La Gazzetta dello Sport

Prandelli: «Non parlate di una mia rivincita»

● Inzaghi difende la Lazio: «Una gara che avremmo dovuto vincere, ma le partite vanno chiuse quando ne hai la possibilit­à»

- Stefano Cieri Filippo Grimaldi GENOVA

Pragmatism­o, innanzitut­to. Cesare Prandelli — otto punti nelle ultime quattro gare — vola basso e nega che questo due a uno rappresent­i una rivincita postuma nei confronti del presidente laziale Lotito: «Non cerco nessuna rivincita. Negli occhio ho soltanto l’immagine di Criscito che bacia la maglia del Genoa dopo il gol-vittoria». Il resto non conta, così come le osservazio­ni di chi sostiene che questa squadra sia perfettibi­le: «Non devo fare sogni che non sono in grado di realizzare — taglia corto il tecnico genoano —. Adesso il mio compito è quello di portare la squadra in una zona di classifica che possa sorriderci e solo a quel punto cercherò il bel gioco». IN altre parole, bisogna prima avvicinars­i alla quota-salvezza, lasciando da parte ogni altro discorso. E, in questo senso, il prossimo doppio impegno contro Chievo (a Verona) e Frosinone (al Ferraris) sembra fatto apposta per allontanar­si forse definitiva­mente dalla zona bassa della classifica. Sfruttando ancora meglio, questo sì, le caratteris­tiche di Sanabria: «Se servito nei tempi giusti, Antonio può darci grandi soddisfazi­oni».

RAMMARICO INZAGHI Piove invece sul bagnato per Simone Inzaghi. La sua Lazio continua a perdere i pezzi (ieri si è bloccato pure Radu, per una sindrome gastrointe­stinale). Ma, oltre ai giocatori, la squadra biancocele­ste sembra aver anche smarrito la buonasorte. «Non meritavamo di perdere — si rammarica l’allenatore —. Anzi, dovevamo vincere. Ci è mancato il colpo del k.o. Potevamo chiuderla con Correa e poi Badelj. Non ci siamo riusciti e il Genoa ci ha punito». Il k.o. è pesante sia per la classifica, con la zona Champions che si allontana, sia per l’umore. «Sì, c’è davvero tanto rammarico. Ma ai ragazzi non posso proprio rimprovera­re nulla, hanno dato tutto quello che avevano. Il problema è che a volte ci vuole più cattiveria. Le partite vanno chiuse quando hai la possibilit­à di farlo».

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Simone Inzaghi, 42 anni, e Cesare Prandelli, 61 GETTY IMAGES

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