LA CHAMPIONS E LA RICHIESTA DI CEFERIN
Il presidente Uefa
Quel «comunista» di Aleksander Ceferin ha detto al Congresso una cosa molto di sinistra che potrebbe anche essere una richiesta d’aiuto. Ha detto che è «da ciarlatani» pensare o addirittura pretendere che, con una bacchetta magica, la Champions possa improvvisamente diventare equilibrata. Perché non è mai stato così, perché hanno sempre vinto Real e Barcellona, Milan e United, Liverpool e Bayern. E perché in questa società di diseguaglianze sempre più marcate, nella quale «l’1% della popolazione detiene il 50% della ricchezza», non può essere sempre il calcio la solita eccezione.
Tutto condivisibile. Però non si può negare che un tempo esistessero Nottingham Forest, Stella Rossa e Celtic, squadre che nel nuovo ordine mondiale possono aspirare al massimo alla fase a gruppi. Oggi le pretendenti sono una decina di club d’élite, un gruppo ristretto, e sorprendersi è soltanto un’ostentazione di ipocrisia. Il problema è che questo «gruppo» chiede, a volte legittimamente, sempre di più. Una strategia di pressioni cominciata negli anni 90 e confluita nella prima Champions. Una strategia ricorrente, anche se l’entrata dell’Eca nell’Uefa ha restituito una pace sociale.
Ma non sono state casuali le parole di Ceferin, sia l’ennesimo proclama che con lui «non ci sarà una Superlega», quasi volesse autoconvincersi, sia la rivelazione che alcuni top club erano pronti a separarsi in una Superlega privata. Oltre a smentire indirettamente gli stessi club, che di recente hanno negato aspirazioni scissioniste, è come se il rieletto presidente stesse chiedendo comprensione e aiuto. Come se dicesse: io la Champions la interpreterei in maniera più solidale, ma non si può, lo spirito dei tempi non me lo permette. E quindi, per non mandare tutto all’aria, meglio una Superchampions che, con il suo spettacolo e i suoi soldi, mantiene tutti in vita lautamente. L’alternativa sarebbe una Nfl per 16 oligarchi del pallone e il resto a stare a guardare, come le stelle.
Qualcosa può fare Ceferin: 1) intervenendo sul fair play (più libertà economica e meno concentrazione di campioni); 2) strutturando i tornei in serie più equilibrate, ma chi vince l’Europa League deve avere la sensazione che sia qualcosa d’importante e non lo scarto della Champions; 3) mantenendo un accesso sportivo ai tornei. Questa sarebbe la vera «strategy» dal 2024.