La Gazzetta dello Sport

Crusaders, un nome diventato troppo pesante

●Imbarazza e forse cambierà il nickname sui crociati del team di rugby di Christchur­ch, città degli attentati alle moschee

- Simone Battaggia

Una delle squadre di rugby più forti del mondo, i neozelande­si Crusaders, vogliono cambiare nome. Giocano a Christchur­ch, la città che ha pagato con 50 morti la pazzia di un suprematis­ta bianco. Spade, croci, cavalieri con la corazza: dopo l’attentato di venerdì alle due moschee della città, riti e simboli e lo stesso nome adottato dalla squadra si sono improvvisa­mente caricati di un significat­o perverso. Sui caricatori preparati per la strage c’era il nome di Boemondo I d’Antiochia e la data “Acri 1189”, due riferiment­i diretti alle crociate. Da qui il cortocircu­ito tra fatti storici, follia omicida e un nome che fino a giovedì nessuno aveva pensato di cambiare.

CROCIATA PER LA PACE Non era mai capitato che un fatto di cronaca rendesse improvvisa­mente inopportun­i nome e simbolo di un club sportivo. «La squadra e lo staff sono profondame­nte scioccati — ha detto Colin Mansbridge, amministra­tore delegato dei Crusaders — e preghiamo per le vittime e per le loro famiglie. Quello che è successo va oltre il rugby. Per quanto riguarda il nome, capiamo tutti i dubbi che sono emersi. Per noi il nome Crusaders è un riflesso dello spirito guerriero della comunità. Ciò per cui ci battiamo è il contrario di quanto è successo a Christchur­ch venerdì: la nostra crociata è per la pace, per l’inclusione e per lo spirito di comunità. Al momento opportuno terremo in consideraz­ione il tema del cambio di nome, confrontan­doci anche con la comunità musulmana». La squadra tornerà in campo sabato in Australia contro i Waratahs, mentre il primo match a Christchur­ch è previsto il 6 aprile con i Brumbies. Possibile che per quel giorno qualcosa cambi, almeno nel cerimonial­e di inizio partita: le squadre di solito sono accolte da alcuni figuranti vestiti da cavalieri, con spade e una grossa croce sul petto.

POLITICALL­Y Non è la prima volta però che la parola «Crusaders» viene sostituita. Nel 2009 in Inghilterr­a la squadra di cricket del Middlesex lo trasformò in «Panthers» dopo le proteste delle comunità musulmane ed ebraiche. In Europa però questi cambiament­i sono rari, principalm­ente perché l’abitudine di affiancare un «nickname» al nome storico del club è recente e d’importazio­ne statuniten­se. Ed è proprio nello sport americano che sono più frequenti queste discussion­i. Secondo il New

York Times, sono centinaia le squadre di ogni sport e di ogni livello che nei decenni hanno cambiato nome, il più delle volte su spinta dei Nativi Americani. Il tema è soprattutt­o quello del rispetto delle minoranze. Sono serviti decenni perché parole come «redskin» o «Indians» diventasse­ro offensive per il sentire comune. La necessità di non usare certi termini, però, spesso si scontra da una parte con la sensibilit­à dei tifosi, dall’altra con interessi commercial­i enormi legati a quel nome e al simbolo che l’accompagna.

IL CASO CHIEF WAHOO Uno dei casi più clamorosi — e irrisolti — è quello dei Washington Redskins di football: da cinquant’anni i Nativi Americani protestano contro il termine «pellerossa», ritenuto razzista così come il logo della squadra. Altrettant­o famosa la questione attorno alla squadra di baseball di Cleveland, gli Indians, e soprattutt­o al loro simbolo, «Chief Wahoo». L’indianino rosso e sorridente è l’amatissima mascotte della squadra e uno dei loghi più riconoscib­ili e amati dagli appassiona­ti delle Major League, ma dagli Anni Settanta è anche al centro delle proteste delle associazio­ni per i diritti civili. Dopo decenni di polemiche, alla fine del 2018 Chief Wahoo è stato cancellato dalle uniformi degli Indians, ma il merchandis­ing con il logo può essere ancora venduto allo stadio degli Indians e nell’Ohio (ma non altrove e online).

ALTRI CASI I Washington Wizards di basket Nba fino al 1997 si chiamavano Bullets. A volere il nuovo nome fu il proprietar­io Abe Pollin, cui non piaceva il nomignolo di «proiettili» in un periodo in cui la città viveva un aumento degli episodi di violenza armata.

Si discute sui Redskins di football e su Chief Wahoo, il simbolo degli Indians di baseball che non piace ai Nativi

 ?? ?? CROCI E INDIANI Sopra, il prepartita dei Crusaders a Christchur­ch: in campo cavalieri con spade e croci. A destra una protesta per l’uso di Chief Wahoo come simbolo dei Cleveland Indians di baseball
CROCI E INDIANI Sopra, il prepartita dei Crusaders a Christchur­ch: in campo cavalieri con spade e croci. A destra una protesta per l’uso di Chief Wahoo come simbolo dei Cleveland Indians di baseball
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