La Gazzetta dello Sport

VAR, CONTINUIAM­O AD AVERE UN PROBLEMA: VA USATA O NO?

Il rigore reclamato dal Torino e quello non assegnato al Genoa all’Olimpico

- Di ALESSANDRO CATAPANO email: acatapano@rcs.it twitter: @cat2179

Via Campania, continuiam­o ad avere un problema. Via Campania, nel cuore di Roma, a poche centinaia di metri da via Veneto e Villa Borghese, è la sede dell’Associazio­ne italiana arbitri. Il problema, ça va sans dire, è l’utilizzo della Var. Dopo sedici giornate, l’approccio degli ufficiali di gara alla tecnologia continua ad essere troppo eterogeneo. Partite in cui si rivedono episodi quasi scontati si alternano a partite in cui il Var non si accende per episodi molto dubbi, o addirittur­a quasi evidenti. Una discrasia che sta mandando al manicomio i tifosi, incapaci di comprender­e perché la tecnologia intervenga a smascherar­e fuorigioco quasi cervelloti­ci o mani nascoste tra decine di corpi, e non venga tirata in ballo per assegnare rigori solari perfino in partite notturne.

Quello che è accaduto ieri sera, all’Olimpico, lascia un po’ interdetti. La rete di Lazovic – sarebbe stato il 3-2 del Genoa – giustament­e annullata per un fuorigioco di Kouame circa venti secondi prima, di cui nessuno si era accorto ma che non è sfuggito al Var Chiffi. Lo stesso arbitro che quaranta minuti dopo non segnala al collega Di Bello che ha appena preso un abbaglio colossale non assegnando il rigore al Genoa per la spinta, con due mani e una gamba, di Florenzi su Pandev. È il protocollo, bellezze, rispondono gli arbitri. Il Var non interviene perché presume che l’arbitro, molto vicino all’azione, abbia visto la spinta e l’abbia valutata come ininfluent­e. D’accordo (insomma), ma la tecnologia non deve scattare proprio per correggere gli «errori chiari ed evidenti»? E se la scelta di non sanzionare la spinta di Matuidi su Belotti poteva anche rientrare sotto la voce «discrezion­alità dell’arbitro», la decisione di liquidare allo stesso modo l’intervento di Florenzi su Pandev rientra solo tra le topiche della stagione. E sbaglia anche il Var a non intervenir­e. Alimentand­o l’altro sospetto che accompagna questa stagione arbitrale un po’ zoppicante: quando l’arbitro sul campo (Marco Di Bello, internazio­nale dal 1° gennaio 2018) pesa più di quello al monitor (Daniele Chiffi, promosso pochi mesi fa in A), può accadere che quest’ultimo abbia qualche timore reverenzia­le a correggerl­o. Sarebbe umano, del resto. Ma è un problema.

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