La Gazzetta dello Sport

FESTIVAL LAUTARO

Entra, fa un super gol e Spalletti respira Il Ninja è il migliore Il tecnico su Icardi: «È condiziona­to Il club ha iniziato a parlare del contratto È ora di chiudere»

- ANGIONI, CATAPANO, GARLANDO, SCHIANCHI, STOPPINI >

Come un pacco smarrito per strada, è stato recapitato finalmente all’Inter il Nainggolan ordinato quest’estate: l’anima selvaggia capace di accendere la squadra, il trampolino per le punte che mancava. Il Ninja è stato l’unica scintilla di un primo tempo spento, ha trascinato la squadra anche a inizio ripresa, firmando il primo tiro in porta, e al 34’ ha innescato il gol-partita di Lautaro, entrato due minuti prima. Ciò significa che Nainggolan e Spalletti, autore del cambio buono, i due grandi imputati della crisi, per una notte almeno, sono passati dalla parte dei bravi. Ovviamente serviranno una serie di conferme per parlare di inversione di rotta e di guarigione. Troppa la distanza tra il pessimo primo tempo e l’ottimo secondo per capire quale sia oggi la vera Inter. Il Parma ha retto un tempo solo, si è illuso con la traversa di Gervinho, ma nella ripresa si è afflosciat­o clamorosam­ente come un sacco vuoto, incapace di ripartire.

ZERO INTER Zero tiri in porta, zero occasioni create. L’unico pregio dell’orribile primo tempo dell’Inter è la coerenza. Una prestazion­e in linea con le prime tre giornate del ritorno. Spalletti conferma il 4-2-3-1, ma schierando un centrocamp­ista, Joao Mario, e non un esterno, alla periferia del tridente. E questo spiega in parte la stitichezz­a creativa. Cioè, si sa che, dopo il mancato arrivo di Modric (o di uno simile), la costruzion­e centrale, affidata al solo Brozovic, è la lucuna cronica, struttural­e della squadra, confermata anche ieri da un’uscita della palla impacciata e triste. Allora spingi sulle fasce, no? Invece in fascia ci va il portoghese, portato a convergere più che ad affondare. Il solito pallido Perisic non basta. Direte, ci sono anche i terzini sulle fasce. Appunto. D’Ambrosio, a un certo punto, non pressato, ha mancato il pallone che voleva crossare. Asamoah ha sparato traversoni fuori calibro. Il povero Icardi sembrava un bambino all’aeroporto che guardava passare gli aerei a faccia in su. Nainggolan è partito più motivato del solito, ma è sembrato spegnersi per non fare la figura del crumiro. All’ora del tè è l’Inter questo impasto di imperfezio­ni tecniche e tattiche e di motivazion­i spente.

SGOMMA GERVINHO Il Parma non è il Barcellona, ma le sue cosine le fa bene. Tre idee forti: pressare ovunque, far correre Gervinho e cercare Inglese a centro area. Al primo scatto, Gervinho pianta lì D’Ambrosio e se ne va; al 21’ converge indisturba­to e incrina la traversa. Al 42’ Inglese si volta, spara e quasi sorprende Handanovic. Ma il buon primo tempo degli emiliani è costato parecchio. Quando rientra in campo si ritrova con le gambe di piombo e la lingua fuori, incapace di ripartire. Anche perché l’Inter, spinta forse da un vago sentimento di vergogna, ora ha un’altra anima e un altro passo, accesa ancora da Nainggolan che al 3’ aggancia un bel pallone e calcia su Sepe in uscita. Primo tiro nello specchio dei nerazzurri. La Var sbandiera via un gol di braccio di D’Ambrosio (9’), ma ormai il Parma non esce più dall’angolo. Scozzarell­a, poi sostituito, arranca dietro allo scatenato Nainggolan. Crescono tutti i nerazzurri, tranne Icardi che pasticcia tutto ciò che gli arriva. E’ un assedio. L’Inter carica il pugno e aspetta solo il momento buono. Glielo detta Spalletti con il cambio buono: Lautaro per Joao Mario. A due minuti dall’ingresso, il Toro raccoglie il cioccolati­no del Ninja e lo scaraventa in rete (34’). Vecino e Brozovic (palo) sfiorano il raddoppio. Ma non serve un altro gol. Handanovic non trema mai. Il Parma non c’è più.

NUMERI Boccata d’ossigeno in zona Champions. Roma e Lazio rispedite a -5

La banda Spalletti trova il primo gol in A nel 2019, ma Icardi latita ancora

ALLA IBRA C’era una volta un altro centravant­i dell’Inter, tautuato come il Ninja, che si alzò dalla panchina del Tardini, entrò, fece gol e portò lo scudetto. Si chiamava Ibra, era il 2008. Altri tempi. Ma intanto la vittoria del Tardini, griffata Lautaro, consente a Spalletti di togliere il triangolo dall’asfalto: primi gol e prima vittoria del ritorno. L’Inter si è rimessa in moto, destinazio­ne Champions.

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Prima vittoria del 2019 in Serie A Spalletti e Martinez
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Lautaro Martinez, 21 anni, dopo il gol conIvan Perisic, 30 ANSA

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