LA DUCATI È PARTITA COL PIEDE GIUSTO
Il verdetto dei test MotoGP
La frase la pronunciò per primo Jack Brabham, pilota australiano tre volte campione del mondo di F.1 tra gli Anni 50 e 60. «When the flag drops, the bullshit stops». Quando scende la bandiera (ai tempi a dare il via non c’era il semaforo), le chiacchiere finiscono. Tradotto in pratica: le parole della vigilia, le storie dell’inverno, i tempi nei test valgono fino a un certo punto. Le gare, e di conseguenza il Mondiale, sono un’altra cosa.
Siamo tutti d’accordo, compresa probabilmente la famiglia Ducati che ieri ha piazzato quattro moto — tra team ufficiale e satellite — ai primi quattro posti nell’ultima giornata di test MotoGP a Sepang, in Malesia, con crono di assoluto rispetto. Non è il caso di illudersi. Ma, se vogliamo essere sinceri, è sempre meglio stare davanti a tutti che dietro... Vero che, a questo punto della stagione, il lavoro è appena cominciato e molti hanno ancora parecchi sviluppi da mettere in campo. Ma guardare gli altri dall’alto al basso, se si scorre la lista dei tempi, offre diversi vantaggi.
Il primo, indubbio, è quello di far bene al morale del gruppo. I progettisti e la squadra hanno lavorato come si deve: la moto è veloce e può contare su una buona base. I piloti hanno collaborato e in squadra regna una bella armonia. Ci sarà tempo, in caso, per spingersi a vicenda e creare un po’ di sana rivalità. Il secondo segnale felice riguarda Petrucci e Bagnaia: Danilo ha dimostrato di saper aprire il gas e Pecco, da esordiente, ha stupito. E’ molto probabile che Dovizioso punta della Casa bolognese - abbia voluto tener nascoste le sue carte, o non abbia sentito la necessità di mostrarle. Ma questo nulla toglie all’exploit di giornata dei due di cui sopra.
C’è uno spunto però che, più di ogni altro, deve far sorridere la rossa. Giornate così, in termini cronometrici, hanno l’effetto di preoccupare i rivali. La Ducati non metterà in campo un dream team come la Honda ma sta seguendo i suoi piani di sviluppo della GP19 senza intoppi. Dall’altra parte, quella dei rivali più temuti, ci sono un Marc Marquez a mezzo servizio e un Jorge Lorenzo che in Malesia nemmeno si è presentato. Fratture e operazioni presentano il loro conto e il lavoro in pista ne risente. Guadagnare terreno e tenere le distanze fino all’esordio iridato in Qatar potrebbe indirizzare il campionato in un certo modo.
Ultima osservazione, doverosa: non esistono solo le duellanti delle ultime due stagioni, Honda e Ducati. Da ciò che si è visto fin qui, i conti andranno fatti anche con Yamaha e Suzuki, che a Sepang sul passo sono andate benissimo. Rossi e Viñales sanno come si vince, Rins nel 2018 è cresciuto molto. Tutta gente da tener d’occhio. Ma, come si diceva, meglio tenerla d’occhio dallo specchietto retrovisore...