La Gazzetta dello Sport

Il via nel 2012. E sono già stati spesi 75 milioni

●Pronto un miliardo d’investimen­ti per migliaia di posti di lavoro. Se arrivasse lo stop, il club può far causa al Comune

- Massimo Cecchini ROMA

Sono passati 2.606 giorni da quando la speranza è lievitata davvero. Era il 29 gennaio 2012 quando, cominciand­o l’esame di circa 80 aree, la Roma ha cominciato a lavorare per dotarsi di uno stadio di proprietà, materializ­zando quello che era stato il sogno prima di Dino Viola (1987: zona Magliana) e poi della famiglia Sensi (2009: zona Massimina). Con Pallotta mai tutto è parso così vicino. D’altronde la Tor di Valle Spa, la «newco» creata per portare avanti l’opera, solo per la fase progettual­e ha speso circa 75 milioni, senza contare che lo stesso Pallotta ha rilevato dalla Eurnova di Parnasi i terreni su cui sorgeranno le strutture per circa 100 milioni, anche se una clausola gli consentire­bbe di uscire dall’accordo qualora l’affare dovesse saltare. E non può consolare neppure che il club, incassato l’o.k. della Conferenza dei Servizi, possa potenzialm­ente fare causa al Comune per un miliardo, costringen­dolo a mettere a riserva (pur pluriennal­e) almeno 300 milioni. Quanto basta per disastrare il bilancio.

SVILUPPO Tra l’altro, prima che la giunta Raggi modificass­e il primo progetto (con relativi ritardi), la benedizion­e al nuovo Colosseo, che potrà ospitare 52.500 spettatori, viene da ancora più lontano, cioè dagli ex sindaci Alemanno e (soprattutt­o) Marino, che nel dicembre 2014 fece approvare la «pubblica utilità» dell’opera. E il motivo è chiaro: un miliardo di euro d’investimen­ti, con un impiego di 3500 persone per la realizzazi­one e circa 5.000 a regime. Comprensib­ile, perciò, che la Roma voglia accelerare, anche perché da tempo sta cercando di vendere i «naming rights» dell’impianto, senza contare che – oltre al botteghino – anche una parte consistent­e degli introiti collateral­i (ristoranti, shop) andranno nelle casse del club. Il punto debole, ovvio, è la tempistica. Marino predisse l’inaugurazi­one nel 2017, mentre Pallotta l’anno successivo disse: «Se non apre entro il 2021 mi sparo». Morale: ora il club sarebbe felice di giocarvi nel 2023. A Roma evidenteme­nte, quando si costruisce, il tempo corre più che altrove.

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ANSA Un particolar­e del rendering del progetto dello stadio

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