Il Genoa ribalta una Lazio a pezzi Decide Criscito all’ultimo respiro
●Biancocelesti avanti con Badelj ma decimati dagli infortuni: Sanabria e il capitano li stendono
Cesare Prandelli è un uomo di buoni sentimenti e quindi la parola vendetta e la storia del piatto freddo eccetera eccetera, a due anni e mezzo da quel dietrofront indigesto di Lotito, non saranno state le prime cose a venirgli in mente, in un giorno così. Però, insomma, meglio di così non poteva desiderarlo, questo incrocio con la Lazio che non fu (più) sua: una vittoria per farla frenare nella corsa alla Champions, a un minuto dalla fine, affidando al capitano il tiro perfetto - collo pieno da fuori area, magari a occhi chiusi, appoggiandosi al palo lontano per fare pace con il suo stadio, che aveva visto il Genoa vincere una sola volta nelle ultime nove, ed era il 22 dicembre. Una vittoria dopo aver rischiato grosso una salita che forse sarebbe diventata così alta da impedire un’altra rimonta, dopo quelle con Spal, Sassuolo, Bologna: c’erano voluti un miracolo di Radu su Correa attivato da Immobile e santa traversa su tiro magnifico di Badelj per scongiurare il 2-0 della Lazio. E aprire il capitolo dei suoi rimpianti per non aver chiuso la partita quando avrebbe potuto, a dispetto dei suoi sette tiri complessivi (record negativo di questo campionato): un solo gol per la sesta partita consecutiva, e pensare che era una specie di slot machine.
RADU OUT E IL FLIPPER Ma soprattutto è stata la vittoria della pazienza e del coraggio di Prandelli: prima la solidità di un centrocampo robusto per confermare sicurezze alla squadra, poi il suo calcio. Dunque nella ripresa dentro la qualità di Bessa e poi Pandev: un trequartista dietro due punte (il «suo» rombo) per azzannare senza più smettere di mordere, con un quarto d’ora d’arrembaggio, le carni fragili della Lazio. Già decimata in partenza e troppo sanguinante quando si è arreso anche Radu: neanche il tempo di risistemarsi in cerca di un altro difficile equilibrio - Leiva centrale di difesa (caviglia gonfia e diffida sul gobbo con vista derby, per dire della «disperazione» di Inzaghi) e Bruno Jordao mezzala - che una sponda di te- sta di Zukanovic in seguito a corner ha acceso un flipper in area. Il brasiliano lo ha smanettato male e ha fatto carambolare il pallone sulla gamba di Sanabria, che non sarà Piatek ma per ora segna più o meno alle sue medie. I RECIPROCI PENSIERI L’inizio della fine per la Lazio, che senza quell’invenzione di Criscito avrebbe anche meritato il pareggio, per il modo in cui aveva gestito l’emergenza. Come aveva meritato tutto sommato il vantaggio a fine primo tempo: costruito e concretizzato da Badelj, dopo finta e sponda «chiesta» a Immobile. Anche se aveva dovuto ringraziare Strakosha per due muri su Rolon e Sanabria, agevolati da due incertezze di Acerbi. Fino a poco prima, per tutta la mezzora iniziale, era stato un festival di calcio ostruito, più che costruito: con Rolon e Lerager alle costole dei due play di Inzaghi - quello vero, Badelj, e quello aggiunto, Cataldi Prandelli aveva puntato a sporcare il palleggio della Lazio, troppo rodato per risentirne più di tanto. Anche perché la regia compassata di Radovanovic induceva il Genoa a cercare lo scavalcamento della diga laziale, più che la profondità richiesta dai suoi uomini. Finché Prandelli non ha deciso di sciogliere il nodo che lui stesso aveva scelto di stringere, per raccogliere aggredendo il quarto risultato utile di fila. Ora il calendario dice Chievo e Frosinone: il possibile strappo per la tranquillità e poi per divertirsi un po’ senza pensieri. Quelli, adesso, con Siviglia, Milan (Coppa Italia) e Roma all’orizzonte, da affrontare con una squadra a pezzi, sono tutti di Inzaghi.
MOMENTI
La squadra di Inzaghi sfiora lo 0-2 (traversa di Badelj), poi i cambi forzati la affondano
Prandelli svolta nella ripresa con gli ingressi di Pandev e Bessa e l’ultimo quarto d’ora d’assalto