La Gazzetta dello Sport

Inter, il rigore paga Non c’è Maurito? Lautaro segna e Handa chiude Rapid battuto

● A Vienna decide Martinez dal dischetto Buono il risultato, non la prestazion­e nerazzurra Ma dopo la bufera-Icardi difficile aspettarsi di più

- Fabio Licari

INVIATO A VIENNA (AUSTRIA)

Non poteva che essere così. Non poteva che essere Lautaro Martinez l’eroe di Vienna. Nel caos Icardi – l’argentino degradato alla vigilia, la fascia ad Handanovic, il gran rifiuto di partire, lo spogliatoi­o spaccato – è il suo «sostituto», non ancora erede, l’unico veramente da ricordare in questo successo che spiana la strada degli ottavi ma non quella dell’entusiasmo. Fa tutto l’argentino di riserva a fine primo tempo: si procura il rigore, lo trasforma con una violentiss­ima botta centrale, e subito dopo sfiora il raddoppio. Fa quasi tutto, per la verità. Perché il Rapid si sistema un po’, ha una reazione d’orgoglio e anche un’occasione pericolosa. E chi chiude la porta a doppia mandata su Knasmüllne­r? Ma Handanovic naturalmen­te, il nuovo capitano, l’altro protagonis­ta di questo triangolo involontar­io. Una sceneggiat­ura a orologeria per un 1-0 che dovrebbe chiudere qualsiasi discorso sulla qualificaz­ione. Ma che lascia ancora aperte altre questioni.

PICCOLO RAPID Perché il Rapid è davvero la piccola squadra che l’ex Prohaska aveva descritto con spietata onestà alla vigilia. Modesta cifra tecnica, difficoltà estrema ad andare al tiro, depression­e da bassa classifica nel campionato austriaco fermo da due mesi. In più, il timore reverenzia­le nei confronti dell’Inter spinge il tecnico Kühbauer a proteggers­i oltre il necessario, lasciando per un tempo in panchina i due (Schobesber­ger e Knasmüllne­r) che daranno la scossa nella ripresa. Doveva quindi essere l’Inter a imporsi da Inter, a chiudere il discorso già qui a Vienna, a non farsi mettere un po’ sotto nella ripresa. Troppo netto il gap tecnico. Ma probabilme­nte, con tutto quel che è successo, non si poteva pretendere la luna. Da domani però sì: il Rapid potrebbe essere una squadra di bassa Serie A, forse anche meno, ma sulla strada dei nerazzurri non ce ne saranno tante altre del genere.

COME CRESCE LAUTARO Prima di dire che l’Inter non soffrirà l’assenza dell’ex capitano ne corre: l’Icardi vero resta uno dei 9 più forti d’Europa. Martinez, però, conquista la prima pagina e non soltanto per il gol. La verità è che, mentre Icardi decresce, lui si sta prendendo l’Inter a poco a poco. Intanto siamo al settimo gol stagiona- le: dopo i quattro in campionato, e i due in Coppa Italia, ecco il primo centro europeo. Con la continuità di gioco sta migliorand­o anche lo score: siamo a quattro centri nelle ultime quattro partite giocate dall’inizio. Inoltre quattro degli ultimi sei gol dell’Inter sono suoi. Partite da titolare: finora appena sette. Il messaggio implicito è: lasciatemi giocare e vi dimostro che cosa so fare. Può darsi che la tempesta nella quale sta ballando Icardi lo aiuti. Di sicuro Lautaro si inserisce di più nella manovra, aiuta in copertura, insegue, difende meglio la palla. Il fiuto del gol non è però lo stesso dell’assistito di Wanda Nara.

MAI AL CENTRO Quello che l’Inter non fa è sfruttare la partecipaz­ione di Lautaro: la manovra resta lenta e prevedibil­e. La regia, condivisa da Valero e Vecino, è molto scolastica. E nessuno sa inventare qualcosa. Dovrebbe essere lavoro per Nainggolan, però di nuovo distratto e alla vana ricerca di una posizione. Dovrebbe essere compito di Perisic, ma i bassi del croato sovrastano ancora una volta gli alti. E poi: da cosa si capisce che questa è una squadra di Spalletti? Dove sono le sovrapposi­zioni, i tagli, le entrate da dietro? Il gioco scorre monotono e prevedibil­e sulle fasce, mai un’iniziativa o un tentativo di sfondare in superiorit­à al centro, quasi come se l’Inter — con undici titolari di undici nazionalit­à diverse — rinunci in partenza a un’opzione. Tanti assenti, è vero, panchina corta, ma di sicuro il caso Icardi incombe e non rasserena.

E SENZA RIGORE? Per il Rapid, piccolo ma agguerrito, difendersi non è un’impresa. Escluso il rigore, i veri pericoli per i biancoverd­i, molto fisici, spesso in marcatura a uomo, sono due: uno di Lautaro e l’altro di Nainggolan che però, oltre alla posizione, sbaglia la facile mira. In compenso, nel finale l’Inter è costretta a difendersi e a inserire D’Ambrosio per proteggers­i meglio. Che cosa sarebbe successo, se Thurnwald non avesse fatto la fesseria di entrare sul piede di Martinez in area, nessuno può dirlo. Ma gli estremi per una goleada qui non si sono visti.

DAL CAMPO

Il Toro conferma il trend positivo: 4 degli ultimi sei gol nerazzurri sono suoi

Quando la squadra è calata il portiere ha salvato tutto su Knasmüllne­r

DA RIVEDERE

Gli austriaci fanno fatica a costruire, ma non è Inter da goleada

Per Nainggolan un passo indietro e difficoltà a liberarsi tra le linee

 ??  ?? A sinistra Ivan Perisic, 30 anni. A destra Lautaro Martinez dopo il gol che ha deciso la gara EPA
A sinistra Ivan Perisic, 30 anni. A destra Lautaro Martinez dopo il gol che ha deciso la gara EPA
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy