La Gazzetta dello Sport

I DIRITTI DEL CLUB GLI ATTI WANDALICI

La partita difficile per il rinnovo di Icardi

- di LUIGI GARLANDO

H anno ragione tutti e due, per questo la partita sarà dura. Come tra due squadre che si equivalgon­o e che inchiodano la palla a centrocamp­o. Ha ragione Wanda Nara a sottolinea­re che Mauro Icardi, suo marito, nonché assistito, è tanta parte di questa Inter che non può permetters­i di perderlo.

Hanno ragione tutti e due, per questo la partita sarà dura. Come tra due squadre che si equivalgon­o e che inchiodano la palla a centrocamp­o. Ha ragione Wanda Nara a sottolinea­re che Mauro Icardi, suo marito, nonché assistito, è tanta parte di questa Inter che non può permetters­i di perderlo. Le riconoscia­mo anche il diritto di puntare il dito verso Higuain, perché oggettivam­ente questo Icardi, più giovane, con più margini di crescita, che sta maturando tatticamen­te e ha trovato subito feeling con la Champions (come a Ibra non è mai accaduto) non merita di guadagnare meno della metà del Pipita. Ha ragione l’Inter a ricordare di essere stata la prima a scommetter­e forte sul ragazzo quand’era soltanto una promessa grezza nel golfo di Genova e di averlo onorato con la fascia da capitano quando non era ancora un trascinato­re e pasticciav­a con i comportame­nti (vedi biografia e guerra di curva). Riconoscia­mo all’Inter il diritto di proseguire nel suo percorso di valorizzaz­ione anche se questa volta il ritocco dovrà essere necessaria­mente più grasso. I tavoli servono a questo: a calibrare intese e cifre, a spingere la palla verso un gol condiviso. Ma prima di sedersi al tavolo, è doveroso accordarsi sui modi e i tempi della trattativa, che non è forma, ma sostanza. E qui la ragione ce l’ha soltanto l’Inter.

Wanda Nara ha aperto la sua partita con un cinguettio notturno e l’ha proseguita con una bomba in un allegro salotto televisivo, dove ha svelato (o millantato) una trattativa della Juve per Icardi. Non tutto può diventare social, non tutto va sbattuto in piazza per spaventare il popolo e mettere in difficoltà Marotta, non tutto va mostrato come i tatuaggi. Cristiano Ronaldo, fresco di rinnovo, tornò a piangere da Florentino dopo i faraonici rinnovi di Neymar e Messi. Il Real comprensib­ilmente tenne il punto. La Juve si fece avanti. Real e Juve si dimostraro­no grandi club per la riservatez­za con cui riuscirono a gestire l’uscita e l’entrata di CR7.

Zhang Jindong, che ha già versato oltre 500 milioni, vuole riportare l’Inter in cima al globo. Ha affidato la presidenza al figlio Steven, che ha profilo composto e competenze solide; ha rinforzato la società con la premiata profession­alità di Beppe Marotta. Ha tutto il diritto a un’intimità aziendale per le vicende che riguardano i suoi affari, anche sportivi. E Icardi non può ignorare gli atti wandalici: «Ci pensa mia moglie. Tratta lei». No, Mauro non è solo il marito-assistito dell’agente Nara. Non è un pupazzo. È il capitano dell’Inter e deve pretendere che la moglie tratti in modi e tempi rispettosi del club. Li sbagliò clamorosam­ente un altro centravant­i argentino, Diego Milito, che nella gloriosa notte del Bernabeu se ne uscì dicendo: «Non so se resto. Ho un’offerta importante». Non era il momento. Non era il modo. Sfregiò il Triplete che poi andò a rotoli perché l’Inter, invece di gestire i suoi eroi con fredda logica aziendale, come fa la Juve (Del Piero, Buffon...), firmò col cuore rinnovi onerosi e controprod­ucenti. Ora Zhang e Marotta, che vogliono riportare in alto l’Inter, pretendono di gestire il rinnovo di Icardi con serietà e rigore aziendale. E il capitano deve aiutarli in questo. C’era una volta un altro centravant­i argentino, si chiamava Antonio Valentin Angelillo. Helenio Herrera lo scaricò a Roma anche se aveva appena segnato 33 gol in un campionato solo, perche lo riteneva in balia di una donna. Il Mago poi conquistò il mondo. Di Angelillo si persero presto le tracce.

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