ORIGONE, L’UOMO JET CHE DIVENTA MITO UNA VOLTA L’ANNO
Il valdostano re del chilometro lanciato
Simone Origone e il resto del manipolo di supereroi del chilometro lanciato fanno parte di quella schiera di personaggi sportivi che vivono tutto l’anno nel dimenticatoio per poi spuntare, puntuali, in quel breve lasso di tempo che va tra la fine dell’inverno e l’inizio di primavera. Ma per uscire da quell’anonimato, devono scendere da un pendio innevato a 250 all’ora. Che, solo a pensarci, a noi comuni mortali tremano le gambe. Già è difficile immaginarlo al volante di un’auto, figuriamoci aggrappati, con un paio di scarponi, su 10 centimetri di sci... Provate, voi sciatori della domenica, pur esperti, a vedervi per una manciata di secondi a tutta velocità su una pista nera: per quanto possiate osare e oltrepassare i vostri personalissimi limiti di coraggio e incoscienza, starete andando sempre a meno di un terzo della velocità di Origone e compagni.
Ieri, a Vars, dove si assegnavano i titoli i mondiali della specialità, non c’erano le condizioni ottimali e Simone si è accontentato di volare alla media di «soli» 228,862 orari, quando il suo record assoluto è di 252,987 e quello del fratello Ivan, che è anche primato del mondo, di 254,958. Bazzecole. La nostra ammirazione nei suoi confronti non cambia. Per il coraggio, soprattutto per la filosofia che ispira questo solido valdostano, che vive la montagna a 360 gradi e si guadagna la pagnotta facendo la guida alpina, il maestro di sci e l’elisoccorritore. Un fenomeno assoluto, che va inserito senza dubbio tra i grandi campioni dello sport italiano. Perché uno che vince sei titoli mondiali e si appresta a conquistare l’undicesima Coppa del Mondo, non può che essere lì, al loro fianco. Anche se, come la vita di una farfalla, la sua notorietà dura 15-30 giorni all’anno. Questi.