GODETEVI IL DUELLO TRA ZAPATA E PIATEK
Milan quarto, Atalanta quinta: sabato la sfida
Calabria, un ragazzo del vivaio, gli ha passato il pallone e Paquetà lo ha spinto in rete. Poi il brasiliano ha chiuso gli occhi e ha regalato il suo primo gol da milanista ai dieci giovani del Flamengo, morti nel rogo del convitto. Che conosceva.
Il momento più emozionante nella bella vittoria sul Cagliari che ha riportato il Milan da solo al quarto posto. Una vittoria diversa, nuova. Abituato a strappare alla sofferenza ogni punto, il Diavolo stavolta si è imposto con la serenità con cui le grandi sbrigano le pratiche. Ha giocato bene con continuità e anche questo è un bel passo avanti: avvolgente con i terzini, squadra corta, equilibrata, tanto da non esporre la difesa a rischi. La crescita di Calhanoglu e Paquetà ha arricchito la manovra. Piatek, già ben inserito, sa farsi trovare. Più in generale, tutti sembrano più sicuri, forti di nuove conoscenze. E questo è il grande merito di Gattuso. Il quarto posto gli luccica addosso come una medaglia. Sabato contro Gasperini, il tecnico più illuminato del torneo, discuterà la laurea. Partitona. Zapata (16 gol)-Piatek (15), a segno anche ieri, è duello da mezzogiorno di fuoco. L’Atalanta, quinta a un punto, cova il sorpasso. Prima squadra a toccare i 50 gol. La vittoria sulla Spal pesa anche più di quella sulla Juve. Perché contro i più forti ti vengono d’istinto motivazioni feroci. Ribaltare una giornata balorda con la Spal è più difficile. In certe giornate la Dea prima si arrendeva, oggi si ribella. Cresciuta nel gioco e nell’anima. Anche a Cagliari aveva vinto nella sofferenza. Questo significa maturità. Che per esempio la Samp, battuta in casa dal Frosinone, non ha ancora. E la giovane Fiorentina neppure. Così, tra le prime sette e l’ottava, si è creato un fossato di 4 punti. L’ottava è ora il Toro, che ha sconfitto l’Udinese e sorvolato appunto blucerchiati e viola. Ma i granata devono alzare la qualità del gioco se vogliono saltare il fossato e sbloccare Belotti. Napoli e Atalanta leggeranno il futuro del Toro. Questo è il bivio della svolta. In coda gran balzo del Frosinone, rigenerato dalla gufata di De Laurentiis. Cagliari e Udinese hanno guadagnato il diritto alla paura.
La Juve ne fa tre al Sassuolo e riporta in doppia cifra il vantaggio sul Napoli: +11. Ma lo scudetto non è in discussione, contava più leggere la prestazione a dieci giorni dalla Champions. Allegri prende atto che Cristiano Ronaldo ha la fame di sempre (18 gol) e che la difesa non ha preso gol anche senza Chiellini e Bonucci; registra con piacere le reti di Khedira ed Emre Can, perché contro la fisicità dell’Atletico Madrid servirà la buona vena di interni da lotta, capaci di aggredire l’area; ha visto entrare bene Dybala, reduce dal «mal di pancia» col Parma. Non è un caso che CR7 lo abbia omaggiato, solidale, con la Dybala Mask, dopo il gol. Il portoghese ha bisogno della qualità della Joya al fianco e lo ha dimostrato cercando subito il dialogo. A Max il compito di valutare l’innesto e nuovi equilibri. Cristiano sa bene quanto paghi la nobiltà tecnica in Champions. Fosse per lui, si avvicinerebbe agli ottavi giocando sempre al massimo, cercando gol e divertimento. Come usava al Real e come ha fatto ieri Guardiola, che non si è risparmiato e ne ha fatti 6 al Chelsea per allenare il City a produrre in serie, per riflesso condizionato. Così fanno il Liverpool e le grandi in genere. La Juve ha scelto un avvicinamento più italiano e risparmioso. A inizio partita ha lasciato palla al Sassuolo e si è ritirata in attesa, senza pressare. Ha rischiato qualcosa, è stata salvata da Szczesny, poi è passata e ha preso il largo. Allegri ha scelto di nascondere la Juve migliore per tirarla fuori al momento giusto, a Madrid. Il rischio in questi casi è scordare dove averla nascosta. Forse il Cholo sta facendo lo stesso o, forse, il vero Atletico non lo trova più.