DAL PRO PIACENZA AL MATERA: UN CALCIO AL SENSO DEL PUDORE
I casi scottanti in Serie C
In Italia troppo spesso ormai vale una sola regola: non rispettare le regole. E non parliamo soltanto dei regolamenti. Il Pro Piacenza ha cercato in tutti i modi di giocare a Cuneo, con ogni mezzo e a qualunque costo, mettendo in piedi uno spettacolo indegno con dei volenterosi ragazzini — e un malcapitato massaggiatore, bontà sua — presi a pallate dal Cuneo. Anche questo succede nel nostro calcio. Per quale ragione una società come il Pro Piacenza, sul quale già all’inizio dell’estate circolavano voci poco lusinghiere sulla solidità, abbia avuto il via libera per partecipare al campionato di C è questione da porre alla precedente gestione federale. Al presidente del club, invece, Maurizio Pannella, andrebbe chiesto perché ha usato qualsiasi mezzo per mettere assieme un’Armata Brancaleone: per non essere escluso dal campionato al solo scopo però di allungare l’agonia di una squadra fantasma? Che rispetto c’è per il torneo di Serie C — sull’attendibilità tecnica del quale si allungano altre ombre, dopo il caso Matera, i format contestati, la marea di partite da recuperare — e per il sistema calcio? Perché un pirata va all’arrembaggio senza sbattere contro il muro dei regolamenti? Il presidente Figc, Gravina, l’ha definita «ultima farsa», facendo intendere che non ci sarà un domani. Oggi il giudice sportivo dovrebbe far calare il sipario sul penoso spettacolo escludendo il Pro Piacenza, cento anni di storia chiusi nella vergogna di Cuneo. Resta però l’immagine di un mondo del calcio — parte di un mondo più grande, il Paese Italia — dove manca la regola principale, il senso del pudore civile. La capacità di astenersi da gesti che sappiamo sbagliati, ma utili solo al bene individuale. Kant direbbe che forse siamo un Paese «legale», ma di certo non un Paese «morale».