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Nainggolan leader e decisivo con la Samp: 2-1. Wanda: «Non vogliamo andare via, qui è la nostra famiglia». Spalletti: «Lui deve venire in spogliatoio»
L’Inter è ancora viva e ha vinto una partita avventurosa, vissuta dentro una jungla di tensioni ed emozioni, dominata da una voglia di fare eccessiva che a tratti l’ha portata a strafare. Aveva davanti un avversario complicato, la Samp robotica di Marco Giampaolo, costruita pezzo per pezzo con lo scopo di creare calcio. L’Inter ha vinto di forza, con la stazza e con la mentalità. Non è stata bella, ma tenace, aggrappata a se stessa, alle sue convinzioni e alle sue paure in ugual misura. Ha giocato di squadra, non ci sono stati personalismi, però i pezzi grossi, Nainggolan e Perisic su tutti, hanno dispensato personalità. Il messaggio a Icardi è chiaro: siamo disposti a riaccoglierti, ma siamo un gruppo, non un insieme di gregari al tuo servizio. Nelle difficoltà, l’Inter ha reagito, non si è scomposta come contro il Bologna, l’1-1 della Samp è durato poco. In classifica ha tenuto a distanza il Milan, conservati i quattro punti di vantaggio sui rossoneri al quarto posto. E poi più otto sul quinto, aspettando che giochi la Roma. Non era facile attraversare la tempesta di sabbia del caso Icardi/Wanda (ieri in tribuna entrambi), c’era il rischio di sfarinarsi. L’Inter in pochi giorni ha battuto Rapid Vienna e Doria. Risposta importante, che rafforza. Nella tempesta, Luciano Spalletti e la società hanno governato la barca: ne va dato atto, in passato abbiamo visto l’Inter affondare per molto meno. La catena di comando ha funzionato.
FRENESIA Inter elettrica e veloce, c’era voglia di fare per dimostrare, per marcare una certa indipendenza da Icardi. La Samp però è squadra difficile da decifrare, tutta colpa (o merito) della linea difensiva, i quattro davanti ad Audero che si muovono come una tendina, a seconda delle situazioni. Giampaolo ha codificato ogni movimento. D’abbrivio l’Inter ha provato la strategia dell’aggiramento alle spalle, con la palla lunga. E sembrava che lo stratagemma potesse funzionare. Un lancio di Gagliardini, scagliato senza neppure guardare, ha azionato Martinez verso Audero, ma il tiro di Lautaro è stato centrale. La Samp si è assestata in fretta, i quattro difensori doriani si sono adattati e sui palloni «scoperti» correvano all’indietro, a tappare eventuali falle. È dura misurarsi con la linea «giampaoliana» e non è tanto questione di interpreti, quanto di meccanismi ripetuti all’infinito in allenamento affinché diventino automatici, quasi inconsci, in gara. L’Inter ha poi battuto il sentiero delle fasce e qui è venuta fuori la diversità di Martinez rispetto a Icardi. Lautaro è centravanti manovriero, fa giocare di più e meglio i compagni, ma non riempie l’area come l’ex capitano. Samp «meccanica» in fase difensiva e «scorpionesca» in attacco, col triangolo formato da Saponara, Defrel e Quagliarella. Anche qui combinazioni studiate e Inter in sofferenza sulla sua sinistra, dove Defrel ha stressato l’inattitudine di Dalbert alla marcatura. Nervosismo strisciante, tre ammoniti tra i nerazzurri nei primi 45 minuti. Un misto di frenesia ed eccitazione.
DETERMINAZIONE La ripresa è cominciata con Defrel solo davanti a Handanovic. Un momento di frontiera, uno di quegli attimi in cui le partite svoltano in un senso o nell’altro. Il portiere nuovo capitano ha salvato i suoi dallo 0-1 e l’Inter è ripartita, con l’aggressività come spirito guida. Le squadre si sono allungate, il centrocampo è diventato un luogo di transito. Gli allenatori chiedevano palleggio basso, ma i giocatori facevano da soli, rispondevano al dio supremo della partita. Si procedeva a strappi, per intuizioni e accelerazioni. Spalletti ha spremuto Politano fino all’ultima goccia, poi l’ha cambiato con Candreva e questo cambio ha spostato un po’ di equilibrio. Candreva ha portato un surplus di corsa e di cattiveria, ma per squassare la linea «giampaoliana» c’è voluto un assolo di Perisic a sinistra, da cui l’1-0 d D’Ambrosio. Il risultato si è definito in 5 minuti, tra il 28’ e il 33’: rete di D’Ambrosio e poi i gol di Gabbiadini e Nainggolan. Anche Giampaolo ha azzeccato una sostituzione, Gabbiadini ha reso la Samp più concreta e interessata al risultato. L’Inter è sopravvissuta a una Var da brividi sul 2-1 di Nainggolan e ha tenuto duro nel recupero, 5 minuti infiniti. Ha saputo soffrire e ha vinto. «No pain no gain», come dicono gli americani. Niente fatica, niente guadagno. L’Inter forse ha imparato la lezione.