La Gazzetta dello Sport

GODETEVI IL DUELLO TRA ZAPATA E PIATEK

Milan quarto, Atalanta quinta: sabato la sfida

- Di LUIGI GARLANDO email: lgarlando@rcs.it twitter: @garlando_luigi

Calabria, un ragazzo del vivaio, gli ha passato il pallone e Paquetà lo ha spinto in rete. Poi il brasiliano ha chiuso gli occhi e ha regalato il suo primo gol da milanista ai dieci giovani del Flamengo, morti nel rogo del convitto. Che conosceva.

Il momento più emozionant­e nella bella vittoria sul Cagliari che ha riportato il Milan da solo al quarto posto. Una vittoria diversa, nuova. Abituato a strappare alla sofferenza ogni punto, il Diavolo stavolta si è imposto con la serenità con cui le grandi sbrigano le pratiche. Ha giocato bene con continuità e anche questo è un bel passo avanti: avvolgente con i terzini, squadra corta, equilibrat­a, tanto da non esporre la difesa a rischi. La crescita di Calhanoglu e Paquetà ha arricchito la manovra. Piatek, già ben inserito, sa farsi trovare. Più in generale, tutti sembrano più sicuri, forti di nuove conoscenze. E questo è il grande merito di Gattuso. Il quarto posto gli luccica addosso come una medaglia. Sabato contro Gasperini, il tecnico più illuminato del torneo, discuterà la laurea. Partitona. Zapata (16 gol)-Piatek (15), a segno anche ieri, è duello da mezzogiorn­o di fuoco. L’Atalanta, quinta a un punto, cova il sorpasso. Prima squadra a toccare i 50 gol. La vittoria sulla Spal pesa anche più di quella sulla Juve. Perché contro i più forti ti vengono d’istinto motivazion­i feroci. Ribaltare una giornata balorda con la Spal è più difficile. In certe giornate la Dea prima si arrendeva, oggi si ribella. Cresciuta nel gioco e nell’anima. Anche a Cagliari aveva vinto nella sofferenza. Questo significa maturità. Che per esempio la Samp, battuta in casa dal Frosinone, non ha ancora. E la giovane Fiorentina neppure. Così, tra le prime sette e l’ottava, si è creato un fossato di 4 punti. L’ottava è ora il Toro, che ha sconfitto l’Udinese e sorvolato appunto blucerchia­ti e viola. Ma i granata devono alzare la qualità del gioco se vogliono saltare il fossato e sbloccare Belotti. Napoli e Atalanta leggeranno il futuro del Toro. Questo è il bivio della svolta. In coda gran balzo del Frosinone, rigenerato dalla gufata di De Laurentiis. Cagliari e Udinese hanno guadagnato il diritto alla paura.

La Juve ne fa tre al Sassuolo e riporta in doppia cifra il vantaggio sul Napoli: +11. Ma lo scudetto non è in discussion­e, contava più leggere la prestazion­e a dieci giorni dalla Champions. Allegri prende atto che Cristiano Ronaldo ha la fame di sempre (18 gol) e che la difesa non ha preso gol anche senza Chiellini e Bonucci; registra con piacere le reti di Khedira ed Emre Can, perché contro la fisicità dell’Atletico Madrid servirà la buona vena di interni da lotta, capaci di aggredire l’area; ha visto entrare bene Dybala, reduce dal «mal di pancia» col Parma. Non è un caso che CR7 lo abbia omaggiato, solidale, con la Dybala Mask, dopo il gol. Il portoghese ha bisogno della qualità della Joya al fianco e lo ha dimostrato cercando subito il dialogo. A Max il compito di valutare l’innesto e nuovi equilibri. Cristiano sa bene quanto paghi la nobiltà tecnica in Champions. Fosse per lui, si avvicinere­bbe agli ottavi giocando sempre al massimo, cercando gol e divertimen­to. Come usava al Real e come ha fatto ieri Guardiola, che non si è risparmiat­o e ne ha fatti 6 al Chelsea per allenare il City a produrre in serie, per riflesso condiziona­to. Così fanno il Liverpool e le grandi in genere. La Juve ha scelto un avviciname­nto più italiano e risparmios­o. A inizio partita ha lasciato palla al Sassuolo e si è ritirata in attesa, senza pressare. Ha rischiato qualcosa, è stata salvata da Szczesny, poi è passata e ha preso il largo. Allegri ha scelto di nascondere la Juve migliore per tirarla fuori al momento giusto, a Madrid. Il rischio in questi casi è scordare dove averla nascosta. Forse il Cholo sta facendo lo stesso o, forse, il vero Atletico non lo trova più.

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