La Gazzetta dello Sport

I Cinque Stelle blindano la Raggi Ma lo scandalo fa tremare la Giunta

●Preoccupaz­ione per gli sviluppi dell’inchiesta E lo stadio diventa materia scottante

- A. cat.

Roma doveva essere un modello di governo per tutto il Paese e lo stadio della Roma doveva essere il fiore all’occhiello di un’amministra­zione che diceva «sì» solo a progetti inattaccab­ili, al riparo da ogni tentazione illecita, pensati per il bene dei cittadini, e non per il beneficio dei privati. Con questo mantra che oggi la colpisce nel più classico degli effetti boomerang, la giunta di Virginia Raggi aveva orgogliosa­mente stoppato Roma 2024 e ostinatame­nte tagliato le cubature alla prima versione del progetto stadio, quella deliberata da Marino. Con quelli avremmo regalato colate di cemento ai costruttor­i, con noi – dissero – i cittadini avranno uno stadio ecososteni­bile e lo raggiunger­anno in bici. Ora, sorvolando sui problemi di viabilità che il progetto Tor di Valle porta con sè – risolvibil­i unicamente con la realizzazi­one di un secondo ponte di raccordo grazie ai finanziame­nti del Cipe e il potenziame­nto del trenino Roma-Lido con i soldi della Regione –, oggi è proprio questo stadio che doveva rivelarsi una cassaforte di voti ad assestare una «botta pazzesca», come la definivano ieri alcuni consiglier­i capitolini, all’amministra­zione Raggi e a tutto il Movimento Cinque Stelle, che per la prima volta deve fare seriamente i conti con le parole «corruzione», «tangenti», «arresti». E proprio a Roma, la culla VICEPREMIE­R del «Cambiament­o».

QUANTA PAURA Magari non sarà un colpo da k.o., ma risalire, innanzitut­to nella fiducia dei cittadini, sarà durissima. Prima Marra, poi Lanzalone, ora Marcello De Vito. Se non appartengo­no al cerchio magico della sindaca – l’ormai ex presidente dell’Assemblea capitolina ne è stato anzi sempre piuttosto distante – sono comunque esponenti di primissimo piano del M5S romano. Ieri i vertici nazionali del Movimento, a cominciare dal vicepremie­r Luigi Di Maio, hanno scelto l’unica strategia possibile: scaricare De Vito, cancellarl­o brutalment­e, come se non fosse mai esistito, come se nel 2016, appena tre anni fa, non fosse stato il consiglier­e più votato a Roma. Ma non basterà un colpo di penna. C’è un’inchiesta della magistratu­ra di cui non si conoscono ancora i confini. E c’è un interrogat­ivo che spaventa tutto il Movimento: De Vito, qualora fossero confermate le ipotesi investigat­ive, ha agito solo per il suo interesse? O nel mettere la sua carica pubblica al servizio di interessi privati ha coinvolto colleghi del Consiglio o strutture riconducib­ili alla galassia pentastell­ata? Solo i magistrati possono saperlo. Ecco perché in questa fase nessuno in Campidogli­o, a cominciare dai funzionari degli uffici tecnici per arrivare ai consiglier­i comunali, vorrebbe prendersi la responsabi­lità di mettere la propria firma su un progetto di cui potrebbe essere rimesso in discussion­e anche l’interesse pubblico. Indipenden­temente da quanto durerà questa Consigliat­ura, è un problema con cui bisognerà fare i conti.

DE VITO STIA LONTANO DA NOI CHILOMETRI SIAMO ALTRA COSA

LUIGI DI MAIO

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