«Bilancio positivo Adesso scegliamo gli staff migliori»
●Il d.s. Rinaldi: «Abbiamo grandi allenatori, ma la soluzione non possono essere i team privati»
8 3 3 3 2 1 IL PROTAGONISTA
Il trionfo in superG è la conferma del talento e della maturità. Dopo le vittorie di Bormio e Kitzbuehel, mette il sigillo alla migliore stagione di sempre: potente, agile e finalmente continuo, anche grazie alla ritrovata fiducia nei materiali. E ora caccia alla Coppa di superG. LA MEDAGLIA MANCATA
Le responsabilità sono limitate, Paris ha dovuto stravolgere le linee per via della neve fresca sulla pista, ma la gara ha avuto comunque un podio nobilissimo, segno che ai nostri (sopra, Innerhofer) manca ancora un pezzetto di strada per essere forti sempre e comunque.
Tra una manche e l’altra dell’ultima gara, il direttore sportivo azzurro Massimo Rinaldi fa il bilancio dei Mondiali: «Sul piano dei risultati questa è stata l’edizione migliore. A Vail 2015 avevamo chiuso senza medaglie, a St. Moritz ci fu il bronzo in gigante di Goggia, qui ne abbiamo prese tre. Ci mancano quelle delle discese e quella del gigante femminile, mentre nel Team Event abbiamo lavorato bene, i giovani si sono fatti notare ed è arrivato il bronzo. La medaglia di Paris in discesa era sicura. Diciamo che abbiamo preso tre medaglie e ce ne stavano cinque».
Cosa invece non è andato?
«Sono stato deluso dall’organizzazione sportiva dell’evento. Presentarsi con queste piste a un Mondiale lascia a desiderare. Anche per lo slalom maschile ci si è accorti che il fondo non teneva, ma si è deciso che sarebbe stato così, punto. Non pretendo la pista perfetta, ma i primi 30 devono avere l’opportunità di giocarsela. La discesa femminile è durata un minuto, quella maschile è stata uno scandalo, per la sicurezza come per la competizione in sé. Paris era l’uomo più in forma, poi è arrivato qui e ha trovato condizioni assurde e non ha potuto fare la gara che voleva. La soluzione sarebbe stata una «super sunday» come a St. Moritz, programmando entrambe le discese la domenica, ma non c’era abbastanza forza lavoro».
Nel gigante maschile e negli slalom però siamo indietro.
«Non lo metto in dubbio. De Aliprandini a inizio stagione era nel primo gruppo, Moelgg a ridosso, Tonetti ha fatto delle buone manche. Dei momenti positivi ci sono stati, ma la squadra in generale non ha reso. Abbiamo lavorato molto sulla Coppa Europa, il frutto sono Maurberger e Vinatzer».
Serra chiede un progetto a lungo termine per il gigante.
«Finiamo i Mondiali, riposiamoci, poi ci penseremo. Allenatori bravi ne abbiamo, alcuni dei nostri migliori sono in tutto il mondo. Cercheremo di creare lo staff migliore per dare il meglio agli atleti. L’importante è che, se ci saranno cambiamenti, non li patiscano gli atleti. Il loro lavoro deve continuare».
Magoni, intanto, ha portato la Vlhova all’oro in gigante. Dall’Italia era stato cacciato.
«L’ho sempre stimato come tecnico, ma ha dimostrato di non saper gestire un gruppo di ragazze più grande. Ha vinto con grandi campionesse come la Maze. La Vlhova l’ha costruita e gli ho fatto i complimenti, ma non si dica che sono in tre a seguirla».
Resta che i gruppi privati funzionano. E alcuni azzurri li vorrebbero.
«Hirscher fa due specialità, la Vlhova anche. Se ti alleni anche in discesa devi appoggiarti a una squadra, innanzitutto per questioni di sicurezza. Non credo che si risolva tutto con il gruppo privato sulla singola atleta. La nostra migliore stagione l’abbiamo fatta due anni fa con le polivalenti, chiusa con il podio tutto italiano alle finali di Aspen. Bisogna ripartire da lì». LA PROTAGONISTA
Esce dai Mondiali da vincitrice, e non solo per l’argento in superG. Competitiva nonostante il fresco infortunio. Sempre all’attacco, anche in gigante dove si era allenata poco. Fallisce in discesa, ma è protagonista nella festa d’addio della Vonn che la designa sua erede
DOMINIK PARIS
ALEX VINATZER
DISCESA
SOFIA GOGGIA
LA SORPRESA
A 20 anni trascina la squadra a un prezioso bronzo nel Team Event. Caparbia e talentuosa, nella seconda manche dello slalom prima di uscire firma il terzo miglior intermedio. Se sarà aiutata a crescere nel modo giusto, coprirà un buco generazionale di 15 anni.
LARA DELLA MEA
LA MEDAGLIA MANCATA
GIGANTE