La Gazzetta dello Sport

Galliani «SONO A MONZA PER AMORE: VOLEVO KAKA’ HO CHIRICO’»

«IL MIO RITORNO A CASA DOPO 31 ANNI IN PRESTITO AL MILAN. BERLUSCONI CI TIENE, PER ME NON E’ CAMBIATO NULLA: STESSA PASSIONE. E NON SAREI MAI ANDATO IN UN’ALTRA SOCIETA’»

- di NICOLA BINDA

HO FATTO IL MERCATO COME UNA VOLTA, GRAZIE AI BUONI RAPPORTI

PER ANASTASIO DEL NAPOLI HO SCHERZATO CON ANCELOTTI

ADRIANO GALLIANI A.D. DEL MONZA ABBIAMO DECISO L’OPERAZIONE IN UN PRANZO DEL LUNEDÌ AD ARCORE

ADRIANO GALLIANI A.D. DEL MONZA

Il calcio è magico. Non esiste categoria se lo vivi con passione. Dal Milan al Monza, è sempre lo stesso Adriano Galliani. Parla di Armellino e Chiricò con lo stesso rispetto che aveva per Kakà e Van Basten. Snocciola date, risultati e marcatori di finali di Champions come di Coppa Italia di C. Ed esulta per un gol al Brianteo come a San Siro, dopo aver steso il Real Madrid o la Sambenedet­tese.

Senatore Galliani, perché un dirigente sportivo che ha vinto tutto si entusiasma in Serie C?

«Perché sono tifoso del Monza da bambino. Mia mamma a 5 anni mi portava al vecchio Sada. Nel 1975 sono diventato azionista, ci sono rimasto fino a quando Silvio Berlusconi mi ha chiesto di occuparmi dell’acquisizio­ne del Milan. Il 20 febbraio 1986 Fininvest ha preso il Milan e sono stato a.d. fino al 13 aprile 2017, giorno della vendita. Ma per 31 anni dopo le gare del Milan chiedevo il risultato del Monza».

E’ un cerchio che si chiude?

«Da bambino mi chiedevano “cosa vuoi fare da grande?” Io rispondevo: il presidente del Monza. Il cerchio si chiude».

Una seconda vita calcistica che non l’ha cambiata.

«Mi occupo del club con lo stesso entusiasmo che avevo al Milan. A gennaio abbiamo concluso 30 operazioni di mercato: 16 arrivi e 14 partenze. Incontravo direttori e presidenti a casa mia come facevo prima. Ho invitato il d.g. del Cittadella e il presidente del Lecce. Voglio ringraziar­e il cavalier Arvedi che mi ha liberato due giocatori della Cremonese».

Una trattativa curiosa?

«Quando ho chiamato Giuntoli del Napoli per avere Anastasio, mi ha passato Ancelotti. Abbiamo scherzato, gli ho detto che una volta parlavamo di Pirlo e Kakà... Ma non lo scriva».

Ci perdoni...

«Vabbè, comunque abbiamo fatto un buon lavoro con il d.s. Filippo Antonelli. Mi è dispiaciut­o far partire ragazzi della vecchia guardia, ma in lista possono andare solo 14 giocatori nati dopo il 1 gennaio 1996. Oggi il Monza è fatto con la stessa filosofia del Milan: due titolari per ruolo».

Che effetto le ha fatto passare dalle trattative per Beckham e Ibrahimovi­c a quelle per Armellino e Chiricò?

«Nessuno. La fortuna è che posso occuparmi della mia squadra del cuore. In questo mercato mi sono divertito».

Avete speso molto?

«Abbiamo investito 1,6 milioni per i cartellini, con un notevole incremento degli stipendi con conseguent­e sforzo economico da parte di Fininvest».

Avete rispettato il diktat di Berlusconi su tatuaggi e capelli?

«Diciamo al 95%, i ragazzi sono quelli che sono... Ma la ricerca del calciatore dalla faccia pulita è stata rispettata. Fossati è di Monza ed il prototipo del nostro giocatore ideale: è cresciuto in un ambiente cattolico ed è impegnato nel sociale».

Gilardino le ha detto di no.

«Abbiamo parlato con affetto, poi ha deciso di fare la nuova strada (è vice-allenatore al Rezzato in D, ndr). Chi mi ha detto di no è stato un altro».

Chi?

«Kakà. Gli ho chiesto di venire al Monza, ma non voleva lasciare San Paolo e i suoi figli».

Ha detto che, quando avete preso il Monza, la situazione era come quella del Milan nel 1986.

«No, mai detto. Era l’opposto. Ho ringraziat­o la famiglia Colombo per lo sforzo che ha fatto nel rilanciare il club dopo il fallimento del 2015. Felice Colombo, papà di Nicola, era vicepresid­ente quando nel 1975 sono entrato nel Monza e abbiamo avuto un destino parallelo: lui seguì Duina al Milan perché conosceva il calcio, proprio come feci io con Berlusconi nel 1986. Tutto torna».

E’ stato lei a convincere Berlusconi ad acquistare il Monza o è stato il contrario?

«E’ nata così... Silvio Berlusconi tutti i lunedì invita a pranzo ad Arcore i figli e i manager di punta del gruppo. Si è parlato di questa possibilit­à, sono stato incaricato di studiarla e l’ho fatto con piacere. Ho chiamato Nicola Colombo e abbiamo deciso di fare l’operazione. Lui è ancora presidente. Torneremo a chiamarci AC Monza, il nome storico. Il nostro slogan è “sarà romantico” ed è così, siamo romantici. Silvio Berlusconi voleva dare qualcosa al suo territorio, la villa di Arcore è due chilometri in linea d’aria dal Brianteo».

La Brianza è anche un vostro feudo elettorale.

«A Monza c’è un sindaco di Forza Italia, ma non ci sono disegni politici dietro all’operazione, solo romanticis­mo».

Con una promozione in più sarà po’ più facile andare in Serie B...

«Dobbiamo andare ai playoff in posizione elevata e ci sono due strade: scalare la classifica o vincere la Coppa Italia».

Avete avviato anche un restyling per stadio, Monzello e società. Quali obiettivi?

«Stiamo allargando Monzello e abbiamo potenziato l’illuminazi­one al Brianteo. Ho portato in società Daniela Gozzi, per anni con noi al Milan, e abbiamo trovato ottime profession­alità in Antonelli e nel segretario generale Davide Guglielmet­ti. Vogliamo diventare un riferiment­o della Brianza, un bacino di 870.000 abitanti. E abbiamo dimezzato i prezzi: 10 euro in tribuna, 5 in curva».

E Braida non lo richiama?

«Ha un contratto fino al 2021 col Barcellona, lasciamolo lì».

Lei come farebbe la riforma che la Figc ha imbastito?

«Credo che si debba tornare al semiprofes­sionismo, i club devono avere più ricavi, perché se non hai una proprietà forte... E nell’Italia di oggi è difficile, soprattutt­o al Sud dove non è giusto ci sia una sola squadra in A e si vivono tanti fallimenti. Noi siamo nel girone con la zona più ricca d’Italia e non a caso è l’unico senza penalizzaz­ioni, a parte il -1 della Triestina».

Si è parlato di lei anche come presidente della Figc.

«Ho avuto diverse offerte da altri club, ma ho sempre rifiutato, il Milan non potevo tradirlo: sono stato in prestito per 31 anni, ora sono tornato a casa».

Va poco in trasferta...

«Ci sono città difficili da raggiunger­e, per questo non riesco ad andare a Teramo».

Ma se c’è il Milan cosa sceglie?

«Il Monza, sono amministra­tore delegato. Per fortuna raramente c’è sovrapposi­zione e mi salva la tv. Anche Silvio Berlusconi guarda il Monza sul web, Coppa italia compresa: due settimane fa era entusiasta per la vittoria sulla Pro Vercelli».

Con Brocchi avete tenuto un legame col vecchio Milan, con Paquetà senior con quello attuale. Si romperà mai?

«Brocchi è sempre stato legato a noi. Eduardo Uram, procurator­e di Paquetà, lo conoscevo dai tempi di Thiago Silva: mi ha chiesto lui la cortesia di provare questo ragazzo e l’abbiamo fatto volentieri».

Per rivedere un Milan come il vostro dei primi 20 anni chissà quanto tempo ci vorrà...

«Non parlo di Milan: tifo e basta».

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 ??  ?? A sinistra la vittoria della Coppa Italia di C 1988 del Monza con il presidente Valentino Giambelli e, a fianco, il d.s. Beppe Marotta e Silvio Berlusconi. A destra la mancata promozione in A del 1977: Adriano Galliani è a sinistra con la maglia a righe accanto al tecnico Alfredo Magni
A sinistra la vittoria della Coppa Italia di C 1988 del Monza con il presidente Valentino Giambelli e, a fianco, il d.s. Beppe Marotta e Silvio Berlusconi. A destra la mancata promozione in A del 1977: Adriano Galliani è a sinistra con la maglia a righe accanto al tecnico Alfredo Magni
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