INTERCETTAZIONI Il profumo dei soldi «Dividiamo adesso» «Aspetta Marcè, a fine mandato...»
Di De Vito, risposta di Mezzacapo «Bisogna sfruttare la congiunzione astrale...»
Imprenditore, avrebbe elargito soldi a De Vito e Mezzacapo in cambio di aiuti e favori Vicepresidente della holding di famiglia che vede a capo il fratello Pierluigi. Stesse accuse Amministratore di Lux Holding, anche lui accusato di aver dato «mazzette»
Soldi, tanti. E un dilemma che ci ricorda certe discussioni fra bambini: rompere il salvadanaio o no? Solo che non ci sono monete in gioco ma cifre ben più robuste, che fra elargizioni e promesse raggiungono, secondo gli inquirenti, 390mila euro. Marcello De Vito e Camillo Mezzacapo hanno opinioni differenti sul che fare con tutto questo denaro. «Ma 60 e rotti sarebbero nostri, ci sarebbero i 10 di capitale...che è questo qui...gli iniziali», dice l’avvocato. «Va bene, ma distribuiamoceli questi», risponde De Vito. Ma Mezzacapo è convinto: «Adesso non mi far toccare niente, lasciali lì, a fine man...quando tu finisci il mandato. Se vuoi non ci mettiamo altro sopra, se vuoi eh...».
HO UN BUON RAPPORTO CON I 5 STELLE SE FACCIO LO STADIO
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METTIAMO LE COSE INSIEME E FACCIAMO PURE LO STADIO DI BASKET
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COME LA COMETA Perché «ci restano altri due anni», dice ancora l’avvocato con riferimento alla durata della Consigliatura in Campidoglio. Per gli inquirenti è la conversazione che mette a fuoco il progetto «criminoso» dei due. Bisogna sfruttare la «congiunzione astrale» favorevole: al governo sia a Roma sia nel Paese. E Mezzacapo sceglie anche la metafora più adatta: «Tipo l’allineamento della cometa di Halley». Siamo al 4 febbraio di quest’anno. L’incontro avviene in una concessionaria di auto di Ponte Milvio, in un giorno di chiusura al pubblico. È la molla che fa scattare la richiesta della Procura al gip per l’adozione delle misure restrittive.
CAPPELLETTO La «congiunzione» sarebbe nient’altro che la presenza dei 5 Stelle, il movimento di De Vito, al governo nazionale e locale. Una circostanza che, i due alla fine concordano, difficilmente potrà ripetersi COSTRUTTORE COSTRUTTORE
offrendo al presidente del Consiglio comunale una rendita di posizione da sfruttare. «Adesso hai un anno - dice ancora Mezzacapo - se adesso non facciamo un c... in un anno però allora voglio dire mettiamoci il cappelletto da pesca, io conosco un paio di fiumetti qua ci mettiamo là, ci mettiamo tranquilli con una sigarettella un sigarozzo, là, con la canna, ci raccontiamo le storie e ci facciamo un prepensionamento dignitoso».
TAXI E BASKET Mezzacapo e De Vito, questo dice l’ordinanza del gip Maria Paola Tomasselli, sono perfettamente dentro il sistema Parnasi. Fino al punto di parlare di una vera «triangolazione». E lo stesso imprenditore arrestato a giugno è già in confidenza con l’avvocato se gli dice: «Parnasi ha un buon rapporto se fa lo stadio della Roma con il mondo 5 Stelle, allora tutti vogliono prendere un taxi, non so se mi spiego». «E certo», gli risponde Mezzacapo. Insomma, l’operazione stadio come volano, rendita di posizione, conquista di legittimità per altri affari. Per esempio, un nuovo palazzo per il basket. Utilizzato magari anche per eventi musicali. «Mettiamo le cose insieme - dice Parnasi in una intercettazione ambientale - e facciamo un progetto con la legge sugli stadi. Con lo stadio del basket». Ma dove farlo? «Alla vecchia fiera di Roma!», rispondono all’unisono l’imprenditore e lo stesso De Vito. Per cullare altri progetti, dice ancora l’ordinanza, il presidente del Consiglio comunale «si rivolge agli assessori competenti quando non può farlo direttamente».
BERDINI Secondo il gip emerge una confidenzialità fra Parnasi e l’inseparabile tandem De VitoMezzacapo. Il 31 maggio del 2018, proprio pochi prima dell’arresto del costruttore, si parla ancora di ex Fiera di Roma e di come superare la famosa delibera Berdini (ex assessore all’Urbanistica) che fissa i limiti delle cubature e rappresenta l’ostacolo da superare per far partire il progetto. «Noi come entriamo?», chiede Mezzacapo a Parnasi. Che gli risponde davanti a De Vito con la solita, interessata disponibilità: «Eh me la devi dire te. A questo punto fateci una chiacchierata. Non me lo devi dire a me. Tu puoi entrare in qualunque parte».
IL «GRANDE» AFFARE Poi c’è l’affare «più grande», la possibilità che l’Acea si trasferisca nel Business Park del nuovo stadio della Roma. Per perorare la causa si parla di un «Marcè». In uno degli interrogatori, Parnasi conferma che il Marcello in questione è proprio De Vito.