L’ultima lezione del «prof» Moretti: il Torino in Europa
●A quasi 38 anni è sempre un esempio per il gruppo Prima di chiudere vuole portare la squadra in Coppa
Quando parla lui, lo spogliatoio ascolta. Quando c’è da allenarsi, è sempre davanti al gruppo. E adesso che il momento è di quelli delicati – un po’ per scelta, un po’ anche per necessità –, il suo nome è tornato stabilmente a comparire nell’undici titolare. A lui piace considerarsi sempre una risorsa al servizio di tutti: i suoi mantra sono il sacrificio prima di tutto, il «noi» davanti all’«io», lavoro e disponibilità prima di qualunque altro pensiero. Magari non diteglielo, perché c’è da giurarci che questa definizione difficilmente gli piacerebbe, ma il «professore» Moretti è ora tornato in cattedra. Lo aspetta, probabilmente, l’ultima lezione, quella con la quale potrebbe anche chiudere un’avventura lunga, appassionata, dura ma bellissima: mettere la sua esperienza al servizio di un collettivo per ricolorare l’Europa di granata. È l’ultimo sogno. L’ultima meta di un trentottenne che corre e si allena come un ragazzo (li festeggerà l’undici giugno) potrebbe essere riaccompagnare il Toro nelle Coppe. A quel punto, ci si potrà pure salutare. Con un sollievo in più e un rammarico in meno.
ESEMPIO Riflessivo sempre, banale mai. Ma Moretti non è solo il saggio della compagnia. È l’esempio fatto persona, è la testimonianza vivente dell’etica del lavoro. Per lui non esistono scorciatoie, c’è solo una strada ed è quella dell’applicazione. A Bormio come al Filadelfia c’è chi resta sempre colpito nel vederlo davanti ai compagni durante gli allenamenti. A questo club non si è però iscritto Walter Mazzarri. Anzi, l’attitudine al sacrificio di Emiliano lo ha naturalmente posto in sintonia con il Walterpensiero. Nel suo anno di Toro il tecnico ha imparato a conoscerlo a fondo, e tra i due la scintilla è scoccata da subito. Nello spogliatoio, quando c’è bisogno di aggiungere una frase per favorire la distensione o per spiegarsi meglio, Moretti è uno dei pochissimi che può avere diritto di parola.
GARANZIA Guai a dimenticarlo: Moretti è ancora un difensore di assoluta affidabilità e dall’invidiabile forma fisica. Lo ha fatto vedere nelle dieci presenze fin qui raccolte in campionato, di cui nove da titolare. Domenica a Ferrara ha dovuto anche urlare nel momento di maggiore pressione della Spal per serrare i ranghi in dieci uomini. Avrebbe sì potuto vivere una stagione da comprimario, ma si è ritagliato un ruolo da protagonista: di fatto è il «quarto» centrale titolare. Domenica con l’Udinese ci sarà nel tridente difensivo con Izzo (certo) e Djidji (probabile, le sue condizioni sono in miglioramento: ieri ha svolto una parte del lavoro con il gruppo, oggi si capirà se è recuperato). Moretti c’è ed è una garanzia.
E IL FUTURO? È una pagina bianca ancora da scrivere. Ci riflette, ci pensa, ma non si sbilancia e ripete: «Ora il mio obiettivo è aiutare il gruppo a raggiungere i propri obiettivi. Questa squadra è cresciuta nella mentalità e nella compattezza: con l’Udinese vogliamo vincere a tutti i costi». Ma prima o poi il momento della decisione arriverà, avendo un contratto con la scadenza fissata a giugno. Non è escluso che questi possano essere gli ultimi mesi da calciatore, ma potrebbe non essere un addio perché al Toro l’idea di offrirgli un incarico per il «post» c’è. Prima ci sarà un’Europa da prendere, poi chiudere sarà meno doloroso.
GLI SPUNTI
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