La Gazzetta dello Sport

Una Roma da tripletta C’è Fiorentina-Napoli

CECCHINI, FROSIO, MALFITANO, NICITA, SARDELLI

- ANSA Andrea Elefante INVIATO A VERONA

La Capitale ha parlato, Milano risponderà? Anche la Roma ha fatto quel che doveva: bracca la Lazio, si prende almeno un paio di notti al quarto posto mettendo altra pressione all’Inter e sperando in una frenata del Milan, lancia l’operazione Champions scaldando Dzeko, sempre più attaccante di squadra, totale: un gol (il 5° in campionato, tutti in trasferta), un assist, il 4-0 sfiorato due volte. Manifesta superiorit­à di qualità, per la Roma: altri impegni diranno se è stata vera gloria. Ma intanto: tre gol, due legni(il totale sale a 12), capacità nella sua imperfezio­ne di leggere i momenti per colpire un Chievo che ha detto un altro importante addio ai suoi sogni. Benino a tratti, mai bene bene, quasi sempre male dietro con l’8° gol beccato nel primo quarto d’ora, in totale nove nelle ultime tre partite, e per la prima volta dopo cinque partite un digiuno in casa: così è dura salvarsi.

UNA VORAGINE Il primo gol della Roma è stato un torto dei suoi a Di Carlo, che li aveva scongiurat­i di non ricadere in certe distrazion­i difensive: un colpo di testa centrale di Nzonzi è diventato assist per El Shaarawy (7° gol personale al Chievo), stavolta impietoso nel leggere un errore difensivo collettivo, riassunto dal ciapanò di Bani e Frey. Tutti messi, o usciti, male e in ritardo: più che un buco una voragine. Un regalo, più che altro. Invece il secondo gol, quello del 2-0 (23° nei primi tempi in campionato: record), se l’è fatto da solo Dzeko, con un gol capolavoro per lettura, costruzion­e (uno-due richiesto a Karsdorp) e soluzione finale: sterzata su Hetemaj che lo sta ancora cercando e traiettori­a disegnata in spazi ristretti, sul palo lontano. STOP IMPROVVISO Festa già finita, si è pensato: se non fosse che tutti improvvisa­mente hanno deciso di rimettere vestiti già indossati. Il Chievo, cercando di rimandare a memoria la rimonta dell’andata, ha iniziato se non altro a mordere: ancora senza spinta sulle fasce, ma scomponend­o i lati del suo triangolo offensivo in base alle accelerazi­oni di Giaccherin­i e agli incroci di Djordjevc e Stepinski. La Roma, decisa a governare il vantaggio, si è accorta di farlo più per inerzia che con la sicurezza che il suo 4-3-3, con Zaniolo e Cristante nei ruoli «naturali», poteva invece darle. In due parole, si è quasi fermata spalancand­o spazi al Chievo e costringen­dosi a chiedere ai suoi difensori recuperi che erano più che altro rimedi: un tiro deviato di Djordjevic, uno smorzato di Stepinski. In mezzo, la chance più nitida: Bani di testa ha attivato Djordjevic (in fuorigioco?), murato da Mirante con un mezzo miracolo.

DZEKO SHOW La vulnerabil­ità centrale della Roma si è propagata fino ad inizio ripresa ma stavolta, prima di rischiare un’altra salita improvvisa, è emersa anche una spietata tendenza al killeraggi­o. Sfogliando il manuale della ripartenza perfetta: strappo di El Shaarawy, sponda baciata di Dzeko, corridoio spalancato per fulmine Kolarov. A quel punto Di Carlo ha se non altro ha testato le sue forze nuove (da rivedere Piazon da trequartis­ta, buono l’impatto di Schelotto), mentre la Roma ha potuto destinare testa e energie al Porto (ma Schick ha sentito un muscolo pizzicare) e consegnare il palcosceni­co a Dzeko, che in un quarto d’ora ha impegnato Sorrentino dopo gioco di prestigio, fatto tremare la traversa e consegnato a El Shaarawy un invito che non è diventato assist solo per colpa del palo.

 ??  ?? Il pallonetto di Stephan El Shaarawy, 26 anni, che ha sbloccato il risultato al Bentegodi
Il pallonetto di Stephan El Shaarawy, 26 anni, che ha sbloccato il risultato al Bentegodi

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy