L’urlo del Verona Sì, l’Hellas è qui Gustafson ribalta 5,5 il destino di Grosso
●Mora porta avanti lo Spezia, poi emerge il carattere gialloblù Pari Zaccagni, lo svedese decide
Ma allora il Verona vuole andare avanti con il proprio allenatore. Ma allora l’Hellas, quando vuole, quando è messo alle strette, è ancora capace di partite così, da squadra vera. L’incrocio senza appello contro lo Spezia ha lanciato un segnale forte: Fabio Grosso c’è, i giocatori sono con lui e si può andare avanti insieme. Per quanto non si sa, ma con il successo in Liguria l’eroe del Mondiale 2006 si allunga la vita in panchina, scacciando l’ombra di Serse Cosmi e Zdenek Zeman. L’ultimatum della società era chiaro: vincere o andare a casa. Non c’erano altre vie di uscita per Grosso, che nel momento di maggior difficoltà della sua tormentata stagione riesce a salvare la pelle grazie a una prestazione luccicante della sua squadra, che nella notte più importante ritrova compattezza, voglia di soffrire e qualità dai suoi uomini.
LA PRIMA DEL 2019 Sono tre punti fondamentali per l’Hellas, che arpiona il primo successo del 2019 (non vinceva dal 27 dicembre contro il Cittadella) grazie a due rasoiate di Zaccagni e Gustafson (quest’ultimo con la complicità di Lamanna) e adesso può godersi qualche ora di serenità. Ma attenzione, Grosso non può permettersi passi falsi, almeno nel breve periodo. In casa gialloblù, oltre ai tre punti che ridanno un po’ di dignità alla classifica (il Palermo secondo è a sei punti), non c’è molto da festeggiare. Il rapporto con la tifoseria è ancora turbolento e per riconquistare consensi serviranno altre partite così, di lotta e di governo. Lo Spezia forse non si aspettava di trovarsi di fronte un Verona così in palla e alla fine si è arreso (dopo 9 risultati utili) nel modo più inaspettato, dopo una buona partenza.
LA CHIAVE Grosso è partito con un 4-5-1 conservativo, con Gustafson in regia e Di Carmine unica punta. I piani del tecnico, che voleva proteggere una difesa che prende gol da sei gare, sono saltati all’alba del match, perché lo Spezia ha sbloccato subito la partita con una perla di Mora: la sua splendida rovesciata dalla linea dei 16 metri, sulla respinta di Silvestri, ha indirizzato la partita nella direzione dei padroni di casa. La squadra di Marino, con Ricci in regia bravo a cercare gli inserimenti di Bidaoui a sinistra e la corsa di Galabinov, ha dominato i primi venti minuti. Ma a volte basta una fiammata a cambiare l’inerzia di un match e così è stato. Una percussione vincente di Zaccagni, conclusa con un gran rasoterra, ha permesso ai gialloblù di pareggiare. A quel punto l’Hellas ha preso coraggio, ha alzato il baricentro e ha provato a sfondare. SPEZIA SPENTO Il Verona è partito bene anche nella ripresa. Grosso ha optato per il 4-14-1 con Gustafson davanti alla difesa e la mossa ha dato i suoi frutti, tanto che dopo neanche tre minuti Di Gaudio si è mangiato una clamorosa palla gol. Il segnale è stato però chiaro e l’Hellas poco dopo è passato in vantaggio con un altro tiro da fuori area, questa volta di Gustafson, sul quale Lamanna poteva fare meglio. A quel punto il Verona ha controllato senza grandi problemi, anche perché lo Spezia non si è quasi più visto, a parte un errore sotto porta di Galabinov al 25’. E così per Grosso è arrivato un bel sospiro di sollievo: per una notte può dormire sonni tranquilli.
I MOTIVI
La prima vittoria del 2019 è arrivata grazie alle rasoiate dal limite dei due centrocampisti
Decisivi anche le mosse del tecnico, l’incertezza di Lamanna e il calo della squadra di Marino