La Gazzetta dello Sport

Cenerentol­a Vlhova, l’oro del lavoro

●Primo trionfo della Slovacchia. È allenata da Magoni: «Ha la fame di chi vuole emergere a ogni costo»

- Simone Battaggia INVIATO A ARE (SVEZIA) GETTY

«HO MOSTRATO A TUTTI CHI È PETRA CHE VIENE DALLA SLOVACCHIA»

Mikaela Shiffrin ha trovato il freno alla sua corsa verso il mito. Ha 23 anni come lei, arriva dalla Slovacchia, ha un fisico da corazziere e non ha paura. Si chiama Petra Vlhova e ieri ha regalato al suo Paese il primo oro di sempre ai Mondiali, al termine di un gigante estremo, con folate di vento che frenavano le atlete, variazioni di visibilità che nella prima manche hanno mescolato le carte e un fondo che teneva poco. «Condizioni super “unfair” (scorrette, irregolari, ndr)» avrebbe sibilato Mikaela, bronzo e quindi delusa. Ma soprattutt­o preoccupat­a, perché la slovacca non si limita più a infastidir­la in slalom, ma la tiene dietro anche in gigante. E chissà dove vuole arrivare. «Ho mostrato chi è Petra Vlhova dalla Slovacchia» dirà, con l’orgoglio di chi ha dovuto conquistar­si tutto.

AZZURRE Petra precede di 14 centesimi la tedesca Rebensburg, leader dopo la prima manche, mentre Shiffrin è terza a 38. Quinta a 87/100 è Federica Brignone, frustrata dalla scarsa visibilità toccatale e dal vento («è una delle gare più “unfair” che ho fatto in carriera», aveva

IRIDATA GIGANTE 2019

detto a metà gara). Dopo una prima manche coraggiosi­ssima — sesta dopo essere partita col pettorale 17 su una pista già segnata — Sofia Goggia cade nella 2a, mentre Marta Bassino è 13a: non ha la stazza per fare velocità su una pista poco pendente.

COME SI FA C’è però una parte d’Italia che sorride, e che dopo quattro anni può togliersi qualche sassolino. È Livio Magoni, fratello di Paoletta oro in slalom a Sarajevo 1984, già allenatore di Tina Maze e tecnico di Petra Vlhova da tre stagioni dopo essere stato licenziato da responsabi­le delle discipline tecniche della nazionale femminile azzurra alla fine del 2014-15. «Quando sono rimasto a casa dall’Italia ho passato un anno fermo — racconta —. Mi ero messo in discussion­e, non avevo capito il motivo. Bisognereb­be chiederlo al presidente, alle atlete e al direttore sportivo. Non volevo più tornare a questi livelli, non ne potevo più, ma poi Petra mi chiamò. Le chiesi perché: lei aveva appena vinto in slalom qui a Are, a 19 anni, col 19. “Ho vinto, ma ho capito di aver trovato la giornata giusta. Io voglio vincere sempre e ho bisogno di una persona che sappia come si fa”, mi disse. Accettai, l’idea mi piaceva. L’ho presa che era 162 al mondo. Il primo anno fu decima nella generale, il secondo quinta, ora è seconda. Avevamo iniziato a pensare a questo oro con la vittoria di Semmering (il 28 dicembre, primo gigante vinto dalla slovacca, ndr). I tempi nella parte alta di Plan de Corones ci hanno dato la conferma, a Maribor abbiamo capito che qui avremmo potuto fare il colpo».

FAME Così Magoni racconta la sua atleta: «Petra ha ancora tanto da lavorare. Non è al limite, né atleticame­nte, né come testa. Tecnicamen­te fa ancora molti errori e sul materiale abbiamo margine. Rispetto a lei Tina Maze aveva più piede, era più sensibile, si adattava meglio alle situazioni. Petra ha più cavalli ed è più dell’Est, ha una mentalità più concreta, viene da una situazione più difficile. Vuole emergere in ogni modo e questo la spinge a fare tutto quello che dice il capo. Papà ha una piccola ditta di tornitura. La mamma si rapporta a lei da genitrice a figlia, lo sci non sa cosa sia. Siamo venuti ai Mondiali con l’aereo perché ci ha accompagna­to il primo ministro slovacco, eravamo a disagio. Normalment­e giriamo in pulmino. La federazion­e ci dà poco, l’anno scorso 3000 euro. Gli sponsor li trova Petra, è lei che mi paga. Ora non abbiamo problemi, ma il primo anno mi disse che avrebbe preferito non andare in Sudamerica. Avevo chiesto una macchina per lavorare sulla forza, costava 4000 euro, mi disse “aspettiamo un attimo”. Poi a Soelden partendo col 55 arrivò 8a: uscendo dal parterre mi disse “Ok, prendiamo la macchina”». Petra dedica all’allenatore poche parole, ma sentite. «Sono felice di lavorare con il “Mago”. Ha tanta esperienza, sto facendo un buon lavoro con lui, voglio solo dirgli grazie».

COSE ESAGERATE Poi Magoni torna sull’Italia: «Cosa manca? Bisognereb­be esserci dentro. Io conosco bene Bassino, Brignone e Goggia. Sono tre fuoriclass­e. Marta ha la curva da gigante naturale dentro di sé, Federica è una “garista”, Sofia è Sofia. Mi dispiace un po’ vederle così. Vincono, ma potrebbero fare cose esagerate. Goggia e Brignone possono vincere la Coppa del Mondo. Federica è stata 12a in slalom senza quasi allenarsi. Noi abbiamo quasi 30.000 pali nelle gambe, vorrei sapere quanti ne ha la Brignone in slalom».

PETRA VLHOVA

1

IL TRIONFO

Oro ai Mondiali per la Slovacchia (uomini e donne). La Vlhova è stata anche iridata jr nel 2014

LA CHIAVE

In una gara disturbata dal vento Petra rimonta dal secondo posto

Sul podio sale la Rebensburg, solo terza la favorita Shiffrin

LA CHIAVE La migliore delle azzurre è la Brignone: quinta ma delusa

Fuori la Goggia: cade dopo una prima manche da applausi

«PUÒ CRESCERE ANCORA MOLTO FISICAMENT­E E TECNICAMEN­TE»

LIVIO MAGONI ALLENATORE VLHOVA

 ??  ?? Petra Vlhova, 23 anni, ha vinto 8 gare di Coppa: 6 slalom e 2 giganti. Ai Mondiali di Are ha conquistat­o anche l’argento in combinata
Petra Vlhova, 23 anni, ha vinto 8 gare di Coppa: 6 slalom e 2 giganti. Ai Mondiali di Are ha conquistat­o anche l’argento in combinata
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