La Gazzetta dello Sport

I due livornesi separati da 60 chilometri Frecciate, stili diversi, ma sotto sotto rispetto

●Allegri è nato a Livorno, Mazzarri a San Vincenzo: Max è stato tra i primi a fare gli auguri a Walter dopo il malore

- Alessandra Bocci

«Son sessanta chilometri». È la risposta che qualsiasi livornese darebbe, addizionat­a eventualme­nte di un bel “oh”, a chi domandasse perché mai uno nato a San Vincenzo non possa essere considerat­o livornese. Sessanta chilometri, e anche più, sono quelli che separano Massimilia­no Allegri da Walter Mazzarri, vicini di panchina a Torino e oggi avversari in un derby non banale per il Toro, ma nemmeno per la Juve reduce dalla seconda sconfitta in Champions League. Fra parentesi, all’anagrafe livornese si iscrive anche Giorgio Chiellini, nato a Pisa per comodità ospedalier­a, ma livornese fino al midollo, parte di quella squadra amaranto che Mazzarri portò in Serie A. Era il 2004. Chiellini aveva vent’anni e si fece i capelli amaranto, Allegri aveva appena cominciato la carriera da allenatore all’Aglianese. Per la verità nei primi anni furono più bassi che alti.

COSÌ DIVERSI Ma allora non c’era ancora nulla. Mazzarri livornese provenient­e dalla provincia adorato in città, anche perché da giocatore aveva fatto retroceder­e il Pisa e son cose che non si dimentican­o. Allegri livornese per modo di dire, passato dal Livorno, sì, ma anche dal Pisa. E poi, negli anni, il successo con il Milan e la Juve, club non particolar­mente amati in città. Allegri è un livornese atipico, Mazzarri un non-livornese adorato dai livornesi. «Il più bravo», giurava Cristiano Lucarelli, uomo-copertina di quel Livorno. I due avversari di oggi, Mazzarri e Allegri, si trovano uno contro l’altro per la prima volta con squadre quotate nell’annata 2010-11, quando Allegri è sulla panchina del Milan e Mazzarri su quella del Napoli. Mazzarri chiede un arbitro all’altezza per la partita, Allegri replica: «Se vuole può sceglierlo lui». Mazzarri si irrita, Allegri dice che si trattava di una battuta. Il carico da undici lo mette il sindaco di Livorno, che precisa di fare il tifo per Mazzarri nella corsa scudetto. A successo archiviato, Allegri si ritrova in città per l’annuale workshop del Milan, con cena benefica annessa, e risponde con la consueta verve alle domande dei cronisti locali: «Diciamo che il sindaco ha avuto sfortuna».

DUELLO A DISTANZA Ecco, diciamo che i due sono nati per non intendersi e i fatali sessanta chilometri c’entrano poco. «Non lo frequento e non mi interessa», dichiarava anni fa Mazzarri. «Non lo conosco, ma mi pare bravo», ribatteva a distanza Allegri. Mazzarri non ha mai vinto la Panchina d’Oro, nonostante le preferenze dichiarate di Allegri, che ne ha portate a casa in quantità. Mazzarri è uno dei preferiti del presidente degli allenatori Ulivieri, toscano pure lui, ma d’entroterra, che nel portfolio ha anche Allegri. È uno dei pochi punti di contatto di due uomini che hanno condotto vite diverse, con stili diversi. Low profile Mazzarri, che ha una vita normale e zero passaggi sui settimanal­i di gossip. Sempre al massimo Allegri, seguito dai paparazzi già a Milano, braccato ora che è il compagno dell’attrice Ambra Angiolini. Allegri ama anche la mondanità, Mazzarri è invisibile. Allegri nonostante i titoli vinti non ha ancora scritto la sua biografia («è troppo presto»), Mazzarri ci ha pensato già quando era all’Inter. Allegri graffia con le battute, Mazzarri sbuffa. Sono tanto diversi, ma non bisogna dimenticar­e che uno dei primi a mandare un augurio a Mazzarri dopo il malore è stato Allegri. Il resto è teatro che si allunga per sessanta chilometri.

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Mazzarri e Allegri da giocatori della Fiorentina e del Pescara
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