La Gazzetta dello Sport

Adesso il Chievo sa difendersi Ma servono gol

●Due partite senza prendere reti, che prima erano 2,5 a gara. Però a Di Carlo i pareggi non bastano...

- Alessandro De Pietro VERONA

La coperta si sta allungando. Due partite senza subire gol, altra musica rispetto ai 2,5 presi di media nelle prime 12. Trenta in tutto, un incubo per chi come Mimmo Di Carlo ha spesso e volentieri costruito il suo credo attorno alla tenuta difensiva. Anche la linea a tre a Ferrara, sempre più spazio davanti a Sorrentino. Sinonimo di squadra alta, di attenzione e intensità ritrovate. Predica calma Di Carlo. «Non dobbiamo salvarci oggi, la strada è lunga», il ritornello. Al Chievo finora è mancata la zampata a contesa in corso. Quella di Giaccherin­i a Parma, quella di Birsa o Stepinski con la Spal. Amaro in bocca a Veronello, anche se mascherato. Altra aria rispetto a un mese fa. Il Chievo adesso ci mette ardore, ma non ha ancora il guizzo là davanti. L’unico è Pellissier, agli altri non resta che assecondar­lo. Per questo meglio il maratoneta Meggiorini rispetto al senso del gol di Stepinski. Con l’Inter qualcosa cambierà. Giaccherin­i avrà nelle gambe 90 minuti, anche se in mediana sarà dura fare a meno di Radovanovi­c dopo il quinto giallo del suo campionato diventato un turno di stop proprio sul più bello. Fa niente, agli occhi di Di Carlo c’è il collettivo prima di tutto. Pellissier a guidare, il resto verrà. «Ci siamo quasi», il messaggio forte e chiaro che rimbalza fra i muri di Veronello. C’è bisogno della stoccata, perché i pareggi vanno bene «ma qualche volta dovremo pur cominciare a vincere». Il nuovo Chievo si è riappropri­ato delle marce alte di un tempo. Di nuovo una brutta bestia per tutti.

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