Monchi fa scudo ma l’allenatore resta a rischio
●Pallotta furioso. Baldissoni: «Ora servono risultati». Il ds: «Esami per tutti». E Sousa...
AANSA vviso ai naviganti del calcio. Quanto la situazione di Eusebio Di Francesco resti delicata, lo dimostra un esempio: ieri erano in tanti a giurare che Paulo Sousa fosse all’Hilton di Fiumicino, pronto a diventare il settimo allenatore della Roma in 7 anni di gestione Usa. Insomma, per il tecnico abruzzese sembra davvero valere il celebre motto: «Gli esami non finiscono mai», perché la vittoria col Genoa è stata una condizione necessaria, ma non sufficiente a fugare i dubbi. Non è un caso, infatti, che il presidente Pallotta ieri mattina si sia affrettato a smentire parole tranquillizzanti («acque calme») che gli erano state attribuite nel dopo partita dell’Olimpico. Come dire: il giudizio è ancora sospeso, e le partite contro Juve, Sassuolo e Parma potrebbero essere decisive per il futuro.
SPADA DI DAMOCLE Da ieri sera (ora italiana) ci sta comunque pensando il d.s. Monchi ad addolcire il numero uno giallorosso. Lo spagnolo, infatti, è sbarcato a Boston insieme ai dirigenti Fienga e Calvo per un incontro sì programmato da tempo, ma che adesso assume anche un’altra valenza, anche perché Paulo Sousa resta candidato credibile. Per lui,. comunque, sarebbe pronto un contratto da «6+12», cioè fino a giugno, ma rinnovato in automatico in caso di qualificazione in Champions. Un po’ come era stato fatto con lo Spalletti «parte seconda». «Andiamo a Boston per parlare di calcio – ha detto Monchi – ma è vero che quando una squadra non va bene, non c’è solo un responsabile. Si guarda all’allenatore, ma tutti siamo in discussione e io prima di tutti. Anche i calciatori devono prendersi le responsabilità».
INCUBO ENTELLA La fiducia, però, è un fiore che va annaffiato, e lo si capisce dalle parole del d.g. Baldissoni. «Oggi come oggi siamo preoccupati di sfidare l’Entella in Coppa Italia, figuriamoci se non siamo preoccupati di sfidare il Porto. Poteva andare peggio ma noi dobbiamo tornare a essere la Roma. La squadra ha delle potenzialità che non sono espresse con continuità. Quest’anno abbiamo fatto evidentemente qualche errore in più. La cosa più importante è tornare ad essere la Roma». Il dirigente non si unisce al «crucifige» di Di Francesco, ma fa capire come i risultati, nel calcio, siano il metro di misura di tutti i giudizi. «Il nostro è un lavoro che si fa in tanti. Gli sbagli possono dipendere da tante cose, ma l’importante è lavorare per trovare delle soluzioni. Il calcio insegna che i risultati sono determinanti per l’allenatore, e vale anche per il nostro caso. Le valutazioni si fanno quotidianamente, però Di Francesco ha dimostrato di poter allenare la Roma».
SANOGO A questo proposito il viaggio a Boston di Monchi servirà a definire anche il perimetro del mercato di gennaio. In apparenza, niente fuochi artificiali. Si tratta (prestito oneroso con diritto di riscatto) per Sekou Sanogo, 29 anni, centrocampista ivoriano della Young Boys, ma potrebbe non essere il solo rinforzo. Bisognerà vedere quali saranno le operazioni in uscita che potrebbero coinvolgere Marcano (cessione a titolo definitivo) e Schick (prestito), ma l’ultima parola su tutti questi spetterà a Pallotta. Anche perché, in caso di ribaltone in panchina, tutta la rosa dovrà essere vagliata dal nuovo tecnico. Per questo, da ieri, a Paulo Sousa fischiano le orecchie.