La Gazzetta dello Sport

Si ferma Messi, il Barça sbatte sul Lione

●Portieri protagonis­ti: nel primo tempo Ter Stegen salva i catalani, nella ripresa Lopes in cattedra

- Alessandro Grandesso

Erano sette anni che il Lione non si gustava un ottavo di Champions. E forse non poteva sperare di più visti i mezzi a disposizio­ne e il differenzi­ale con un Barcellona che invece a questo turno della competizio­ne non ci rinuncia dal 2004. Così anche il pareggio senza gol va bene ai francesi, graziati da un Messi che non ha fatto 31. Nel senso di gol stagionali, dopo aver raggiunto la barra delle tre decine per l’undicesima stagione di fila. Insomma, un motivo in più valorizzar­e la prestazion­e dei padroni di casa, eroici nel resistere all’assedio finale dei blaugrana alla fine poco concreti.

ZAVORRA La cosa strana è che sul taccuino delle occasioni del primo tempo pesano di più i due tiri in porta, su quattro totali, del Lione. Due occasioni vere. Con due parate di classe di Ter Stegen che prima si salva in angolo e poi con l’aiuto della traversa. Due fucilate di Aouar (5’) e Terrier (9’) che rimangono però senza seguito nel gioco. La squadra di Genesio ha il solito difetto di perdere il filo della partita. Anche per via della scelta di schierare un centrocamp­o a due che va subito in apnea. Perché Ndombele non fa il solito Ndombele di campionato. Gli ottavi di Champions gli pesano come una zavorra nel corpo e nelle idee. Troppo lento, indeciso e impreciso per uscire dalla fitta rete di Busquets, Rakitic e Roberto che si concedono così scorrerie fino all’area francese. Complice l’assenza di feeling con Aouar appunto, che almeno reagisce con incursione e impegna Ter Stegen (5’). Anche per farsi perdonare il fallaccio da giallo dopo soli 3’ su Messi lanciato a rete. Ma in area catalana poi c’è il solito Piqué che non si nega qualche poco elegante campanile pur di sminuire i blandi tentativi dei padroni di casa. E soprattutt­o del Dembélé meno noto, Tanguy, mai in partita. Contrariam­ente a Ousmane che sul fronte opposto mette in evidenza un’intesa più intensa con Messi che con Suarez. Ma anche con i ripetuti spunti del fuoriclass­e argentino, il Barcellona torna in spogliatoi­o senza gol. Nonostante le 13 occasioni create che partorisco­no solo due tiri in porta. Tanti quanti il Lione.

MORSA Un paradosso parziale, perché il Lione è pur sempre un avversario ostico che si è fatto onore nella fase a gironi vincendo e pareggiand­o con il City di Guardiola. Ma anche perché la serata di Messi non è delle più brillanti, sempre braccato da almeno un paio di avversari. L’unico modo per tentare di impedirgli di entrare in sintonia con i colleghi di reparto. Più Dembélé che Suarez, poco lucido e troppo incline a cercare il fallo. La ripresa comunque inizia con tre squilli di Depay che poi torna in letargo. E dal quarto d’ora in poi è tutto un soliloquio degli ospiti, benché

Genesio si decida di rinforzare il centrocamp­o con il mastino Tousart. Il Barcellona comunque alza gradualmen­te il baricentro e prova a chiudere la morsa. Ma alla fine ogni ondata finisce per sfumare. Un po’ per imprecisio­ne, come quella cronica di Suarez che da centro area spara sul fondo (26’), un po’ per gli interventi di Lopes che chiude con personalit­à sia su Messi (20’) che su Busquets (41’). E dopo aver dato l’esempio in campo, è proprio il portiere a crederci anche per il ritorno: «Era importante non prendere gol. Servirà personalit­à per andarci a qualificar­e a casa loro». Messi permettend­o.

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I pareggi consecutiv­i del Lione in questa Champions: dopo la vittoria contro il City nei gironi, la squadra di Genesio ha sempre pareggiato. Come ieri.

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