La Gazzetta dello Sport

SPALLETTI CONTRO TUTTI

«Vogliono demolirci» E a Marotta dice: «Essere sostenuti può dare fastidio»

- Valerio Clari INVIATO AD APPIANO GENTILE (CO) Luciano Spalletti, 59 anni GETTY IMAGES

L’allenatore: «Vogliono demolirci» Su Marotta: «A volte il supporto può dare un po’ fastidio»

● Il tecnico nerazzurro all’attacco: «C’è la volontà di distrugger­e tutto ciò che è stato fatto in 18 mesi»

«Il rumore dei nemici» è uno di quelli slogan di Mourinho che ha fatto breccia nei cuori interisti, ed è rimasto nella storia nerazzurra. Luciano Spalletti lo evocò poco più di un anno fa, a fine novembre, in un momento in cui era primo ed imbattuto, quando gli accostamen­ti fra lui e Mou erano ricorrenti. Nella prima uscita pubblica dopo l’eliminazio­ne di Champions, non ne parla espressame­nte, ma il concetto passa: spogliatoi­o chiuso e compatto, contro tutti. Contro chi, secondo il tecnico, vuole «demolire» il lavoro fatto in questo anno e mezzo, contro critiche fatte usando «il piede di porco», contro chi analizza le partite in un certo modo perché «tifoso di altre squadre». Spalletti parla tranquillo, anche più che in altre occasioni: nel tardo e freddo pomeriggio di Appiano cerca di tenere sempre lo stesso tono, apparentem­ente conciliant­e, anche quando deve impartire qualche stoccata. A difesa della squadra, ma anche del proprio lavoro. CRITICHE E SOSTEGNO L’analisi non può non partire dalla delusione di martedì («un risultato che ci disturba»): «Siamo usciti per differenza reti a 10 minuti dalla fine, quando al momento del sorteggio nessuno ci dava una speranza. Per come si era messa dovevamo fare di più, ma non mi pare che sia il caso di demolirci. E invece vedo che la volontà è quella di demolire tutto quello che è stato fatto in questo anno e mezzo. Siamo a -14 dalla Juve? Siamo partiti da -29, dal settimo posto». Polemiche e processi sono quindi eccessivi. Il tecnico assicura che accetta le critiche costruttiv­e, ma poi dice anche: «Mi sembra che qualcuno abbia usato il piede di porco, con le critiche. ma è chiaro che non ci si può aspettare molto dalle

analisi di chi è tifoso di un’altra squadra. Perché ci sono tifosi di altre squadre anche fra i giornalist­i». Derubricat­a a «partigiane­ria» la gran parte delle voci critiche, allo stesso modo Luciano rifiuta le, più o meno virtuali, pacche sulle spalle e gli attestati di sostegno. Anche quello di Beppe Marotta, arrivato giovedì nel suo primo giorno da interista («Spalletti va fatto lavorare tranquilla­mente, la società è a sua disposizio­ne»): «Certo, fa piacere se l’a.d. dice di farmi lavorare tranquillo. Ma sentirmi dire che mi supportano mi dà quasi un po’ fastidio, perché sembra che voglia dire “ti voglio bene e ti aiuto perché da solo non ce la fai”. Io invece conosco la materia, sono entrato in spogliatoi che avevano perso 13 gare di fila. Il supporto è un di più, ma a volte sono parole che ti fanno anche più danno».

IL CARRO Meno problemi gli creano le voci su possibili sostituti: «Io mi sarei sentito in discussion­e anche se avessi passato il turno. Quando alleni l’Inter lo sei sempre, la tranquilli­tà al massimo dura una partita, dopo che la vinci». Spalletti si prende volentieri il «centro del mirino»: «Meglio che ci stia io piuttosto che i giocatori, che non lo meritano, e che hanno reagito nel modo giusto, con la voglia di ricomincia­re subito, assumendos­i le proprie responsabi­lità. State tranquilli, resteranno tutti sul carro, c’è tanto interismo in spogliatoi­o. Bisogna reagire, se stai nell’angolino e piangi non risolvi niente, se affili gli scarpini e pianti due scatti più forti dell’avversario puoi ripartire». NUOVO INIZIO Ripartenza è la parola chiave. Al di là della difesa della sua squadra («Si fanno analisi e confronti, ma io valuto prestazion­i e abbiamo fatto le cose in maniera corretta») il tecnico sa che rimettersi subito a correre, infilando almeno due vittorie prima della sfida al Napoli, è l’unico modo per riportare la nave in acque più tranquille. Dopo la prima minicrisi stagionale, la falsa partenza culminata con il k.o. casalingo col Parma, la cosa gli è riuscita bene, con il filotto di vittorie innescato da Vecino contro gli Spurs. Per farlo Luciano sembra voler suonare, almeno nell’immediato, con lo stesso spartito. Non cambierann­o quindi gli uomini d’attacco («Icardi martedì è andato oltre anche al suo tallone d’Achille»), non ci sarà Nainggolan («Ha ancora bisogno di tempo»), non è lecito attendersi rivoluzion­i: «Non ho visto gare, anche quelle che non abbiamo vinto, che mi portino alla necessità di ribaltare tutto. Rispetto alla crisi della scorsa stagione ci sono enormi differenze. Adesso si tratta, contro l’Udinese, di fare un primo passo per allontanar­ci da quello che è successo». Ci saranno Joao Mario e Gagliardin­i, i due esclusi dalla lista Champions per le limitazion­i del Financial Fair Play. E ci saranno Politano e Asamoah, i due poli opposti della notte europea. L’azzurro ha dimostrato anche in una serata negativa (per la squadra) di meritare palcosceni­ci del genere: «È un giocatore completo, se avesse un po’ più di fisicità sarebbe un top player europeo». L’ex juventino ha sulla coscienza l’errore dell’1-0: «Gli dirò quello di cui parlavo prima: non è stando con la testa sulle ginocchia che rimetti a posto il passato».

MAROTTA Si riparte anche da San Siro, di cui bisognerà valutare l’umore. E dove ci sarà il nuovo acquisto nerazzurro, l’a.d. Marotta: «Nessuno può giudicarlo, per lui parlano i risultati. Sa stare dentro il palazzo, spingendo i giusti bottoni, ma anche dentro lo spogliatoi­o, a contatto con i calciatori, perché ha fatto una grande gavetta. Può parlare di campo con la squadra, come è successo in passato anche con me. Le sue caratteris­tiche si sommano a quelle di chi c’era già. Perché qui eravamo già nelle migliori condizioni, chi c’era mi ha messo a disposizio­ne tutto ciò che serve per lavorare al massimo». Ora non resta che rimettersi in piedi, in pista, al timone della nave. E poi fare i conti alla fine: «Fare un lavoro fatto bene è lasciare la situazione meglio di come l’hai trovata». Anche cercando nemici, se serve. E ascoltando il loro presunto rumore.

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