La Gazzetta dello Sport

Beretta sponsor e grande tifoso: «Belotti leader nel rush finale»

● «Vorrei vederlo con Iago e Zaza. Cairo mi piace perché è onesto e realista»

- Marco Pasotto INVIATO A TREZZO SULL’ADDA

Il maglioncin­o a V sotto la giacca è granata: «Diciamo che è un colore che mi piace abbastanza». Vittore Beretta sorride perché in realtà la passione per il suo Toro è viscerale, e «suo» è un aggettivo appropriat­o: l’azienda di famiglia – Fratelli Beretta salumi, di cui è presidente – è sponsor del club granata (fra giovanili e prima squadra) da 19 anni. «Sono del Toro da quando ne avevo cinque. Vidi piangere mia sorella e mio papà accanto alla radio: era appena successa la tragedia di Superga, l’amore è scattato lì». Tifo e business: il signor Vittore, brianzolo, è riuscito a coniugare due aspetti che gli fanno vivere da vicino la realtà granata. A partire dal rapporto col presidente Cairo: «Ci vediamo ogni tre mesi circa e ci capita di restare a chiacchier­are di pallone fino a mezzanotte. È un uomo che ammiro molto».

Insomma, è una presidenza che le piace.

«Apprezzo la sua politica perché è realista. Le promesse che non può mantenere, non le fa. Ha tirato su una società che ha una prospettiv­a. In giro per le academy ci sono 15 mila ragazzi targati Torino, abbiamo uno stadio con un nome nostro, è tornato in vita il Filadelfia. Vorrei ricordare che una dozzina di anni fa eravamo un club fallito. Cairo ha anche rimesso a posto i bilanci e ha l’ambizione di portare il club a lottare per la Champions. Gradualmen­te, ovvio».

Voto alla stagione in corso?

«Tra il 6,5 e il 7. Il gioco c’è, ci hanno messo sotto solo Napoli e Parma. Abbiamo una buona difesa, un centrocamp­o discreto e un bell’attacco. Davanti però mi piacerebbe vedere più spesso Iago con Belotti e Zaza».

Le piace Mazzarri?

«Diciamo che se avesse ottenuto 3-4 punti in più sarebbe stato l’ideale. Comunque è un tecnico esperto e sa lavorare coi giovani. È un buon maestro».

A proposito di giovani e di talenti: cosa pensa di Millico?

«Sembra un centravant­i da Serie A. È felino, ha voglia, non fa mai gol banali e ha lo sguardo giusto. Mi ricorda un po’ Montella e un po’ Enrico Chiesa».

Qualche delusione?

«Niang. Ci credevo molto».

Giochino di mercato: chi le piacerebbe vedere al Toro?

«Senz’altro Zaniolo. E mi piacerebbe riportare indietro Pellissier, grande profession­ista e cuore granata».

Cairo ha fatto bene a resistere alle sirene per Belotti?

«Ha fatto benissimo a tenerlo, anche perché non ha mai ricevuto offerte reali per 100 milioni. Andrea è un ragazzo d’oro e dovrebbe pretendere di non sfiancarsi in giro per il campo: sarà il leader nel rush finale».

Dica la verità: ma lei non ha mai pensato di prendersi il Toro?

«No. Negli anni di Pianelli sono stato nel Cda e ho giurato a me stesso che non sarei andato oltre la sponsorizz­azione. Ho visto troppe situazioni degradare. Poi finisci col mettere a repentagli­o la tua azienda».

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Vittore Beretta, 74 anni

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