Un po’ di Sheva, Ibra, Van Basten e Inzaghi Piatek, che super mix
●Con 6 gol in 5 presenze, il polacco si è messo alle spalle i miti rossoneri. E scattano i paragoni
Boom del nuovo attaccante del Milan «E può valere già dai 60 ai 100 milioni»
Il punto non è quando, ma come segnerà. Perché che Krzysztof Piatek abbia un orologio biologico regolato esclusivamente sul gol ormai è chiaro a tutti: la doppietta che sabato sera ha aperto e chiuso il tris con cui il Milan ha sistemato l’Atalanta a domicilio ha limato di qualche tacca i ritmi del polacco da quando veste in rossonero, arrotondando la sua media già strepitosa a una rete ogni ora di gioco. Dopo la girata volante col mancino, piede debole, e l’incornata in ascensore con cui ha sbloccato una squadra che fino a sabato era ferma a una rete di testa in 23 giornate, il dibattito tra i tifosi si è ufficialmente aperto: Piatek adesso segnerà di petto? Su rigore? Con un coast to coast alla Weah?
PUNTI IN COMUNE Ecco, dal liberiano che sbarcò a Milano da Pallone d’oro in pectore nel ’95, il polacco dovrebbe mutuare l’arte dello slalom per dribblare i confronti che sono scattati già all’indomani della doppietta al Napoli e che lo accompagneranno inevitabilmente ancora per molto tempo. Perché il giochino è obbligatorio per ogni nuovo arrivato in casa rossonera, un po’ come succede per i riti di iniziazione nello spogliatoio. Ai paragoni si sarà già abituato, ma intanto il ragazzo ha già fatto capire come la pensa: «Gattuso ha detto che sembro Robocop? No, io sono il Pistolero». Non ama quelli tra soprannomi, figuriamoci i confronti con i grandi bomber del passato. Sull’argomento si è espresso anche Maldini, che ha sottolineato come Shevchenko – termine di paragone più ricorrente − rimanga unico: l’operazione di avvicinamento, ha detto il direttore strategico, richiederà ore e ore di lavoro a Milanello. Siamo d’accordo, anche se non si può non notare come ogni prodezza di Piatek finisca per aggiungere un pezzo da supercentravanti al puzzle. La personalità, per esempio, è quella dei giganti di ghiaccio che non tradiscono emozioni, alla Ibra per intenderci, il senso del gol ricorda quello di Inzaghi, la capacità di smarcarsi e andare al tiro riporta alla mente proprio il primo Sheva. Gli ultimi indizi raccolti sul campo di Bergamo conducono a una coordinazione «cignesca» in acrobazia e a una progressione poco da classico 9 d’area e molto da punta esplosiva, alla Pato. irrisolvibile per i comuni mortali. E sia chiaro, ogni paragone tra Van Basten e Piatek va preso solo come una suggestione, perché Marco è una delle leggende del calcio. Ma in quanto a fiuto del gol e voglia di provarci anche quando sembra impossibile, Kris oggi è già tra i big. E ha poco da imparare da chiunque.