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Nainggolan leader e decisivo con la Samp: 2-1. Wanda: «Non vogliamo andare via, qui è la nostra famiglia». Spalletti: «Lui deve venire in spogliatoi­o»

- Sebastiano Vernazza MILANO @SebVernazz­a

L’Inter è ancora viva e ha vinto una partita avventuros­a, vissuta dentro una jungla di tensioni ed emozioni, dominata da una voglia di fare eccessiva che a tratti l’ha portata a strafare. Aveva davanti un avversario complicato, la Samp robotica di Marco Giampaolo, costruita pezzo per pezzo con lo scopo di creare calcio. L’Inter ha vinto di forza, con la stazza e con la mentalità. Non è stata bella, ma tenace, aggrappata a se stessa, alle sue convinzion­i e alle sue paure in ugual misura. Ha giocato di squadra, non ci sono stati personalis­mi, però i pezzi grossi, Nainggolan e Perisic su tutti, hanno dispensato personalit­à. Il messaggio a Icardi è chiaro: siamo disposti a riaccoglie­rti, ma siamo un gruppo, non un insieme di gregari al tuo servizio. Nelle difficoltà, l’Inter ha reagito, non si è scomposta come contro il Bologna, l’1-1 della Samp è durato poco. In classifica ha tenuto a distanza il Milan, conservati i quattro punti di vantaggio sui rossoneri al quarto posto. E poi più otto sul quinto, aspettando che giochi la Roma. Non era facile attraversa­re la tempesta di sabbia del caso Icardi/Wanda (ieri in tribuna entrambi), c’era il rischio di sfarinarsi. L’Inter in pochi giorni ha battuto Rapid Vienna e Doria. Risposta importante, che rafforza. Nella tempesta, Luciano Spalletti e la società hanno governato la barca: ne va dato atto, in passato abbiamo visto l’Inter affondare per molto meno. La catena di comando ha funzionato.

FRENESIA Inter elettrica e veloce, c’era voglia di fare per dimostrare, per marcare una certa indipenden­za da Icardi. La Samp però è squadra difficile da decifrare, tutta colpa (o merito) della linea difensiva, i quattro davanti ad Audero che si muovono come una tendina, a seconda delle situazioni. Giampaolo ha codificato ogni movimento. D’abbrivio l’Inter ha provato la strategia dell’aggirament­o alle spalle, con la palla lunga. E sembrava che lo stratagemm­a potesse funzionare. Un lancio di Gagliardin­i, scagliato senza neppure guardare, ha azionato Martinez verso Audero, ma il tiro di Lautaro è stato centrale. La Samp si è assestata in fretta, i quattro difensori doriani si sono adattati e sui palloni «scoperti» correvano all’indietro, a tappare eventuali falle. È dura misurarsi con la linea «giampaolia­na» e non è tanto questione di interpreti, quanto di meccanismi ripetuti all’infinito in allenament­o affinché diventino automatici, quasi inconsci, in gara. L’Inter ha poi battuto il sentiero delle fasce e qui è venuta fuori la diversità di Martinez rispetto a Icardi. Lautaro è centravant­i manovriero, fa giocare di più e meglio i compagni, ma non riempie l’area come l’ex capitano. Samp «meccanica» in fase difensiva e «scorpiones­ca» in attacco, col triangolo formato da Saponara, Defrel e Quagliarel­la. Anche qui combinazio­ni studiate e Inter in sofferenza sulla sua sinistra, dove Defrel ha stressato l’inattitudi­ne di Dalbert alla marcatura. Nervosismo strisciant­e, tre ammoniti tra i nerazzurri nei primi 45 minuti. Un misto di frenesia ed eccitazion­e.

DETERMINAZ­IONE La ripresa è cominciata con Defrel solo davanti a Handanovic. Un momento di frontiera, uno di quegli attimi in cui le partite svoltano in un senso o nell’altro. Il portiere nuovo capitano ha salvato i suoi dallo 0-1 e l’Inter è ripartita, con l’aggressivi­tà come spirito guida. Le squadre si sono allungate, il centrocamp­o è diventato un luogo di transito. Gli allenatori chiedevano palleggio basso, ma i giocatori facevano da soli, rispondeva­no al dio supremo della partita. Si procedeva a strappi, per intuizioni e accelerazi­oni. Spalletti ha spremuto Politano fino all’ultima goccia, poi l’ha cambiato con Candreva e questo cambio ha spostato un po’ di equilibrio. Candreva ha portato un surplus di corsa e di cattiveria, ma per squassare la linea «giampaolia­na» c’è voluto un assolo di Perisic a sinistra, da cui l’1-0 d D’Ambrosio. Il risultato si è definito in 5 minuti, tra il 28’ e il 33’: rete di D’Ambrosio e poi i gol di Gabbiadini e Nainggolan. Anche Giampaolo ha azzeccato una sostituzio­ne, Gabbiadini ha reso la Samp più concreta e interessat­a al risultato. L’Inter è sopravviss­uta a una Var da brividi sul 2-1 di Nainggolan e ha tenuto duro nel recupero, 5 minuti infiniti. Ha saputo soffrire e ha vinto. «No pain no gain», come dicono gli americani. Niente fatica, niente guadagno. L’Inter forse ha imparato la lezione.

 ??  ?? Ninja L’esultanza di Radja Nainggolan, 30 anni, dopo il gol che ha piegato la Sampdoria. Nel riquadro, Icardi e la moglie Wanda assistono al match
Ninja L’esultanza di Radja Nainggolan, 30 anni, dopo il gol che ha piegato la Sampdoria. Nel riquadro, Icardi e la moglie Wanda assistono al match
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 ??  ?? Danilo D’Ambrosio, 30 anni, sfrutta l’assist di Perisic e firma l’1-0
Danilo D’Ambrosio, 30 anni, sfrutta l’assist di Perisic e firma l’1-0

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