La guerriglia di San Siro Condannati 5 ultrà interisti
●Pene fino a 3 anni e 8 mesi: il Rosso potrebbe lasciare la cella, Ciccarelli resta in carcere?
Cinque condanne per gli incidenti di San Siro prima di Inter-Napoli nei quali è stato investito e ucciso il capo ultrà del Varese Daniele Belardinelli, ma scarcerazione vicina per almeno quattro tifosi. Il gup di Milano Carlo Ottone De Marchi ha condannato tutti gli imputati del processo con rito abbreviato per rissa aggravata e lancio di oggetti pericolosi (a cui si aggiunge il daspo per 8 anni), assolvendoli invece dalle lesioni su tre tifosi napoletani, con tutta probabilità «assorbite» nella rissa aggravata, come spiegato dagli avvocati degli ultrà dell’Inter dopo la lettura della sentenza.
LE PENE La condanna più pesante, 3 anni e 8 mesi, è stata inflitta a Nino Ciccarelli, leader del gruppo dei Viking della Curva Nord nerazzurra e con 12 anni di carcere alle spalle; l’altro capo ultrà interista Marco Piovella, «il Rosso», è stato condannato a 2 anni e 10 mesi; 2 anni e 6 mesi a Francesco Baj e Simone Tira e 3 anni ad Alessandro Martinoli, ultrà del Varese e amico di Belardinelli. Luca Da Ros, uno dei tifosi finiti a San Vittore dopo la guerriglia di San Siro, ha patteggiato un anno e 10 mesi: ha dato indicazioni utili alle indagini sull’organizzazione dell’agguato della sera del 26 dicembre ed era libero dall’11 febbraio. «Sono pene congrue, inferiori rispetto a quelle chieste dall’accusa», ha detto l’avvocato Mirko Perlino, uno dei difensori degli ultrà. Per i cinque condannati è stata richiesta la scarcerazione. «Sono ottimista sulle nostre istanze – continua Perlino –, hanno tutti avuto un ottimo comportamento processuale e molti non hanno precedenti». Per ora, quindi, gli imputati restano tutti a San Vittore, ma il gup entro 5 giorni si pronuncerà sulle richieste di scarcerazione: per Piovella, Baj, Tira e Martinoli, vista l’entità della pena (sotto i 3 anni), ci sono buonissime possibilità di uscire dal carcere, mentre per Ciccarelli «il giudice dovrà fare delle valutazioni».
L’OMICIDIO Resta ancora senza un nome, invece, chi ha investito e ucciso Daniele Belardinelli. Cristina Bianchi, la vedova di Dede, non si è costituita parte civile in questo primo processo: «Potete immaginare quanto sia triste la situazione – ha detto l’avvocato della donna, Caterina Monestier –, si trova senza marito e con tanti amici accusati di omicidio. Vuole giustizia, sapere chi ha ucciso Daniele». L’inchiesta, per questo motivo, continua: ci sono almeno altri 20 indagati, a Napoli sono state individuate le macchine che avrebbero colpito Belardinelli, ma non si sa chi fosse al volante delle auto degli ultrà azzurri. Nelle prossime settimane, però, ci potrebbe essere la tanto attesa svolta.
L’OMICIDIO L’inchiesta sulla morte di Belardinelli va avanti: a Napoli è vicina la svolta su chi ha investito l’ultrà del Varese