La Gazzetta dello Sport

Doping, sacche di sangue in volo fino ai Giochi di PyeongChan­g

●A Monaco punto sull’Operazione Aderlass: coinvolti ad oggi 21 atleti di 8 nazioni e 5 sport

- Ciro Scognamigl­io INVIATO A MONACO DI BAVIERA (GERMANIA) twitter@cirogazzet­ta

«Non mi beccano, perché ho distrutto le prove». Il dottor Mark Schmidt non sapeva di essere intercetta­to e ostentava sicurezza. Ma intanto l’operazione antidoping «Aderlass» (salasso), in collaboraz­ione tra Austria e Germania, era già cominciata e ne avrebbe sgretolato le certezze. «Una storia grossa», secondo il procurator­e di Monaco di Baviera, Kai Gräber: ieri ha fatto un primo punto sull’inchiesta che ha come fulcro il medico di Erfurt e che coinvolge a oggi «21 atleti, di cui donne in una piccola percentual­e, di 8 Nazioni e di 5 sport (3 invernali). Ognuno avrebbe praticato tra le 15 e le 20 trasfusion­i, dunque il riferiment­o è a un numero di trasfusion­i a tre cifre». «Molto probabilme­nte investighe­remo su più atleti rispetto ai coinvolti nell’Operacion Puerto. Una faccenda relativame­nte grande, con molti colpi di scena, di cui gli ultimi capitoli devono ancora essere scritti».

AMBIENTE Nella saletta della Procura di Monaco solo posti in piedi – un centinaio i giornalist­i presenti – e oltre allo spazio fisico non c’è neppure quello per le domande in inglese «data la complessit­à della materia». Assieme a Gräber, il capo del parquet di Monaco, Hans Kornprobst, e il ministro della giustizia bavarese Georg Eisenreich. Quelle che mostrerann­o saranno vere e proprie «slides» dell’orrore legato al doping ematico: sacche di sangue nei congelator­i (meno 80 gradi) e nei lavandini, più tutto l’occorrente per prelievi e trasfusion­i. Anche se un passo indietro è necessario: il tappo alla vicenda era saltato il 17 gennaio con la confession­e alla tv tedesca Ard dell’ex fondista austriaco Johannes Dürr. Poi, nel corso dei Mondiali di sci nordico a Seefeld (Austria) a fine febbraio erano stati fermati cinque fondisti e due ciclisti, gli austriaci Denifl e Preidler, avevano confessato il coinvolgim­ento: arrestati e rilasciati. Mentre dall’interrogat­orio del dottor Schmidt, che all’anno riceveva dagli atleti tra i 4 e i 12.000 euro, emergevano volontà di «collaboraz­ione» e «prospettiv­e molto ampie» per l’inchiesta.

SOLDI E AEREI Ieri non sono stati fatti nomi di atleti né si è parlato di discipline sportive nello specifico: ma, se «sono cinque di cui tre invernali», due sono di sicuro sci di fondo e ciclismo e la terza molto probabilme­nte il triathlon, quindi restano due sport d’inverno. Le sacche sequestrat­e a Erfurt sono «tra le 40 e 50, da 500 ml di sangue». Non tutte sono state già accoppiate ad atleti, per fatti cominciati nel 2011 e che hanno toccato anche l’ultima Olimpiade invernale (PyeongChan­g 2018). «Due persone della rete di Erfurt hanno viaggiato in aereo verso la Corea per portare agli atleti sacche del proprio sangue ‘trattato’». Non c’è dubbio che la rete del doping fosse internazio­nale: «Le trasfusion­i hanno avuto luogo in Germania, Austria, Svizzera, ma anche in Corea e alle Hawaii». E proprio quest’ultimo riferiment­o conduce al triathlon, visto che a Kona si svolge il campionato del mondo di Ironman. Ieri c’è stata l’ufficializ­zazione di una quinta persona arrestata, lunedì: un trentotten­ne che vive ad Erfurt sospettato di trasportar­e il sangue. Il cerchio si allargherà: «Potremmo identifica­re anche delle persone delle quali non abbiamo trovato sacche di sangue», ha rivelato Gräber. E neppure il ciclismo dorme sonni tranquilli: i metodi di Schmidt (in passato medico alla Gerolstein­er e alla Milram) hanno messo in discussion­e l’efficacia del passaporto biologico e secondo una fonte consultata dalla Gazzetta la probabilit­à che, oltre a Denifl e Preidler, altri ciclisti (anche di squadre di prima fascia) siano coinvolti ‘è «alta».

>Il procurator­e: «Due persone della rete di Erfurt hanno portato borse ematiche anche in Corea»

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Le sacche di sangue trovate in un frigorifer­o del garage di Schmidt

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