La Gazzetta dello Sport

Tarquini a 56 anni sul tetto del mondo «E non è vero che ho rivali scarsi»

●Parla il campione 2018 di WTCR: «Mai vissuta la mia età come un peso. Senza rimpianti ma se in F.1 avessi detto sì alla Lotus...»

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CECCON Gabriele Tarquini ragiona sulla prossima annata (start il 5 aprile in Marocco), quando «la concorrenz­a crescerà ancora per l’ingresso di un avversario con risorse dicono illimitate» (i cinesi di Geely, con un team ereditato dal Volvo Polestar) e lui sarà l’uomo di battere, con Hyundai che forse schiererà non più il modello i30N, ma la Veloster (una hatchback amata negli Stati Uniti). Un 2019 in cui il tricolore sventolerà pure in casa del Team Mulsanne (Alfa Romeo Giulietta) che ripartirà da Kevin Ceccon. «Finalmente non sono più il solo italiano, Ceccon ha dimostrato grandi doti, speriamo che il suo team possa essere più competitiv­o e magari abbia un supporto economico da Alfa Romeo».

EQUILIBRIO I colpi di scena nel WTCR 2018 non sono mancati, anche in funzione di un regolament­o tecnico che prevede il cosiddetto «BoP» (Balance of Performanc­e, meccanismo atto a limare i gap tra le auto, zavorrando­le secondo criteri prestabili­ti e in funzione ai risultati delle corse precedenti). «Il BoP è croce e delizia ma lo ritengo essenziale per garantire spettacolo e la sopravvive­nza di certe competizio­ni – dice il pilota –. Altrimenti vai incontro alla monotonia, e i domini lunghi anni, come succede in F.1», categoria in cui Tarquini ha avuto poca fortuna tra il 1988 e il 1992: tanti ritiri, un solo piazzament­o a punti. «Allora era impensabil­e arrivare in F.1 a 18 anni, non esisteva nemmeno la telemetria e dovevi fare esperienza – spiega Tarquini, 6o al GP del Messico ’89 dietro Alain Prost –. L’attuale F.1 con i simulatori e l’elettronic­a fa sì che tanti giovani inesperti arrivino al massimo campionato. Ai miei tempi se sbagliavi sbattevi sul muretto o finivi in un banco di sabbia, e la gara era buttata: allora il pilota perfetto sviluppava il 92-93% delle potenziali­tà della monoposto, oggi arriva al 99%».

RIMPIANTO Con la serenità dello sportivo che ha raggiunto i traguardi prefissati (nel Turismo un titolo iridato nel 2009 su Seat Leon, un Europeo nel 2003 su Alfa Romeo 156), il 56enne abruzzese dice senza perifrasi: «Non ho rimpianti ma in F. 1 non è andata bene. In alcuni casi ho sbagliato le scelte, per esempio rimanendo troppo a lungo legato all’AGS per un debito di riconoscen­za – dice –. Se fossi stato più lucido, sarei salito sulla Lotus al posto di un certo Mika Häkkinen, loro mi volevano, ma è andata così».

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GRAN PREMI

Le gare di Tarquini in F.1 tra il 1987 e il 1995. Miglior risultato: 6o nell’89 in Messico con l’AGS

TRA LA F.1 DI ALLORA E DI OGGI

AI MIEI TEMPI IMPENSABIL­E LA F.1 A 18 ANNI, NON C’ERA TELEMETRIA

IL CONFRONTO

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