Ciccio Caputo «VECCHIO A CHI? HO TANTA BIRRA... LA PRODUCO PURE»
IL BOMBER DELL’EMPOLI, 31 ANNI E NON SENTIRLI: «DOPO LA SQUALIFICA, VOLEVO SMETTERE: HO RESISTITO GRAZIE A MIA MOGLIE. DEVO MOLTO ANCHE A CONTE»
Si abbassa il calzettone. Sulla coscia destra c’è un tatuaggio. Ciccio Caputo lo legge tutto d’un fiato: «Sono convinto che nella vita la parola impossibile sia un’invenzione di chi ha troppa paura per crederci davvero». L’attaccante dell’Empoli sospira. Questa frase lo riporta nel passato, ai suoi primi giorni a Chiavari, da calciatore dell’Entella. «Ero in un albergo sul lungomare, in una camera dove sul muro c’era questa scritta. Un pensiero che è sempre stato nella mia testa e che ho voluto fissare sulla pelle». Niente è impossibile. Neppure rientrare in A a 31 anni e andare in doppia cifra più o meno a metà campionato. Una seconda vita da protagonista. Ma perché Caputo ha conquistato solo ora le luci della ribalta? «Ognuno ha un suo percorso. Io non ho mai avuto prima di Empoli l’occasione giusta. Ricordo un sondaggio due anni fa del Crotone. Un sondaggio. E tante voci. Tanti “vediamo”. Magari mi chiedevano se ero interessato a fare la quartaquinta punta». «Forse. In quel periodo ero in rampa di lancio. Un’accusa ingiusta, che mi ha ferito. Ero innocente e non potevo dimostrarlo. Poi per fortuna è arrivata la sentenza della giustizia ordinaria e sono stato assolto. Pulito al 100%. Ma in quel mo- mento ho sofferto tanto. La gente mi guardava strana. Prima ero circondato da mille amici dopo quella sospensione erano spariti tutti. Per fortuna, c’era mia moglie Annamaria. C’erano i miei procuratori Fedele e Malagnini. E devo dire grazie anche al d.s. Angelucci. A un certo punto stavo per saltare per aria».
In che senso?
«Volevo smettere di giocare. Si, basta pallone. Un momento di debolezza. Mia moglie mi ha convinto a tenere botta. E abbiamo vinto».
Un’altra persona che deve ringraziare è Antonio Conte.
«Con lui ho vinto due campionati. Prima a Bari poi a Siena. Gli devo tanto da calciatore e ancora di più per quello che mi ha insegnato dal punto di vista umano. Conte è un grande. E’ uno dei cinque più bravi allenatori del mondo. Scommetto che il prossimo anno tornerà a lavorare in A. Quando era al Chelsea gli ho regalato una confezione della mia birra».
Già, lei è un imprenditore.
«Abbiamo creato una birra italiana con il pane. Pane di Altamura, della mia terra. Un pane unico. Insieme ai miei soci l’abbiamo chiamata Birra Pagnotta. Il prossimo passaggio sarà produrla noi».
Lei ha anche altre passioni.
«Quando ero a Bari avevo 4 cavalli da maneggio. Bellissimi. In più colleziono macchine d’epoca. Ho una Fiat 500 d’epoca, un Maggiolino. Se qualcuno ha un pezzo da propormi si rivolga all’Empoli. Per
26 ● I gol segnati da Caputo in Serie B con l’Empoli nel 2017-18. Annata trionfale: Caputo ha vinto la classifica cannonieri e l’Empoli è stato promosso in A 2021 ● Il contratto di Caputo con l’Empoli andrà a scadenza il 30 giugno 2021, quando «Ciccio» avrà quasi 34 anni, ma chissà che nel frattempo...
ora è mio fratello a segnalarmi le offerte interessanti».
Torniamo al pallone.
«Il mio idolo da ragazzo è stato Del Piero. Grande campione e soprattutto uomo vero».
E oggi chi ammira?
«Immobile che, per fortuna, non giocherà contro di noi. Ma anche senza Immobile la Lazio resta di un altro pianeta. Sarà dura ma noi abbiamo bisogno di punti. Poi, ho un debole per Icardi».
Lei ha un ingaggio vicino ai 600mila euro, Icardi tratta un rinnovo da 7 milioni.
«Non provo invidia. Sono appena arrivato in Serie A. Icardi vale 25-30 gol in campionato. Ora vive un momento negativo. Capita a noi attaccanti».
C’è un altro Caputo «dimenticato» in B?
«Donnarumma meriterebbe un’occasione importante. Ma giocatori come noi, che non hanno “nome”, la A se la devono conquistare».
In che senso?
«Io dissi al mio procuratore: per andare in A devo vincere un torneo di B e salire con la mia squadra. Per questo ho accettato la scommessa dell’Empoli. E ho vinto».
Le prossime sfide?
«Salvare l’Empoli e la “mia” A. Possiamo farcela».
Non ha rimpianti?
«Non mi guardo indietro. Ho l’entusiasmo di un bambino. Pensate a Quagliarella: puoi diventare il capocannoniere del campionato anche a 40 anni. E Rossi? Farà ancora il fenomeno sulla moto a 40 anni. Ho ancora tempo per segnare tanti gol. In passato, quando avevi superato la trentina, venivi considerato a fine corsa. Oggi i giovani devono prendere esempio da Quagliarella. Sono contento che sia stato convocato da Mancini per lo stage. Tutti possono sognare la Nazionale».
Lei ha tre figli.
«Sofia di 9 anni, Jacopo di 5 e Brando di 3. Ho i loro nomi tatuati sul corpo. I due bimbi tirano delle pallonate in casa…».
All’Entella ha incrociato Zaniolo.
«Già allora si vedeva che era un potenziale fenomeno».