ALAPHILIPPE SBANCA SANREMO
● Al via da favorito il francese domina a Sanremo una volata di big: Sagan sbaglia sul più bello ed è 4°
Il francese dominatore d’inizio stagione Nibali ottavo: «Non si poteva fare di più»
Ma che musica, che musica, che musica maestro, Julian. Parole di Raffaella Carrà in uno dei suoi più grandi successi, datato 1970; interpretazione sublime del batterista Julian Alaphilippe, francese, simbolo della nuova generazione. Sì, batterista: ha studiato anche solfeggio, ma non gli piaceva, e ha iniziato la batteria per rilassarsi. A poche centinaia di metri dal teatro Ariston, palcoscenico del Festival della canzone, il francese classe 1992 dirige il capolavoro nella Milano-Sanremo stile Champions, per il valore dei campioni al via e dei primi dieci al traguardo: tra loro, ben dieci titoli mondiali.
APPLAUSI Una corsa Monumentale prima sul Poggio, dove Alaphilippe si porta via una squadra reale con tre iridati: Sagan (3 titoli), Kwiatkowski e Valverde (uno a testa). Poi in volata, talmente superiore da applaudirsi mentre Sagan cerca disperatamente di superare Naesen, secondo, e Kwiatkowski, terzo. Valverde è settimo, Nibali (re uscente) ottavo e conferma, una volta di più, che il simbolo d’Italia è lui. I giovani Mohoric e Van Aert, entrambi 24 anni, quinto e sesto, vogliono dire due Mondiali strada e tre nel ciclocross. Più Matteo Trentin, campione europeo, decimo. E così, in Liguria, sotto un sole quasi estivo, la stagione inizia come era finita: con un francese in trionfo nei due Monumenti italiani. Razzia transalpina, potremmo dire, nel momento in cui le relazioni per la Tav Torino-Lione sono tese: Pinot primo nel Giro di Lombardia davanti a Nibali; «Lou-Lou» Alaphilippe nella Classicissima di primavera. Non succedeva dal 1992: Durand al Fiandre e DuclosLassalle alla Roubaix. Chapeau.
CLASSE Alaphilippe, 26 anni, già argento mondiale juniores di ciclocross, è un Bettini più forte in salita: ha vinto la maglia dei Gpm al Tour, con due tappe di montagna. Estroverso e divertente, è un corridore molto moderno. Già terzo a Sanremo nel 2017 alle spalle di Kwiatkowski-Sagan, è stato secondo alla Liegi 2015 e al Lombardia 2017: le classiche che gli si addicono di più. Fortissimo sugli strappi, molto veloce, vince anche a cronometro ed è perfetto nelle brevi corse a tappe. Con sette vittorie, tra cui Strade Bianche e due tappe alla Tirreno-Adriatico, è il numero uno stagionale. Come la sua squadra, a 19, con l’Astana.
LUPI Quando Alaphilippe attacca a 700 metri dalla vetta del Poggio, i velocisti non sono più in gara. Stroncati dal ritmo folle con cui i «lupi» della Deceuninck-Quick Step, soprannominati Wolfpack, azzannano i 3.700 metri di una collina iconica del ciclismo mondiale. Anche Elia Viviani, che la affronta tra gli ultimi per un contatto Stybar-Rowe a 2 km da inizio salita: piede a terra quando si va a 65 km all’ora. E a quel punto il Tricolore deve inchinarsi alla ragion di stato della squadra, vittima in fondo lui stesso della scelta di correre in un team così ricco di campioni. A bloc, dice Alaphilippe a Gilbert. E poi full gas a Stybar. I dati: 5’47”, tre secondi in più del record di Fondriest-Jalabert 1995, lo stesso tempo di Kwiatkowski 2017, per scalare il Poggio con il vento in faccia. Valverde, che ha onorato la Sanremo, dice: «Quasi come in moto». E allora quali potevano essere le speranze dei velocisti di rientrare? Stavolta gli attaccanti hanno fatto la voce grossa come non si vedeva da anni.
SFIDA Qui sta l’errore dell’unico italiano che accetta di sfidare il team a viso aperto, Alberto Bettiol. Sì, il fiorentino che a 25 anni si è ritrovato alla grande. Sente le gambe buone e va, e a noi questo atteggiamento piace, anche se gli costa il mancato aggancio al gruppo dei migliori. Perché quando Alaphilippe parte, il primo a rispondere è Sagan, poi ecco Kwiatkowski che rilancia, e un grande Trentin, poi Valverde. La discesa serve per rifiatare, sull’Aurelia rientrano Naesen, Mohoric e infine Nibali (gli ultimi due compagni
POGGIO CHIAVE Ritmo folle sul Poggio, Julian attacca e i velocisti sono fuori gioco, poi sorprende Peter allo sprint. Nibali è 8°
di squadra). Trentin si gioca la carta ai 1500 metri, ma viene stoppato, e Alaphilippe tira un sospiro di sollievo: Matteo era pericoloso in volata. E dopo la curva a sinistra, quando via Roma si infila tra due file di palazzi, Sagan si fa sorprendere a centro strada senza coprire un lato. Lo slovacco, fino a quel momento perfetto, controlla a destra Valverde mentre dall’altra parte la progressione di Mohoric diventa un assist perfetto per Alaphilippe, che non ne aveva bisogno, vista la superiorità.
GLORIA Il francese corona una Sanremo molto veloce (con questo tempo...) e senza sussulti. La fuga a dieci, con i quattro diabetici Peron, Planet, Poli e Henttala, più Masnada, Maestri (all’attacco per il quarto anno di fila), Tonelli, Sagiv, Raggio e Schonberger, parte al km 6 e finisce dopo 259 km. Paura per i fumogeni accesi, come accade da troppe edizioni, sul Capo Berta: prende fuoco un arbusto e i corridori si ritrovano per qualche centinaio di metri a pedalare in una nuvola di gas stile Alpe d’Huez al Tour 2018: la caduta di Nibali non ha insegnato nulla, ma nel 2020 non succederà. E poi lo show del campione di casa Niccolò Bonifazio giù dalla Cipressa: il ligure che ama il fuoristrada ha dimostrato di poter essere più veloce di una moto. Per il resto, Sanremo quasi da record: il medico di corsa Massimo Branca non ha mai messo piede fuori dalla macchina (una bella notizia) e il giudice Var, Gianluca Crocetti, non ha avuto episodi controversi. Meglio così. A proposito: sapete come continuava la canzone di Raffaella Carrà? «Hai trovato la via giusta per la celebrità». Sì, Julian, la tua è via Roma.