La Gazzetta dello Sport

«Mai fatta una gara così difficile Il sogno è realtà»

● Dall’argento in discesa nel 2013 al trionfo di Are «La faccia è la stessa, però la mente è cresciuta»

- Dominik Paris mostra la medaglia d’oro INVIATO AD ARE si.ba.

Al traguardo ha scosso la testa. Al leader corner ha abbozzato un sorriso che si è aperto via via che gli avversari si piazzavano dietro di lui. Giù dal podio è corso ad abbracciar­e i tecnici, con la forza e la gioia di un ragazzino che ha appena vinto la sua prima gara. Dominik, che cosa rappresent­a questo oro? «È un grande sogno che diventa realtà. Per la mia carriera significa molto. Avevo già l’argento in discesa a Schladming, ma quella fu una sorpresa. Qui sono arrivato da favorito, con addosso una pressione che veniva innanzitut­to da me stesso. L’oro vale di più, il superG poi è una disciplina molto difficile». Che superG è stato? «Non ho mai fatto una gara così difficile. La luce era piatta, la pista ondulata, c’erano gobbe tra una porta e l’altra, non riuscivi a capire cosa avevi sotto i piedi. Davvero durissima». Dove l’ha vinta?

«Forse nella parte centrale, lì ho sciato abbastanza bene. Su in alto sono stato discreto, bene invece all’altezza della partenza del superG e al canalino. Prima dell’ultima doppia inve- ce sono entrato stretto, mi sono trovato lungo alla porta successiva. Lì ho lasciato tre o quattro decimi».

Cosa ha pensato quando ha visto che aveva un secondo di vantaggio su Feuz?

«Avevo seguito la gara di Beat prima di andare al cancellett­o, mi ero accorto che la luce e le onde gli avevano dato problemi. La sua non mi sembrava una buona prestazion­e. Al traguardo però non sapevo cosa valesse il mio tempo: prima dell’arrivo avevo commesso un errore e un sacco di avversari buoni erano ancora lassù. Pensavo che gli altri, potendo vedere qualcosa in più, avrebbero potuto fare meglio, ma alla fine hanno sbagliato tutti».

Arrivava dalle due vittorie di Bormio e da quella in discesa a Kitzbuehel. Che differenza c’è con questo trionfo?

«In Coppa del Mondo conosciamo molto bene le piste, ai Mondiali no. E poi la pressione è diversa».

Patrick Staudacher qui vinse la stessa gara nel 2007 e ora è nel suo staff. Quanto ha influito?

«Staudi mi ha dato le chiavi di questa pista. Poter sfruttare i consigli di chi ha già vinto qui, ti dà più fiducia».

Perché ha scelto il 3?

«Per il meteo. Mi aspettavo che succedesse come per il superG delle ragazze, col sole per i primi pettorali e poi le nuvole. Invece la nuvola è arrivata prima e il cielo si è aperto più tardi. Lì mi sono innervosit­o, ho pensato che la gara avrebbe potuto cambiare».

Lei è stato tra i più fortunati nei giorni di caos dei voli.

«Sì, difatti ho detto “se mi gira bene così tutta la settimana, allora va bene”».

Cosa è rimasto del Domme di Schladming 2013?

«La faccia è la stessa. La mente è cresciuta, sono un po’ più esperto».

È la sua stagione migliore di sempre?

«Dopo oggi, sì».

Sabato c’è la discesa.

«Vediamo come riuscirò ad affrontare il tracciato. Prevedono brutto, speriamo cambi». 16 ● Gli ori iridati dell’Italia. Il primo fu conquistat­o da Paula Wiesinger in discesa a Cortina nel 1932. Dieci i titoli maschili, sei quelli femminili

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