Marquez, gioia e dolore «Non ho ancora forza»
● Marc subito il più rapido: «La spalla va peggio del previsto ma senza operazione avrei dovuto smettere». Honda già al top
Tornare in sella alla sua RC213V per Marc Marquez è stato come «andare due settimane in vacanza. Ho passato un lungo inverno, convivere ogni giorno con questo infortunio è stata dura». E siccome la vacanza, generalmente, arriva dopo un lungo periodo di lavoro e stress e il solo pronunciarne il nome ha un effetto benefico, ecco che Marc ha pensato bene di chiudere la prima giornata di test della MotoGP stampando il miglior tempo: 1’59”621, meglio del record in gara di Jorge Lorenzo del 2015, a soli 6 decimi dalla pole dello stesso anno di Dani Pedrosa. Era il suo ultimo giro, all’ora di pranzo, che per Marc ha anche significato lo stop al lavoro. «I 30 giri fatti erano il massimo che potessi sopportare, prima che i muscoli perdessero forza. Sono contento, ma è altrettanto vero che mi aspettavo che la spalla fosse in condizione migliore. Invece se riesco ad andare forte per 1-2 giri, a livello di passo c’è molto lavoro da fare. Non ho forza».
OPERAZIONE Non si è comunque risparmiato, il campione
del mondo della Honda, da quando il 4 dicembre si è sottoposto all’operazione alla spalla sinistra, che negli ultimi mesi della scorsa stagione gli ha procurato infiniti problemi, con l’articolazione che usciva in continuazione dalla sede. «I chirurghi pensavano che l’intervento sarebbe durato un’ora e mezza, ce ne sono volute quattro, quando hanno aperto hanno trovato una situazione molto peggiore, con i tendini gravemente lesionati. La spalla era messa così male che nel momento in cui mi hanno fatto l’anestesia e mi sono addormentato, con il rilassamento dei muscoli è uscita da sola».
RECUPERO Dopo il primo periodo di immobilizzazione forzata, Marquez non si è risparmiato per farsi trovare pronto a questo appuntamento. Ha praticamente sequestrato Carlos José Garcia, il suo fisioterapista di fiducia in Clinica Mobile, iniziando un lavoro di recupero più intenso che mai: dopo 79 sessioni e 217 ore di trattamenti e allenamenti, ecco Marc tornare in sella, salvatore della patria di una Honda incerottata che qui deve fare a meno dell’infortunato Jorge Lorenzo e con un Cal Crutchlow a sua volta al rientro dopo il bruttissimo incidente nel weekend del GP di Australia. «Senza intervento non avrei potuto continuare a correre – continua Marc -, quindi sono già molto contento, ma servirà tempo. Faccio molta fatica nelle staccate a sinistra, ho dovuto cambiare posizione in sella. La lista portata dagli ingegneri Honda è lunga e qui non riusciremo certamente a fare tutto». C’è il vantaggio, però, che rispetto agli ultimi anni questa volta la Honda ha fatto molto bene i compiti a casa. «Ora possiamo concentrarci sul provare le cose più importanti, soprattutto di motore, per cercare più coppia, una miglior risposta all’apertura del gas e il freno motore, il resto lo faremo in Qatar».
EQUILIBRIO È ancora presto per dirlo, ma come testimonia la classifica l’impressione è che
l’equilibrio sia aumentato. Alle spalle di Marquez ecco Alex Rins con la Suzuki («Faceva paura come guidava quando gli sono stato dietro» dice Andrea Dovizioso, ancora prudente sulla Ducati), quindi Maverick Viñales con la miglior Yamaha davanti a Tito Rabat con la prima Ducati, quella Avintia, unico a migliorare nel finale. Quindi Danilo Petrucci e Valentino Rossi, con Dovizioso poco dietro. C’era grande curiosità per carpire le sensazioni di Rossi sul lavoro fatto a Iwata e il primo responso è stato positivo. «La Yamaha ha portato un solo motore, ma sono contento della scelta. È stato un buon inizio, soprattutto perché martedì ho parlato tanto con gli ingegneri e ho visto che hanno delle buone idee. Si lavorerà in maniera diversa, tutti assieme, senza dividersi in compartimenti stagni. Gli ingegneri hanno lavorato tanto sul freno motore, è un punto dove Maverick aveva spinto tanto e aveva ragione. Sul motore non abbiamo più dubbi, dobbiamo concentrarci sulla gestione delle gomme».