L’Hellas nella tempesta Altro pari, piovono fischi
●Battaglia sotto il diluvio a Verona, Di Carmine riprende Pettinari Grosso non vince dal 27 dicembre: è a rischio, oggi la decisione
Il Verona pensa al Carnevale dopo aver votato il «Papà del Gnoco», la sua maschera più amata. Ma al Bentegodi non c’è lo stesso clima di festa di San Zeno. Anzi, il popolo dell’Hellas ha il fischio facile e non lo risparmia neppure dopo questo pareggio, faticoso ma meritato, contro il Crotone. Il tecnico non «è in discussione, ma sotto osservazione», ha detto il presidente Setti alla vigilia ricorrendo a una sottile distinzione semantica. E adesso? Grosso è delegittimato dai tifosi e la società non è più così certa. La sua posizione è fortemente a rischio e oggi la dirigenza prenderà una decisione. Continua intanto il pessimo 2019 dell’Hellas: dopo il derby perso male a Padova, tre pareggi. Ultima vittoria: 27 dicembre col Cittadella. Il Crotone continua invece la serie positiva cominciata nel ritorno: tre pareggi e una vittoria in trasferta.
PAURA Il Verona è pericoloso all’inizio e alla fine del primo tempo, con Zaccagni e Marrone, di testa: due errori incredibili, da soli e a porta spalancata. In mezzo, cioè tra il 2’ e il 45’ si vede una squadra frenata e vittima delle sue paure. Grosso punta sui 4 rinforzi di gennaio, ma l’effetto è irrilevante anche perché Munari toglie quasi subito il disturbo per guai fisici. È il solito 4-3-3, decisamente spuntato: Di Carmine fatica con Spolli, Matos è frenato da Golemic e Vaisanen, poi fuori anche lui per infortunio, si occupa dell’altro esterno. È quindi Vitale il più produttivo dei suoi, ma spinge quando può perché Sampirisi è pericoloso. È così il Crotone a fare la partita: Benali, schierato davanti alla difesa, fa girare la squadra che è un piacere, approfittando dello spazio che colpevolmente gli lascia l’Hellas. Uscito Munari, toccherebbe a Colombatto occuparsi del piccolo play: non lo fa, e le conseguenze si vedono subito. Il 3-5-2 di Stroppa non è niente di rivoluzionario, ma regala corsa e semplicità: Benali che imposta, Sampirisi che spinge sulla destra (Milic sulla fasce opposta si muove poco: non gioca da oltre un anno), Barberis e soprattutto Rodhèn cercano l’inserimento. Stroppa deve adattarsi alle assenze di Simy e Nalini: conferma Pettinari e si affida al francese Machach, tutto da scoprire. Al 26’ l’occasione migliore del Crotone: gran tiro da fuori di Rodhèn e volo di Silvestri. Si vede poco altro di eccitante. SVEGLIA NEL FINALE E all’inizio del secondo tempo, mentre i tifosi dell’Hellas cominciano a spazientirsi («Andate a lavorare!»), il Crotone passa: diagonale di Rohdèn da destra, Pettinari tocca col polpaccio a mezzo metro da Silvestri e con la difesa immobile. Intanto anche Matos esce per infortunio: una combinazione di sfortuna e indecisione micidiale per una squadra già in crisi di autostima. Grosso deve ritoccare il tridente: dentro Tupta a destra. Poi c’è l’episodio che farà svoltare la partita: l’espulsione di Rodhèn, al secondo giallo dopo aver fermato la corsa di Di Carmine. Stroppa interviene per limitare i danni dell’inferiorità numerica: fuori Pettinari, dentro Molina. È un 3-5-1 conservativo con Machach unica punta. Contromossa di Grosso, arriva anche il momento di Pazzini, in campo al posto di Di Gaudio: 4-4-2 col doppio centravanti, Tupta e Zaccagni esterni. Sarà un caso, ma poco dopo ecco il pari: perfetto assist di Faraoni, Di Carmine coglie l’attimo giusto e batte Cordaz in uscita, col pallone che gli passa sotto le gambe. E l’Hellas si trasforma, trova la rabbia, si butta sotto. Un’altra squadra, ma è troppo tardi.