La Gazzetta dello Sport

OLIMPIA, SOMIGLI ALLA MIA DI 40 ANNI FA

La testimonia­nza del coach

- Di DAN PETERSON

Sono arrivato all’Olimpia Milano 40 anni fa, nel 197879, in un momento non facile perché il nostro proprietar­iopresiden­te, Adolfo Bogoncelli, nelle sei estati precedenti, compreso il 1978, aveva ceduto otto nazionali: Giorgio Giomo (1973); Mauro Cerioni e Massimo Masini (1974); Giulio Iellini e Renzo Bariviera (1975); Pino Brumatti (1977); Renzo Vecchiato e Paolo Bianchi (1978). Siamo rimasti con Mike D’Antoni, Toio Ferracini, CJ Kupec e Mike Sylvester. Più sei ragazzi appena usciti dagli Juniores: Paolo Friz (classe ’57); Dino Boselli (’58); Franco Boselli (’58); Vittorio Gallinari (’58); Francesco Anchisi (’59) e Valentino Battisti (’59). Ci davano all’ultimo posto retrocessi in A-2. Con un’etica del lavoro pazzesca, un agonismo incredibil­e e un killer instinct pauroso, sono diventati «La Banda Bassotti». Io, come coach, ho usato tutto per spronarli: «Dicono che siamo i più piccoli, quindi dobbiamo saltare di più. Dicono che siamo i più giovani, quindi dobbiamo lottare come leoni. Dicono che siamo meno bravi di tutti, quindi dobbiamo giocare alla morte». Altro che ultimo posto: siamo andati alle finali, grazie anche al nostro pubblico, che ha apprezzato la nostra voglia di «sputare sangue». Chiedete a Mike, a Gallo, al «Barone» Boselli, a CJ Kupec, pure a me e rispondere­mo tutti la stessa cosa: «La più grande soddisfazi­one della nostra carriera».

Fast forward! Oggi Simone Pianigiani è sulla panchina dell’Olimpia. Anche lui si trova in una situazione di grande emergenza. No, non per cessioni, bensì per infortuni che hanno decimato il settore lunghi… e non lunghi. Anche lui, per forza maggiore, è costretto a tamponare le emorragie: «small ball», basket dei piccoli, la Banda Bassotti 2018-19! Pure Pianigiani ha chiesto l’appoggio dei tifosi dell’Olimpia, come me 40 anni prima. Ovvio, il pubblico di Milano (vale anche per l’Inter e il Milan) apprezza, più di qualsiasi altra cosa, la gente che mette il cuore in campo, come l’AX l’altra sera.

In tutto ciò, a Pianigiani sono riusciti anche almeno due grandi lavori mentali. Il primo: non ha perso Curtis Jerrells, che poteva andare in depression­e con l’arrivo di James Nunnally. Con il Darussafak­a, i «missili» da distanza siderale di Jerrells hanno deciso l’incontro. Il secondo: a Mindaugas Kuzminskas ha dato spazio, fiducia e importanza ed è stato ripagato, con gli interessi, in punti, rimbalzi ed esperienza. Quindi, in questa squadra rivedo l’identità della Banda Bassotti di 40 anni fa. Tempi diversi, certo. Ma colgo in loro ciò che notavo in Mike, nel Gallo e negli altri: giocatori grintosi, uomini veri, profession­isti seri. Li ringrazio per l’amarcord.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy