La Gazzetta dello Sport

Goggia Una discesa per la storia

- Simone Battaggia INVIATO A ARE (SVEZIA)

ESSERCI PER L’ULTIMA DELLA VONN È STATO UN FORTE STIMOLO

SOFIA GOGGIA SULL’ICONA CHE LASCIA DA OTTOBRE HO PERSO CINQUE CHILI, MI SENTO MEGLIO

SOFIA GOGGIA SULLO STATO DI FORMA

Sofia Goggia insegue la storia. L’argento di martedì in superG ha già dato un senso all’enorme lavoro fatto per recuperare dalla frattura alla gamba destra di ottobre. Nel giorno dell’addio di Lindsey Vonn, un podio anche in discesa — sarebbe la prima velocista azzurra a centrare due medaglie nella stessa edizione — renderebbe il bilancio trionfale. Dopo quattro giorni di fila di sci, tra prove e gara, l’azzurra appariva affaticata. Ieri le cose andavano meglio.

È riuscita a riposare?

«Relativame­nte. Anche nella giornata di riposo il volume di cose da fare è alto. Per una prova stiamo in ballo ore, c’è il riscaldame­nto, alla hospitalit­y fa freddo, torni e ci sono il pranzo, il fisioterap­ista, la ginnastica, il video. Ti alzi alle 6 e arrivi alle 10 di sera che ti chiedi “ma un po’ di tempo per me?”. Venerdì pomeriggio, però, sono rimasta tranquilla. E oggi (ieri, ndr) metto in ordine la stanza».

Perché?

«Mamma dice sempre che il caos che ho fuori rispecchia quello che ho dentro. Ora però è parecchio, meglio fare ordine».

Deve fare ordine anche per la discesa?

«Ormai le linee sono quelle. Anche all’Olimpiade c’erano state tre prove e le avevo fatte bene, salvo la terza nella quale avevo deciso di rallentare e preparare le due curve che non m’erano riuscite prima. Qui non sono stata così veloce, non ho mai sciato nella modalità di gara. So quali sono i punti chiave del tracciato: sarà libera interpreta­zione con istinto da gara.

In allenament­o non avevo mai affrontato il superG così come l’ho sciato martedì, e non avevo avuto la stessa scioltezza nemmeno a Garmisch».

Sarà una discesa da gestire o da attaccare?

«Qui non si vince rischiando in un particolar­e passaggio. È da fare tutto bene, dal cancellett­o alla linea rossa. In questa pista non devi stare su una linea esatta, contano la presenza e la lucidità nel momento in cui si creano le curve. Non è questione

di mezzo metro o di un metro in più. Conta l’istinto».

Ai Giochi di PyeongChan­g vinse la discesa dopo aver sbagliato il superG. Questa volta arriva da un ottimo argento. Come cambia il modo di affrontare la gara?

«L’Olimpiade è stata una gara strana. Mi avevano detto che si arrivava con tanta pressione, ma per me sono state le gare più serene della mia vita, perché vedere i cerchi olimpici sui teli delle porte mentre mettevo fuori i bastoncini dal cancellett­o è stata una gioia tale che mi ha colmata. In superG avevo sciato fortissimo e poi avevo sbagliato, ma avevo anche trovato ciò che mi avrebbe fatto vincere in discesa: la vera Sofia sugli sci».

Ha provato la stessa sensazione in questa stagione?

«La scioltezza del superG di Garmisch m’ha sorpreso. Ho trovato una solidità sciistica che probabilme­nte non avevo avuto in tutta la carriera. Detto ciò, la discesa dei Mondiali è una tappa del percorso, fatta di mille gare, vittorie, sconfitte. Vorrei benedire questa gara: in questi mesi la data del 10 febbraio m’ha tenuto viva. Ma un’altra cosa m’ha motivato».

Cosa?

«Gareggiare con Lindsey Vonn. Abbiamo la possibilit­à di competere un’ultima volta con quella che è stata l’icona del nostro sport, proprio come è successo agli uomini con Svindal».

L’ha sentita?

«Le ho chiesto come andava dopo la caduta. Non è stata benissimo, ma sarà competitiv­a. Lei è Lindsey Vonn».

Userà gli sci di Garmisch?

«Non so quali sci userò anche se il modello l’ho scelto. Di sicuro saranno veloci. C’è un paio che ho usato l’anno scorso e poi non ho più avuto modo di prendere, che è abbastanza veloce».

Fisicament­e è cambiata?

«Da ottobre ho perso 5 chili. Mi sono detta “se torno che sono più grassa, sono morta”. Non potendo caricare ho perso un po’ di muscoli, ma soprattutt­o mi sono asciugata a livello di grasso. Mi sento meglio, più performant­e, anche se ho perso un po’ di cavalleria».

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