La Gazzetta dello Sport

Il futuro del club si gioca a Pangbourne Ma nella sede solo una donna misteriosa

- Stefano Boldrini INVIATO A PANGBOURNE (ING)

Non male come sede di un ufficio: Pangbourne, villaggio a 10 chilometri di distanza da Reading, nel Berkshire, è un bel posto. Alberi, parco, il piccolo fiume Pang che attraversa il paese prima di unirsi al Tamigi, tremilacin­quecento abitanti, scuole, negozi e persino la piccola stazione dei treni. Ha una storia millenaria: durante i lavori della costruzion­e della ferrovia, nel diciannove­simo secolo, fu scoperto un cimitero romano. Negli ultimi anni, è diventato un centro per auto sportive come Lamborghin­i Pangbourne e Aston Martin Reading: si sono unite alla concession­aria Bentley Berkshire come parte del gruppo HR Owen. C’è tutto per vivere bene: aria pulita, tranquilli­tà, benessere. Anche l’offerta culturale è di discreto livello: oggi è in programma la fiera di antiquario e collezioni­smo. La squadra di calcio, il Pangbourne Barbarians FC, partecipa alla Sunday League: un allenament­o settimanal­e e, come recita il sito web ufficiale del paese «si cercano nuovi giocatori». Horseshoe Park si prende girando a sinistra quando provieni da Reading. È una via con edifici a un piano e una sfilza di uffici. Per arrivare al numero 20, devi percorrerl­a fino in fondo e poi svoltare a destra. Il portone degli interni 20 a, b, c e d è sormontato dall’insegna di una catena di ristorazio­ne italiana: Prezzo. Il cartellone è collocato sul tetto. A destra, un’altra sigla: Clear. E poi un’altra ancora: Pacer.

UFFICIO DESERTO Della Global Futures, la compagnia che sta occupandos­i del Palermo e di cui era stato comunicato un indirizzo di Londra al quale corrispond­eva però solo un fermo posta, non c’è traccia. Bisogna aprire il portone bianco e, a destra, appare un cartello: Global Futures Sports, First Floor. Primo piano. La targa sa di nuovo. Molto nuovo. Sali le scale e, a sinistra, ecco una porta con la vetrata nella parte centrale. È l’ufficio della Global Futures, ma è deserto. Sbirciando verso l’interno, s’intravede una moquette grigia, sormontata in parte da un altro pezzo di moquette, color rosa. A un angolo, ancora avvolto nel cellophane, il bastone portante di una tenda. Bussiamo. Nessuno risponde. Riproviamo: silenzio.

LA DONNA MISTERIOSA Dal bagno, nel corridoio, spunta un uomo di una trentina d’anni. Capelli neri, pelle scura, sembra indiano o cingalese. Domanda premuroso: «Cerca qualcuno?». Rispondiam­o che stiamo provando a contattare qualcuno della Global Futures. «Global Futures? Global Futures?» ripete perplesso. «Sì, Global Futures. Guardi laggiù» e indichiamo in fondo alle scale, dove appare l’insegna della compagnia inglese. «Ah forse ho capito — dice l’uomo allargando il sorriso — Credo che abbiano messo quella targa la scorsa settimana. Qui però non si è mai visto nessuno, tranne una donna, un paio di volte». Chiediamo: si è trattenuta a lungo? «Guardi, non sto a ficcanasar­e quello che accade negli altri uffici, ma qui lo spazio è piccolo. L’ho vista arrivare e andare via in tempi rapidi. A parte queste due visite, qui c’è sempre il deserto».

PLATT L’unico che potrebbe a questo punto darci una spiegazion­e sul perenne mistero che avvolge la Global Futures è David Platt, l’ex giocatore di Bari, Juventus e Sampdoria apparso a Palermo il giorno della conferenza stampa del gruppo inglese e congedato subito dopo la sua apparizion­e. Dopo tre giorni di telefonate senza risposte, ieri mattina ha finalmente scritto un messaggio: «Chi sei?». Abbiamo risposto in modo esauriente: Gazzetta dello Sport, sede di lavoro, nome e cognome di chi scrive. «Puoi rispondere?». Silenzio totale. Sparito anche Platt.

●Visita al nuovo indirizzo della «Global Futures Sports»: targa e ufficio vuoto E anche Platt fa sparire le sue tracce

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Da sinistra l’ingresso dello stabile al civico 20 e la targa della «Global Futures Sports» nell’androne
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