La Gazzetta dello Sport

Kolarov e l’inchino che divide la gente «Ha chiesto scusa» «No, ci provocava»

●Tra web e radio c’è chi lo difende e chi lo accusa Il precedente con la Lazio

- Andrea Pugliese ROMA

L’impression­e è che difficilme­nte se ne verrà a capo. A meno che non ci sia un passo avanti da una delle due parti, se non da tutte e due. Da un lato c’è Aleksandar Kolarov: dall’altra i ragazzi della Curva Sud. In mezzo una ferita lacerante che sembra non volersi rimarginar­e. Già, perché se a Verona Kolarov ha segnato il suo 6° gol in campionato (il che lo rende uno dei difensori più prolifici d’Europa, con quello di Coppa Italia sono 7 stagionali), quel gol ha finito con l’acuire la ferita. Perché dal settore gialloross­o sono arrivati subito cori contro il serbo («bastardo») e lui ha reagito con un inchino interpreta­to come una replica polemica. Così la città si è divisa, tra web e radio. «Se lo insultiamo non ce lo meritiamo un giocatore così», il succo di chi lo ha difeso; «È falso e presuntuos­o, non lo vogliamo più con la Roma» il concetto di chi è intransige­nte.

LA SITUAZIONE Ieri Kolarov ha parlato, ma è un’intervista vecchia a SoccerAM. «Dopo aver parlato con Monchi, ho chiamato Dzeko per chiedergli del club. E lì ho deciso di venire a Roma. Quando cammino o sono in campo non sorrido, ma sono un ragazzo sempre positivo». Magari prima o poi il serbo proverà a chiarire la vicenda. Dopo il Chievo Sky lo aveva cercato a caldo, ma la Roma ha preferito rimandare. Kolarov avrebbe potuto parlare in zona mista, ma ha preferito rinunciare. In Serbia sono convinti che quell’inchino sia un gesto di rispetto e non di provocazio­ne. E di questo è sicuro anche Di Francesco, cha ha difeso il terzino a fine gara. Un inchino, tra l’altro, Kolarov lo fece verso la Monte Mario dopo il gol al derby. Per molti, era rivolto ai dirigenti della Lazio, con cui i rapporti non sono idilliaci. Sta di fatto che la relazione con i tifosi della Roma è oramai incrinata, da quando Kolarov disse che «i tifosi non devono parlare di calcio, non ne capiscono molto». Anche se poi la deflagrazi­one è stata quella rispostacc­ia al tifoso che a Termini gli chiedeva di svegliarsi prima di Firenze, accoppiata poi ad una prestazion­e pessima. E ieri, tra l’altro, in molto ricordavan­o le sue frasi del post LazioInter del 2010, quando i tifosi biancocele­sti esultavano ai gol dell’Inter per «penalizzar­e» la Roma. «Sono sconcertat­o, non avevo mai assistito a nulla di simile – disse –. Invece di tifare per noi la gente ci scherniva, applaudend­o gli avversari. Non so se è “odio per la Roma”, ma questo atteggiame­nto è andato oltre l’intelligen­za. Non è più una passione, ma una malattia». E chissà che quella malattia non si sia trasmessa anche dall’altra parte del Tevere...

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L’inchino di Kolarov, 33 anni, dopo il gol al Chievo ANSA

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