Velasco, Bagioli, Sobrero Sì, l’Italia si scopre verde
●Trofeo Laigueglia: 67 anni in tre sul podio della nostra classica di apertura Fuga vincente di 40 km dell’emiliano della Neri-Selle Italia, cresciuto all’Elba
Quando chi vince ha 23 anni, chi fa secondo pure e il terzo di candeline ne ha spente appena 21, l’equazione è la più semplice del mondo: gioventù al potere. E’ successo al Trofeo Laigueglia: la 56a edizione della classica ligure, apertura della stagione del grande ciclismo di casa nostra, ha esaltato sotto un sole mite tre ragazzi italiani. Copertina al ‘tosco-emiliano’ Simone Velasco, diretto da Luca Scinto alla Neri-Selle Italia, che ha fatto saltare il banco con una fuga di 40 chilometri. Ma applausi meritati pure per il coetaneo lombardo Nicola Bagioli (Nippo-Fantini), che ha regolato i primi inseguitori davanti al piemontese Matteo Sobrero, classe 1997, che gareggiava con la maglia azzurra. Tre sorrisi in prospettiva ‘azzurra’ si possono – si devono – sfoggiare.
IMPRESA «Sono un romantico – spiega al traguardo un Simone Velasco ancora incredulo dopo il primo successo da pro’ -. Ho il gusto dell’impresa, questa lo è stata. Mi piace seguire l’intuizione, rompendo gli schemi precostituiti. Ho seguito il mio istinto. Dicono che le favole non esistano, ma ho dimostrato il contrario. Questa è una favola». Simone ha ragione: quanti avrebbero previsto questo epilogo avendolo visto scattare così presto, nel primo dei quattro giri del circuito finale con Capo Mele e Colla Micheri? L’ultimo ad arrendersi è stato Giulio Ciccone (classe 1994), anche lui in azzurro. «Sono nato a Bologna – dice Velasco, seguito dall’ex pro’ Mazzanti – anche se ho origini dell’Isola d’Elba, di Procchio. Babbo Gabriele è isolano e aveva una scuola di vela, mamma Elisa è emiliana. Io ho studiato all’Istituto tecnico aeronautico Manzoni di Bologna e sono iscritto al secondo anno di Scienze Motorie». La trafila giovanile, dopo gli inizi in Mtb, l’ha fatta con Work Service e Zalf. Poi due stagioni alla BardianiCsf, prima di passare dal 2018 al gruppo di Scinto: «L’inizio nei pro’ è stato molto duro perché per due anni mi sono trascinato la mononucleosi. Solo verso la fine del 2018 ho ricominciato a sentirmi davvero bene». Si è autodefinito romantico e lo confermano anche le passioni: a 16 anni faceva l’istruttore di windsurf e ora colleziona mezzi d’epoca: ha una Alfa junior del 1971 e una Vespa del 1957. «Mi piace andarci, quando posso. Il coraggio non mi manca. Nelle minimoto a sei anni battevo chi era
molto più grande ».
SORRISI La fotografia del podio è un bel collage di sorrisi. Nicola Bagioli era stato segnalato alla vigilia dal compagno Moreno Moser come il più in forma della squadra. «L’aveva detto anche a me. Insomma, non potevo deluderlo», spiega il 23enne della provincia di Sondrio che è al terzo anno con la Nippo-Fantini: pure il fratellino Andrea, 19 anni, ieri era in gruppo (con la Colpack). Con il vincitore Velasco ha in comune il passato in mountain bike e la militanza nella Zalf. «A scuola ho fatto l’Itis a Sondrio. Non era facile conciliarla con la bici, ma era giusto finirla e ce l’ho fatta». Il ‘cucciolo’ è Matteo Sobrero, che al traguardo si stende sfinito sull’asfalto. Quando si rialza, lo aspetta l’abbraccio della fidanzata: è Carlotta Ganna, la sorella del Filippo due volte campione del mondo dell’inseguimento. «Non mi aspettavo di fare terzo. E’ davvero un ottimo piazzamento – spiega il 21enne di Montelupo Albese, in provincia di Cuneo -. Il finale è stato convulso, sono rientrato nel gruppetto in extremis e non sapevo neppure chi ci fosse davanti». Sobrero ieri ha corso in maglia azzurra, ma fa parte del team Continental della Dimension Data. Va forte pure a crono – si era messo in evidenza al Giro Under 23 – e ha già in tasca un biennale per la formazione World Tour in cui corre Mark Cavendish. Velasco, Bagioli, Sobrero: 67 anni in tre. Beata gioventù.