La Gazzetta dello Sport

LOTTA, TIRA, SEGNA: LAUTARO SIMBOLO DEL NUOVO CORSO INTER

La vittoria in Europa League

- Di ANDREA SCHIANCHI

Il Toro si carica sulle spalle l’Inter e la trascina oltre il buio dell’ultimo periodo. Sabato scorso, al Tardini contro il Parma, con i nerazzurri nel bel mezzo di una lunghissim­a astinenza da gol, ha regalato una perla che è valsa una vittoria. E ieri, in una partita resa delicata da una vigilia tanto intensa quanto surreale, si è procurato un calcio di rigore, lo ha trasformat­o con sicurezza e ha traghettat­o la squadra al di là delle polemiche. I tifosi, indirizzan­do nel finale a Handanovic il coro «Un capitano, c’è solo un capitano», si schierano apertament­e dalla parte della società e appoggiano il nuovo corso dell’Inter che, inevitabil­mente, passa per i gol di Lautaro. Per un giorno, o forse soltanto per qualche ora, non si parlerà di Icardi, della fascia da capitano «revocata», del contratto da rinnovare (o non rinnovare), di Wanda Nara e dei post sui social network. Il palcosceni­co, anche se per un breve arco di tempo, sarà tutto suo: di Lautaro Martinez detto il Toro, 21 anni, argentino, maglia numero 10 e un futuro da conquistar­e, se saprà evitare, con sapienti dribbling, le trappole che si frappongon­o tra l’essere un talento e il diventare un campione.

Battere il Rapid Vienna, anche se in trasferta, non può essere considerat­a un’impresa per l’Inter: semmai rientra nell’ordinaria amministra­zione. Tuttavia, poiché nel calcio non c’è nulla di scontato, è giusto festeggiar­e il successo e sottolinea­re che, date le premesse, la squadra nerazzurra ha dimostrato di avere in sè le forze per reagire. Il passaggio del turno, dopo questa vittoria esterna, sembra in discesa: tra una settimana, a San Siro, l’esame di verifica. Al Toro che là davanti si sbatte, lotta, tira e segna è presto per affidare i sogni di un popolo intero, ma in mancanza di altro, e con un Icardi che s’«inventa» pure il certificat­o di malattia, non si vedono alternativ­e.

Mentre la Lazio stecca all’Olimpico contro il Siviglia, e compromett­e la qualificaz­ione (ora serve un’impresa per ribaltare il tavolo), il Napoli domina e si sbarazza facilmente della pratica Zurigo: Insigne, Callejon e Zielinski consegnano ad Ancelotti un successo dentro il quale si può leggere una raggiunta dimensione europea.

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