La festa è di Cremona
●Domina Brindisi e vince il suo 1° trofeo. Il coach già bicampione con Sassari: «Testa libera e fuoco dentro»
«Testa libera e il fuoco dentro. Sembra una contraddizione ma il segreto è questo». Meo Sacchetti ha qualcosa di magico, di unico, altrimenti certe imprese non si spiegherebbero. La sua non è una filosofia di basket ma di vita: leggeri si vince. Postulato incontestabile ora che tre indizi fanno una prova. Dopo la doppietta in Coppa Italia e il triplete con Sassari, il c.t. azzurro scrive a Cremona una pagina di storia della pallacanestro. La Vanoli alza la coppa al cielo, per la gioia del suo presidente Aldo che fatica a trattenere le lacrime:«Sono emozioni forti – dice il signor Vanoli –. Raccogliamo i frutti di anni di passione e sacrifici».
BANDA
Brindisi cade davanti alla banda Sacchetti, la cui profezia andrebbe corretta: «Speriamo non vinca il migliore, perché si sa già chi è» aveva detto prima della trasferta di Firenze. La realtà dice invece che Cremona ha dominato. Non in finale ma dall’inizio. Varese, Virtus Bologna e Brindisi stese senza lasciare nemmeno il beneficio del dubbio. A un ritmo che ha stordito chiunque. Grazie all’incontenibile atipicità di Crawford (mvp) e Saunders. Esterni capaci di giocare tanti ruoli e in mille modi. Attaccanti, difensori e pure abili rimbalzisti. Simili come due gocce d’acqua. E poi Ruzzie e Ricci. Italiani veri, con la garra. Il play, sotto l’ala di Meo, sta crescendo in modo vertiginoso, il lungo ormai è una certezza. E pure Mathiang e Aldridge sanno come essere utili in un sistema in cui comandano gli esterni. Il bene comune sopra ogni cosa. Gestito dalla straordinaria classe di Travis Diener, 37enne play con passaporto italiano, al 2° successo dopo la scorribanda del 2014 con la Dinamo. I compagni gli gridano «mvp». Sacchetti lo provoca:«L’ho visto giocare molto meglio», lui l’abbraccia: «Abbiamo fatto qualcosa di incredibile». Per Vanoli è un simbolo: «È il volto di questa vittoria. Travis è un grande, ha entusiasmato pure gli avversari».
Ma li ha pure storditi con la sua scienza. Anche se Brindisi, e lo si è colto in fretta, di energie non ne aveva più. Ha retto un quarto, il primo, per poi affogare nei due successivi: 11/36 al tiro, sanguinoso il 3/17 del 2° periodo. Abbandonata dai senatori, ormai senza forze, l’Happy Casa è sprofondata più volte a -15 e da lì non è più risalita. Banks, Chappell e Moraschini: i tre moschettieri hanno abdicato quando si sono accorti che correre dietro ai continui ribaltamenti degli esterni avversari sarebbe stata impresa impossibile. Solo Brown ha retto l’impatto. Troppo poco. «Soddisfatti comunque? Dirlo adesso è dura – spiega Vitucci –. No, non siamo felici. Ci abbiamo provato ma non avevamo più energie e per giocare contro di loro di forza ne serve tanta». Sacchetti intanto si gusta da lontano la gioia dei suoi: «La prima vittoria non si dimentica mai, ma la terza è parecchio bella perché arrivata da underdog. Abbiamo sfruttato l’uscita di Milano e Venezia. Sono le più forti e dovevano vincere. Questa la dedico a Cremona e alla mia famiglia. Tornare in Nazionale con la Coppa Italia in bacheca mi dà una grande carica». Già, venerdì c’è Italia-Ungheria che vale il pass Mondiale. Testa libera e fuoco dentro. Ora è tutto chiaro Meo.