UNA DEA PER IL MILAN
Zapata-gol stende Simone Inzaghi Gattuso da Pippo può volare a +4
Sulle rotte europee l’Atalanta è in decollo e la Lazio in planata d’emergenza. La classifica, sempre più corta e magmatica, dice che ora Gasp è sesto a un punto da Inzaghi (che finalmente è riuscito a battere) e, per una notte, a due dalla Champions, in attesa del risultato del Milan. Che la Lazio rischia di veder scappare dopo la grande illusione del gol fantasma di Acerbi, segnato due minuti dopo il 90’ e annullato dopo lunghissima attesa (circa 3’) della sentenza Var: fuorigioco del difensore, che su cross di Luis Alberto era sgusciato alle spalle di Pasalic e saltato sulla testa di Masiello, in ritardo perché in copertura su Milinkovic. Il pareggio ci stava, la vittoria dell’Atalanta (che non sa pareggiare: da dieci partite) ci sta: perché la squadra di Gasperini sa anche soffrire e la Lazio continua a farlo. Non riesce più a vincere (sette partite) né a proteggersi (prende gol da undici partite, sette di campionato) e ancora una volta, la quarta di fila, va sotto senza poi riuscire a rovesciare le partite come una volta. Perché ha perso leggerezza da metà campo in su, la profondità che inghiottiva chi osava sfidarla, e solidità dietro.
IL DOPPIO PAPU Si è visto subito, perché la prima delle tre sfide chiave (Zapata-Immobile) ha iniziato a vincerla dopo appena 57 secondi il colombiano, che ha segnato gli ultimi 5 gol dell’Atalanta. Con tante grazie a Radu per una respinta cincischiata corta su invito di Gosens che aveva scavalcato Acerbi. Su quella fascia, la sinistra, avrebbe continuato a martellare l’Atalanta, individuando il lato debole in Marusic e Wallace, tormentati da Gosens e da Zapata, oltre che dagli scivolamenti su quel lato di Gomez: il simbolo della seconda sfida, quella in salsa argentina, che ha orientato la partita. E pure la strategia dell’Atalanta, fondata sul doppio lavoro del Papu che si è spolmonato nell’abbassare la difesa laziale e pedinare Badelj: sempre accompagnato dagli sdoppiamenti di De Roon e dalle uscite di Toloi, più libero di lasciare a Palomino e Mancini il due contro due difensivo.
STAVOLTA VAR Schermato il suo play, la Lazio all’inizio si è ritrovata invece spaccata e frenata dell’incolpevole incompiutezza del suo argentino, Correa. Lui poco assistito da Parolo e soprattutto Milinkovic, almeno finché la Lazio, mettendola anche sul piano della forza fisica, non è cresciuta in aggressività, ritmo e numero di palloni giocabili (leggi recuperati). Non è cresciuto abbastanza, però, il feeling di Correa con Immobile: che ha mirato alto (minuto 56) l’ultima vera chance gol prima del gol annullato ad Acerbi, e su invito felice del Tucu era stato ipnotizzato già nel primo tempo da Berisha. Ecco la terza sfida fra i due portieri della nazionale albanese - vinta dall’Atalanta, visto che il suo si sarebbe ripetuto a fine primo tempo, su colpo di testa di Milinkovic. Senza poi bisogno di altri straordinari nella ripresa, nonostante il 4-3-1-2 forse tardivo e comunque ad elevatissima trazione offensiva (Luis Alberto e Milinkovic mezzali, con Correa dietro Immobile-Caicedo) tentato da Inzaghi, e respinto da Gasperini con l’ingresso di Masiello. Ma dove non era arrivato il difensore, è arrivata la Var.