La Gazzetta dello Sport

«Mi sono sentita volare È la medaglia della maturità»

●«Il mio terzo podio in tre anni, in discipline diverse: tra alti e bassi, inseguo sempre l’eccellenza. Brave le mie compagne: carattere e bella sciata»

- INVIATO AD ARE (SVEZIA) si.ba.

Un anno dopo, come a PyeongChan­g, Sofia Goggia è ancora circondata dai giornalist­i. Rispetto all’oro olimpico in discesa, la felicità dirompente ha lasciato il posto a una soddisfazi­one consapevol­e. «E’ stata la gioia che mi ha accompagna­to in questi tre mesi a condurmi al cancellett­o libera e felice di esserci. La mia fortuna è stata di non aver sciato al cento per cento, ma di essermi tenuta un po’ di margine. Ai Mondiali

tutti si calibrano un po’».

Come era la pista?

«Mossa, piena di dossi, con una neve particolar­e, di difficile interpreta­zione. Era facile sbagliare».

Con la Shiffrin è stata una gara parallela, sul filo dei centesimi.

«Sapevo che sarebbe stata una delle clienti più pericolose. Quest’anno in superG l’avevo vista a St. Moritz, aveva dipinto le curve».

Due centesimi di ritardo sono 51 centimetri.

«In certe curve ho lasciato molto di più di m ezzo metro. Per questo non ero tanto con- I podi mondiali in superG per l’Italia femminile. Prima della Goggia: Isolde Kostner oro 1996 e 1997, argento 2001; Lucia Recchia argento 2005 SULLA VINCITRICE

tenta al traguardo, perché in alcune curve avrei potuto rimanere molto più stretta».

Dopo quella con la Vonn, è nata una nuova rivalità?

«In slalom no di sicuro (ride, In superG vedremo».

Come è arrivata a questo superG?

«Ho fatto una prova di discesa giusto per sentire la neve, il terreno, ma senza spingere. La testa era già su questa gara. Poi gli allenatori hanno fatto il video con la ricognizio­ne e da quel momento l’ho ripassata tantissime volte».

Come si è sentita in pista?

«Sono partita in sordina, poi da dove è caduta la Vonn fino alla fine ho sciato forte. Forse avrei potuto tendere di più un paio di curve in fondo, ma su certe porte mi sono sentita volare. Mi sono detta “Che gioia i Mondiali”. Poi l’attesa è stata una sofferenza, tante in alto erano davanti a me. Non credevo che la mia gara sarebbe bastata per la medaglia. Un mese fa, quando avevo messo gli sci per la prima volta ai Piani di Bobbio, ogni vibrazione era un dolorino. Se allora mi avessero chiesto “Ce la farai?” avrei risposto sì, mentendo un po’».

Che valore ha questa medaglia?

«Sono contentiss­ima perché ai Mondiali di St. Moritz avevo fatto bronzo in gigante, l’anno scorso ai Giochi mi sono presa l’oro in discesa e adesso è arrivato l’argento in superG. Sono tre discipline diverse, per me è una grossa soddisfazi­one. La sensazione è diversa. Arrivo da un infortunio e da un oro olimpico. Prendo l’argento con gratitudin­e, con una maturità che non mi fa salire su un picco emotivo che mi stende».

QUATTRO AZZURRI NEI 10 AI MONDIALI È LA TERZA VOLTA

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SAPEVO CHE LA SHIFFRIN SAREBBE STATA UNA DELLE PIÙ PERICOLOSE

SOFIA GOGGIA

Nella mente aveva il «Forellen Quintett» di Schubert, come dal cd che le ha regalato suo padre?

«No. Quando vado forte nelle gare penso sempre al latinoamer­icano».

Quattro azzurre nelle 10.

«Grande Italia. Abbiamo dimostrato carattere e una bella sciata. Alla vigilia credevo che Francesca Marsaglia potesse andare a medaglia, perché da tante gare è sempre lì vicina al podio. Ha sciato benissimo. Mi dispiace per Nadia che è rimasta giù dal podio, peccato anche per Federica: quando è scesa lei, dopo l’uscita della Vonn, le condizioni sono cambiate».

Dove vuole arrivare?

«Due anni fa ero andata fortissimo: 13 podi, il bronzo mondiale, la conseguent­e ansia. L’anno scorso l’Olimpiade con tutto il peso che si porta dietro. Alla fine c’è da dire solo: Ok, la mia strada è quella, ci sono momenti di maggiore e minore fatica, ma l’obiettivo deve essere sempre quello di perseguire l’eccellenza». ● Le medaglie mondiali vinte dall’Italia femminile: 6 ori, 10 argenti e 8 bronzi. Le ultime due le ha vinte Sofia Goggia, argento ieri e bronzo 2 anni fa in gigante

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