DA MANUEL A BEBE VIO, C’È UN’ITALIA CHE TRASMETTE FORZA
Dopo il dramma del nuotatore, la spinta emotiva della campionessa paralimpica
«Atutti quelli che cadono, ma appena si rialzano riprendono a correre… o a nuotare!». Una faccina sorridente con l’occhiolino e l’emoticon che rappresenta un nuotatore seguito da un «Daje Manuel!!!» e il tag @manuelmateo_. È quello di Manuel Bortuzzo, cuore d’Italia. Bebe Vio è tornata a vincere un oro in Coppa del Mondo e ha voluto dedicarla a lui, che nei giorni scorsi aveva dichiarato di aver pensato proprio a Bebe «e alla sua forza». Perché Bebe è così: sa essere ispirazione. Come succede agli atleti paralimpici. E lei ne è l’emblema non solo in Italia. Con Alex Zanardi o Martina Caironi oppure Oney Tapia o Francesca Porcellato o mille altri. Il loro valore va oltre lo sport. Il movimento paralimpico riesce a essere seme per un cambio culturale. Luca Pancalli, numero uno del Cip, lo ribadisce spesso. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo ha sancito in più di un discorso pubblico e privato.
Bebe e quel suo sorriso che sa conquistare. Senza far pensare a braccia e gambe che mancano, cicatrici che sono parte di lei senza vergogne, difficoltà che ci sono ma sembra non ci siano. La vita che si affronta con la freschezza e l’entusiasmo dei vent’anni che sono quelli di Manuel. In ogni condizione. Bebe tante volte, senza riflettori o comunicati, ha incontrato chi aveva una disabilità o stava affrontando momenti difficili. Con parole semplici e fortissime. E quel sorriso. Che fa capire: «Ehi, ce la puoi fare». Lo farà anche con Manuel. Non sappiamo la strada che prenderà lui, se tornerà in piscina, magari a cercare di raggiungere e aiutare la Nazionale paralimpica di nuoto, fra le prime del mondo. Non interessa ora. Possiamo solo immaginare che quel «Daje Manuel» in un post su instagram sarà nella sua mente e nel suo cuore. Se l’Italia ha le facce belle di Manuel e Bebe ci sono ancora speranze di un bel futuro.