Kolarov e l’inchino che divide la gente «Ha chiesto scusa» «No, ci provocava»
●Tra web e radio c’è chi lo difende e chi lo accusa Il precedente con la Lazio
L’impressione è che difficilmente se ne verrà a capo. A meno che non ci sia un passo avanti da una delle due parti, se non da tutte e due. Da un lato c’è Aleksandar Kolarov: dall’altra i ragazzi della Curva Sud. In mezzo una ferita lacerante che sembra non volersi rimarginare. Già, perché se a Verona Kolarov ha segnato il suo 6° gol in campionato (il che lo rende uno dei difensori più prolifici d’Europa, con quello di Coppa Italia sono 7 stagionali), quel gol ha finito con l’acuire la ferita. Perché dal settore giallorosso sono arrivati subito cori contro il serbo («bastardo») e lui ha reagito con un inchino interpretato come una replica polemica. Così la città si è divisa, tra web e radio. «Se lo insultiamo non ce lo meritiamo un giocatore così», il succo di chi lo ha difeso; «È falso e presuntuoso, non lo vogliamo più con la Roma» il concetto di chi è intransigente.
LA SITUAZIONE Ieri Kolarov ha parlato, ma è un’intervista vecchia a SoccerAM. «Dopo aver parlato con Monchi, ho chiamato Dzeko per chiedergli del club. E lì ho deciso di venire a Roma. Quando cammino o sono in campo non sorrido, ma sono un ragazzo sempre positivo». Magari prima o poi il serbo proverà a chiarire la vicenda. Dopo il Chievo Sky lo aveva cercato a caldo, ma la Roma ha preferito rimandare. Kolarov avrebbe potuto parlare in zona mista, ma ha preferito rinunciare. In Serbia sono convinti che quell’inchino sia un gesto di rispetto e non di provocazione. E di questo è sicuro anche Di Francesco, cha ha difeso il terzino a fine gara. Un inchino, tra l’altro, Kolarov lo fece verso la Monte Mario dopo il gol al derby. Per molti, era rivolto ai dirigenti della Lazio, con cui i rapporti non sono idilliaci. Sta di fatto che la relazione con i tifosi della Roma è oramai incrinata, da quando Kolarov disse che «i tifosi non devono parlare di calcio, non ne capiscono molto». Anche se poi la deflagrazione è stata quella rispostaccia al tifoso che a Termini gli chiedeva di svegliarsi prima di Firenze, accoppiata poi ad una prestazione pessima. E ieri, tra l’altro, in molto ricordavano le sue frasi del post LazioInter del 2010, quando i tifosi biancocelesti esultavano ai gol dell’Inter per «penalizzare» la Roma. «Sono sconcertato, non avevo mai assistito a nulla di simile – disse –. Invece di tifare per noi la gente ci scherniva, applaudendo gli avversari. Non so se è “odio per la Roma”, ma questo atteggiamento è andato oltre l’intelligenza. Non è più una passione, ma una malattia». E chissà che quella malattia non si sia trasmessa anche dall’altra parte del Tevere...