«MANUEL, ABBIAMO SPARATO NOI»
I due arrestati: «Tragico errore Non volevamo»
Lui non ha pianto, loro sì. Ieri mattina Manuel Bortuzzo si è accorto di non poter più muovere le gambe qualche ora prima del momento in cui chi gli aveva sparato si è costituito alla questura di Roma, raccontando fra le lacrime il «tragico errore». È stato forse un taglio di capelli, «a scalini», a tradire l’autore dell’agguato e a dare l’indizio decisivo agli investigatori che braccavano da diverse ore i due ricercati. Così chi ha sparato è stato identificato insieme con il suo compagno che guidava lo scooter nero da dove erano stati esplosi i tre colpi la notte di sabato, poco dopo le due. Sono Lorenzo Marinelli, l’uomo che ha fatto fuoco, e Daniel Bazzano, che guidava lo scooter: hanno 24 e 25 anni, vivono ad Acilia, la frazione vicina all’Axa e piazza Eschilo, il luogo della sparatoria a una decina di minuti di auto dal mare di Ostia. Sono amici molto legati, questo dicono le tante foto «postate» sui loro profili facebook, in serata inondate di insulti di tutti i generi. In comune hanno anche una grande passione per i tatuaggi, Bazzano ne ha uno su una spalla che raffigura una pistola. Sono tutti e due padri. «Di due bambini piccoli», dice all’uscita dall’interrogatorio l’avvocato di Marinelli, Alessandro De Federicis.
«TRAGICO ERRORE» I due hanno spiegato la loro follia parlando di «tragico errore, ci siamo costituiti perché sia fatta giustizia». Hanno detto che Manuel e la fidanzata Martina non c’entravano nulla. Loro cercavano gli altri, «rivali» dell’altra banda, che aveva avuto la meglio nella violentissima rissa scatenatasi pochi minuti prima nel pub dall’altro lato della piazza. Il gruppo dei due aveva lasciato il locale promettendo la vendetta. Il buio e la pioggia hanno provocato l’«errore», questa la loro ricostruzione, ma ora i due dovranno spiegare il loro vero obiettivo e rispondere probabilmente di tentato omicidio.
LA CHIAVE
In lacrime, entrambi genitori: uno già riconosciuto dal taglio dei capelli
Il ministro dell’Interno, Salvini, esulta: «Gli infami ora devono marcire in galera»
LA SPERANZA VEDE L’INVISIBILE, TOCCA L’INTANGIBILE E RAGGIUNGE L’IMPOSSIBILE
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«Non dormivano da tre giorni, hanno pianto tanto, a lungo anche durante l’interrogatorio». Il legale di Marinelli spiega anche che la rissa «con persone più grandi e con un gruppo molto più numeroso li aveva spaventati, erano stati minacciati all’uscita». E la pistola? Dove sono andati a prenderla? Per ora non c’è risposta.
LA PISTOLA La loro posizione
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sarebbe stata vagliata già nelle prime ore dell’indagine. Tanto che l’avvocato De Federicis parla di «accordi con gli inquirenti presi già nei giorni precedenti». Si erano nascosti in un’altra Roma, a San Basilio. Martedì c’è stata comunque un’accelerazione investigativa importante con la raccolta di alcune testimonianze e il successivo ritrovamento dell’arma, una calibro 38, di cui i due si sono disfatti lanciandola in un prato dallo scooter nero, poi ritrovato bruciato in un altro punto di Acilia e di proprietà di uno dei due arrestati. Ormai identificati, praticamente allo sbando, hanno poi deciso di costituirsi e ieri pomeriggio sono entrati in Questura. Da «sospettati». Per poi essere arrestati al momento della confessione.
LA NOTIZIA Nelle stesse ore dell’accelerazione investigativa era intervenuto il ministro dell’interno Matteo Salvini: «Grazie alle Forze dell’Ordine per il consueto impegno e l’alta professionalità. Gli infami che hanno sparato a Manuel Bortuzzo devono marcire in galera. Spero vengano individuati con certezza al più presto». È sera nel cortile dell’ospedale San Camillo quando Franco Bortuzzo riceve una telefonata importante: viene informato dell’arresto e della confessione dei due. Qualche decina di metri più in là, nel padiglione, c’è suo figlio Manuel. Con la voglia di vivere molto più forte di quella di piangere.
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GRUPPO AZZURRO DI OSTIA COL PREPARATORE LANCISSI «Sì, siamo stati noi Un tragico errore ma sia fatta giustizia»