato bravissimo Christof Innerhofer in superG, non sarà così semplice per lui in discesa, perché è più abituato a usare gli spigoli e su questa pista, su questa neve così secca e aggressiva, non aiuta, perché finisce per frenarti. Però Inner è stato lo stesso bravissimo su una pista di certo non adatta a lui, che invece si esalta nel ripido e sul ghiaccio. Invece stavolta è stato un grande, non ha sbagliato nulla.

Come sempre per vincere sulla Saslong devi essere dolce, morbido, non devi pensare a usare gli spigoli. Devi essere bravo nei salti che, bene o male, sono gli stessi di quando scendevo io, devi saper interpreta­re bene la esse iniziale, soprattutt­o la curva a sinistra. E poi devi saper capire bene i dossi del Ciaslat. Mi è capitato qualche volta di non azzeccarli, anche se poi i risultati non sono stati male. Qualche volta devi essere bravo e fortunato: pensi di darti lo slancio giusto, ma se sei corto rimbalzi ed è finita, perdi il ritmo e la velocità.

I norvegesi negli ultimi anni hanno sempre fatto festa sulla Saslong, ma bisogna riconoscer­e che sono forti in tutte le condizioni. Forse il loro segreto è di dedicarsi, durante la preparazio­ne, anche ad altri sport come il telemark, lo snowboard, i salti. Acquisisco­no una sensibilit­à sugli sci che è ancora più importante su pendenze come questa. Ma dopo questo podio di Inner vedo una squadra carica, chissà che non sia la volta buona.

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